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Assedio di Gerusalemme
(troppo vecchio per rispondere)
Arduino
2004-07-31 19:17:45 UTC
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prof. Giovanni De Sio Cesari
www.giovannidesio.it
Anno 70 d.C.
Contesto: guerra Giudaica -Romana
Comandanti: Tito per i Romani, Giovanni e Simone per i Giudei
Consistenza degli eserciti: Romani: 40 mila uomini,
Ebrei circa 40 mila uomini,
Civili coinvolti: forse 500 mila

INTRODUZIONE

L'assedio e la conseguente distruzione di Gerusalemme e soprattutto del suo
Tempio hanno avuto nella storia una risonanza enorme molto al di sopra
dell'effettivo valore storico della vicenda. Infatti certamente l'episodio
ebbe notevole valore politico: tramontò per sempre la possibilità della
indipendenza degli Ebrei e con esso in tutto l'Oriente apparve chiaro che
era impossibile sfuggire al potere dell'Impero, il comandante
romano,Vespasiano diventò imperatore e dopo di lui il figlio Tito : nel foro
romano fu erette un arco di trionfo che tuttora ne costituisce uno dei
monumenti più insigni.

Ma in fondo si trattava di una delle tante campagne vittoriose dell'esercito
romano e non certo una delle più difficili: la vittoria romana non era mai
stata minimamente in dubbio. La sua risonanza pero travalica il momento
storico e si proietta attraverso i millenni fino ai nostri giorni.
Gerusalemme distrutta diviene un simbolo indistruttibile per Ebrei,
cristiani e mussulmani

Per gli Ebrei infatti rappresenta un momento centrale della loro storia, un
rimpianto mai sopito, un dolore che non può avere termine. Il "muro del
pianto" (l'unico manufatto rimasto ) è il posto più sacro degli Ebrei, Il
saluto che gli Ebrei si sono scambiati per tanto tempo suonava "l'altro anno
a Gerusalemme!". Dalla sua distruzione infatti viene e a mancare una terra
per questo popolo e inizia l'infinito errare per terre straniere sempre
discriminati e con la minaccia sempre latente o incombente delle
persecuzioni

Per i cristiani Gerusalemme è il luogo della crocifissione rappresenta la
"civitas dei" (città di Dio), la Gerusalemme Terrena è l'immagine della
Gerusalemme Celeste, si carica di infiniti significati mistici : la
Crociata, la liberazione del Santo Sepolcro è stato è il mito, purtroppo
sanguinoso, di molti secoli.

Per i Mussulmani da Gerusalemme, dal luogo del Tempio il Profeta Maometto è
asceso al cielo e anche per essi è, sia pure in modo minore rispetto a Ebrei
e cristiani, essa assume aspetti mistici e simbolici.

Quando la Gerusalemme ideale viene confusa con la Gerusalemme reale nascono
implacabili guerre:all'ultima di essa stiamo ora assistendo:i negoziati fra
Israeliani e Palestinesi si sono bloccati proprio sullo status di
Gerusalemme e la lotta ha il carattere estremo che assume sempre quando essa
si appunta non su questioni reali e particolari ma su simboli carichi di
Assoluto

Vogliamo in questo articolo raccontare l'assedio (uno dei molti) e la
distruzione di Gerusalemme del 70 d.C. che ha allargato il suo valore
simbolo della città da un piccolo popolo (gli Ebrei) a tanta parte
dell'umanità, ai tanti popoli cristiani e mussulmani sparsi nel mondo.

UN ASSEDIO SENZA PIETA'

L'assedio di Gerusalemme ebbe una carattere tragico e terribile,non ci fu
posto per la pietà, nel leggere la sua cronaca non possiamo non avere un
moto di raccapriccio per avvenimenti tanto terribili . Ma perché i Romani
generalmente generosi ,repressero con tanto violenza la rivolta dei Giudei?

Cerchiamo di capirne le ragioni

La Palestina fu sempre per i Romani una provincia difficile da amministrare:
gli Ebrei non si integrarono mai nel tessuto dell'impero a differenza degli
altri popoli e aspettarono sempre un "messia" un inviato di Dio che li
guidasse alla indipendenza:questa aspettativa escatologica rendeva gli Ebrei
o meglio una parte più intransigente di essi (noi diremmo gli
"integralisti") sorda a ogni valutazione realistica. Era impensabile che gli
Ebrei potessero sconfiggere l'Impero Romano, impensabile che l'Impero Romano
potesse permettere la indipendenza degli Ebrei: ma queste considerazione
apparivano addirittura blasfeme per i movimenti "integralisti" dei Farisei,
,Zeloti, Sicari: Il Dio di Israele che aveva punito il Faraone con le dieci
Piaghe d'Egitto e aveva travolto il suo esercito in fondo al mare non temeva
certo i Romani. Ogni rovescio per quanto grave veniva considerato come una
prova di fede da superare, ogni successo per quanto piccolo un pegno del
favore della volontà divina. Quando l'uomo presume di conoscere la volontà
di Dio perde la capacità di capire gli avvenimenti : due mila anni fa come
adesso si entra in un circolo vizioso per cui qualunque avvenimento
favorevole o sfavorevole viene interpretato come un segno divino,
dappertutto e qualunque cosa succede si vedono conferme e solo conferme
della propria convinzione.

I Romani non potevano permettere l'indipendenza della Palestina non tanto
per l'importanza della provincia in se ma soprattutto perchè ,se avessero
accettato il principio della secessione delle province, l'Impero si sarebbe
presto dissolto: certamente i Romani avevano affrontato ben altre potenze
per arrendesi di fronte alle modeste forze giudaiche. Essi pero non avevano
alcun interesse a esasperare la guerra, non volevano,distruggere un popolo
ma farlo entrare nella compagine dell'Impero: cercarono pertanto sempre sino
alla fine il compromesso, mostrando moderazione e clemenza (la proverbiale
clemenza di Tito)

Ma il campo avverso era dominato dai ribelli che avevano solennemente
giurato davanti al loro Dio che mai si sarebbero arresi ai Romani: non
potevano mancare al loro giuramento: la morte o la vittoria:e se la vittoria
appariva al momento impossibile tuttavia essa sarebbe arrivata un altro
giorno, quando sarebbe piaciuto al Dio SABAOTH ( Dio degli eserciti) :per il
momento la morte era la soluzione agognata ,soprattutto ,come i moderni
Kamikaze ,se potevano portare nella morte anche qualche nemico : dalla morte
sarebbe nata la vittoria e la vita del loro popolo .

I Romani erano abituati a combattere contro nemici che una volta persa la
speranza della vittoria cercavano di conservare la vita nella fuga o nella
resa: bastava quindi rompere l'ordine dell'esercito nemico perché questo
diventasse una massa di fuggitivi e di supplici: i Romani si mostravano in
genere clementi e cosi si era formato l'Impero: debellare superbos e parcere
subiectis (abbattere i forti ma risparmiare i vinti)

Ma ora i Romani combattevano contro un nemico che aveva giurato di
morire,che "voleva" morire: alla fine non ebbero scelta: uccisero tutti i
ribelli, distrussero il Tempio, spianarono la città fin dalle fondamenta
:spezzarono così per sempre ogni volontà di resistenza e quando ,dopo 70
anni, questa parve ancora rinascere non ebbero esitazione: cacciarono
definitivamente i Giudei superstiti dalla loro terra e li dispersero nel
mondo.

LA RIVOLTA E LA REPRESSIONE

Nel 66 d. C. le autorità romane misero mano al tesoro del Tempio: questo
fatto fu la scintilla di una rivolta generale dei Giudei che ebbe un
iniziale successo e anche le forze inviate dai Romani dovettero ritirarsi.
Il comando passò quindi a Domiziano che con ingenti forze marciò sulla
Palestina. Fu chiaro allora che i Romani non avrebbero ceduto e che la sorte
della ribellione dei Giudei era segnata: la maggior parte della Giudea si
sottomise ma gli elementi più estremisti continuarono la guerra fino alla
fine: Vespasiano divenne nel frattempo imperatore succedendo a Nerone e
questo fatto fece interrompere la guerra per circa un anno. Essa riprese
quindi sotto il comando di Tito, figlio di Vespasiano e stretto
collaboratore del padre che pose nel 70 d.C. l'assedio a Gerusalemme. Poiché
il fatto avvenne nel periodo della Pasqua ebraica un gran numero di
pellegrini rimasero intrappolati nella città sotto assedio

GIUSEPPE FLAVIO

Durante le operazioni militari i Romani assediarono e presero la città di
Jotopata. A capo della guarnigione ribelle si trovava Giuseppe (Joseph)
Matatias ,membro di una illustre famiglia. I ribelli preferirono tutti
uccidersi vicendevolmente ma Giuseppe ,invece, si consegnò ai Romani.
Portato al cospetto di Vespasiano gli predisse che sarebbe diventato
imperatore e questo gli salvò la vita. Effettivamente, poco dopo, Vespasiano
divenne imperatore. Giuseppe collaborò attivamente con l'esercito romano nel
tentativo di convincere i Giudei a sottomettersi ai Romani. Dopo la guerra
Giuseppe venne a Roma ,divenne cliente (cioè un protetto) dell'imperatore e
assunse il nome dell'imperatore ( Giuseppe Flavio, appunto). Ricevette terre
e favori e scrisse una storia della guerra giudaica oltre che una storia
generale degli Ebrei in Aramaico e queste opere poi tradotte in greco ci
sono pervenute e costituiscono la fonte principale delle nostre conoscenze
moderne su quegli avvenimenti.: per questo motivo .e non per l'importanza
militare riportiamo l 'episodio

LA FAME

La maggior parte delle vittime dell'assedio non fu dovuta alle armi ma alla
fame che può quindi considerarsi forse la vera protagonista dell'assedio. I
Romani infatti cinsero d'assedio la città e resero impossibile ogni
rifornimento. Le scorte si esaurirono presto e allora la popolazione fu
presa dalla disperazione. Tutti si contesero i pochi avanzi: prima con il
danaro e poi con a violenza. Lottarono fra di loro gli amici e i parenti e a
volte il marito tolse il cibo dalla bocca alla moglie e la moglie al marito
e quello che è ancora più terribile, i genitori ai figli. Prevalevano i più
forti sui più deboli e i ribelli armati riuscivano a sostenersi perché
toglievano il cibo agli inermi, Quando si trovava qualche cosa da mangiare
ci si rinchiudeva subito in casa per consumarlo. Ma quando si vedevano le
porte chiudere subito irrompevano gente disperata e armata che toglievano ai
malcapitati i bocconi ancora in bocca. A volte i bambini restavano attaccati
ai bocconi con forza e venivano alzati con essi. Molti armati poi,
cominciarono a torturare terribilmente i concittadini nella speranza che
essi avessero nascosto da qualche porte un poco di cibo e molti morirono
cosi nei tormenti.

Si racconta che una donna impazzita per la fame uccise e cucinò il proprio
figlio. Ne mangio una parte e un'altra la conservò per quelli che la
tormentavano. Quando questi entrarono in casa offri loro la parte restante:
questi pero dall'orrore fuggirono. La storia si riseppe anche nel campo dei
Romani che furono presi da orrore e da pietà.

La gente moriva: dapprima i parenti rendevano loro qualche onore funebre ma
a volte cadevano essi stessi sui loro cari morti per la debolezza e presto
fu impossibile ogni cerimonia. Allora i cadaveri furono lanciati dalle mura
nei fossati e Gerusalemme fu circondata da una massa di cadaveri. I ribelli
nelle loro sortite erano costretti a camminare su questo orrendo tappeto.

Alla fine fu impossibile anche gettare i cadaveri alle mura e allora si
stiparono nelle case e si chiusero le porte .

La maggior parte della gente così moriva orribilmente: ma i ribelli avevano
giurato di non arrendersi e mantennero il loro giuramento fino alla fine,
sordi e ciechi a ogni pietà

I FUGGITIVI

Molti cittadini tentarono di fuggire dalla città assediata ma pochi ebbero
buona fortuna. Innanzi tutto i ribelli non lo permettevano specie all'inizio
dell'assedio perché lo consideravano un tradimento

Un maggiorente della città di nome Mattias, che pure aveva aiutato i
ribelli, sospettato di volere fuggire, fu immediatamente condannato a morte
con i suoi tre figli: implorò che, per i suoi passati meriti ,fosse ucciso
prima dei figli: non gli fu accordato: furono prima uccisi i suoi tre figli
e per ultimo su di essi cadde anche il padre. Bisognava dare un esempio
terribile che scoraggiasse ogni idea di resa.

In seguito pero i ribelli non si opposero più: molti fuggirono dalla città

All'inizio i Romani permettevano loro di passare le linee e allontanarsi ma
in seguito sospettarono che fra di essi potessero esserci dei ribelli che
poi li avrebbero colpiti alle spalle e anche vollero far capire che volevano
la resa generale, unica condizione che avrebbero accettato

I Romani allora crocifissero tutti intorno alle mura della città fino a 500
al giorno: la fila dei crocifissi circonda tutta la città: "non vi era più
spazio per le crocifissioni e non più croci per le vittime"

In una fase ulteriore non ci furono più crocifissioni: tuttavia i fuggitivi
ebbero ancora sorte terribile: era in uso al tempo ingoiare monete d'oro e
pietre preziose per nasconderle e poi recuperarle nelle feci (attualmente
una pratica simile viene usata da corrieri della droga). I soldati Romani si
accorsero che qualcuno dei Giudei faceva così e allora uccidevano tutti per
frugare nelle loro viscere. Pochi trovarono effettivamente qualcosa ma tanti
Ebrei persero la vita anche se almeno ufficialmente queste azioni erano
severamente vietate .Ma, si sa nell'antichità il saccheggio era la
ricompensa più importante che i soldati si aspettavano e nessun comandante
accorto le poteva proibire

Alcuni furono accolti dai Romani ma ebbero pure morte orribile: si gettarono
sul cibo ma morirono perché "scoppiò loro lo stomaco" dice Giuseppe Flavio:n
realtà, secondo i medici moderni, per improvvisa anemia cerebrale dovuto
all'improvviso afflusso del sangue allo stomaco o per mancanza di succhi
gastrici dovuta alla lunga inattività delle relative ghiandole.

Verso la fine dell'assedio i Romani accettarono i fuggitivi ma per venderli
come schiavi

I PRIMI ASSALTI

Gerusalemme aveva poderose fortificazioni. Era circondata da una triplice
cinta di mura tranne che sul lato nord che aveva un solo muro ma che era
inaccessibile per uno strapiombo. Di rinforzo alle mura vi erano più di
cento torri e alcune di esse ,l'Antonia per esempio, erano vere e proprie
fortezze .

Tito inviò Giuseppe per offrire la resa promettendo a tutti il perdono ma
dalle mura si rispose con insulti e lanci di frecce e di pietre.

I Romani erano maestri nell'arte dell'assedio e iniziarono le operazioni.
Presero tutto il legno che trovarono e cominciarono a costruire macchine di
assalto e a lanciare contro i Giudei ogni sorta proiettili .I Giudei non
sembrarono essere all'altezza di competere in questo con i Romani, tentarono
una sortita ma furono, sia pure con difficoltà, respinti. Di notte una delle
torri crollò creando grande apprensione nei Romani che credettero all'inizio
che fosse opera dei nemici. Individuati un punto debole nel primo muro i
Romani lo superarono entrando nei primi quartieri della città. I Romani non
intendevano distruggere o infierire sulla popolazione sempre aspettandosi
una resa generale dopo che avevano dimostrato l'impossibilità di una difesa.
Ma i Giudei invece inaspettatamente tornano all'assalto e piombano dal
secondo muro sui Romani. Questi si trovano in difficoltà nelle strette vie
che non conoscono e hanno solo una stretta apertura nel primo muro per
ricevere rinforzi. Riescono a stento a ricacciare i Giudei e diroccano
quindi tutto il primo muro

IL DISCORSO DI GIUSEPPE

Su incarico di Tito, Giuseppe allora tenta di convincere i suoi connazionali
con un lungo e appassionato discorso: mostra la impossibilità della
vittoria, la potenza imbattibile dell'Impero a cui sarebbe inutile opporsi.
promette per tutti clemenza e perdono solo che fossero tornati
all'obbedienza di Roma. Con il loro atteggiamento i ribelli saranno essi e
non i Romani i responsabile della distruzione di Gerusalemme e soprattutto
del Tempio che essi dichiarano di voler difendere , li invita a avere pietà
della loro nazione ,dei loro compatrioti, delle loro inutili
sofferenze.Visto vano il richiamo alla ragione e alla realtà, Giuseppe passa
ad argomenti di carattere religioso che spera possano fare breccia:mostra,in
verità molto speciosamente, citando la Bibbia e tradizioni ebraiche, che a
Dio spetta la difesa del suo popolo e non alle armi.

Tutto inutile: i ribelli hanno giurato di morire, manterranno il loro
giuramento decisi a portare nella morte non solo il maggior numero possibile
di nemici ma anche tutti quelli della loro gente che vorrebbero arrendersi e
che ai loro occhi sono solo dei traditori che non meritano di vivere. Niente
può fare loro cambiare idea: desiderano la morte ,la avranno e trascineranno
in essa un piccolo numero di nemici ma una massa immensa della loro gente e
per sempre faranno del loro popolo un popolo di senza terra.

Un colpo di pietra scagliato dalle mura dei Giudei tronca il discorso di
Giuseppe: questi viene dato per morto ma in effetti è solo stordito e si
rimette presto.

IL SECONDO MURO

Riprende con maggiore violenza l'assedio. I Romani costruiscono una grande
torre di fronte alla torre- fortezza Antonia:i Giudei però costruiscono un
cunicolo che dalle loro linee passa sotto la torre: fanno quindi crollare la
volta e la torre romana rovina al suolo. Fanno quindi una sortita disperata
che mette in rotta i Romani. I Giudei si precipitano fino agli accampamenti
Romani e qui vengono a stento fermati dai reparti messi a loro guardia.

Allora i Romani decidono di costruire un vallo che circondi completamente
tutta la città impedendo ogni via di salvezza e ogni sortita. Vengono
abbattuti tutti gli alberi della regione e i legionari costruiscono con
grande fatica un'opera immensa. Costruiscono altre potenti macchine di
guerra e abbattono il secondo muro. Ma dietro di essi i Giudei hanno
costruito un altro muro:i Romani lo attaccano in forze ma sono respinti. Di
notte tornano pero all'assalto e questa volta ,dopo un accanito
combattimento riescono a superarlo.

Ancora Giuseppe tenta di convincere i difensori ad arrendersi ma ,come
sempre, inutilmente. Tito si offre di permettere una festa religiosa che
doveva tenersi in quei giorni ma tutto è vano

Allora i Romani abbattono l'Antonia e preparano una ampio cammino per
attaccare il Tempio e avanzano in forze.

L'INCENDIO DEL TEMPIO

A questo punto i soldati Romani cominciarono a penetrare nell'interno del
recinto del Tempio. I Giudei pero riempiono una parete di ingresso di
materiale infiammabile.Arretrano quindi e quando i soldati si precipitano
dentro essi la incendiano. I soldati finiscono così intrappolati fra il
fuoco e nemici e cadono tutti senza che i compagni possano portare loro
aiuto. Finito l'incendio i Romani penetrano nel Tempio e appiccano essi il
fuoco a tutto il Tempio I soldati massacrano tutti quelli che trovano senza
fare alcuna distinzione fra armati e inermi ,fra uomini donne e bambini
.Mucchi di cadaveri si formano e crescono man mano ai piedi degli altari,
per le sacre scale rotolano corpi e colano rivoli di sangue

I Romani poi passano ai luoghi vicini e tutto incendiano e distruggono
.:Tito a stento riuscì a vedere i luoghi santi prima che fossero distrutti
completamente

I soldati depredarono tutti gli oggetti che trovarono che furono quindi
dispersi: alcuni sacerdoti in seguito, consegnarono a Tito altri oggetti che
avevano nascosti in nicchie segrete. Tutti i tesori dell'arte, frutto di
secoli di lavoro, andarono irrimediabilmente persi.

Secondo Giuseppe Flavio la distruzione del Tempio fu dovuta
all'esasperazione dei soldati e fu fatta contro la volontà di Tito: la cosa
però è poco credibile perché l'assedio di Gerusalemme aveva anche lo scopo
della distruzione di questo simbolo supremo proprio dell'ebraismo che era
sempre un punto di aggregazione della insofferenza verso l'Impero. Giuseppe
Flavio vuole addossare ai ribelli tutta la colpa della distruzione del
Tempio per motivi di propaganda politica

L'ULTIMO ASSALTO

Tito offre ancora la resa.Ma i ribelli rispondono che hanno giurato di non
arrendersi mai e dicono che possono solo accettare di uscire da Gerusalemme.
La risposta pare una provocazione a Tito in effetti, però,era l'unica che
potevano dare e la tragedia si avvia al suo inevitabile fine.

I Romani danno l'ultimo assalto e investono il terzo muro. La resistenza dei
Giudei è debole, si disperdono. I Romani allora si precipitano all'interno
del muro e uccidono senza nessuna distinzione tutti quelli che incontrano,
incendiano tutti gli edifici. Gli ultimi irriducibili si nascondono nei
cunicoli scavati sotto la roccia. Qui alcuni muoiono di fame, altri si
uccidono.Quando alla fine i Romani ,sfidando il fetore, che ne esce, si
calano all'interno troveranno solo qualcuno ancora vivo

I capi Giovanni e Simone vengono catturati vivi, forse all'ultimo momento è
mancato loro il coraggio di uccidersi o forse hanno atteso troppo: vengono
incatenati. In seguito saranno portati a Roma per il trionfo di Tito e dopo
messi a morte secondo la crudele tradizione romana

LA FINE DI GERUSALEMME

Tutti i superstiti dell'assedio tranne quelli ai quali che all'inizio era
stato permesso di andare via , rimasero in potere dei soldati Romani: questi
uccisero i deboli, i vecchi e risparmiarono quelli più sani, particolarmente
quelli che avevano meno di 17 anni per venderli come schiavi anche se il
prezzo ormai era bassissimo.

Altri prigionieri considerati particolarmente "pregiati" furono inviati "in
regalo" in tutte le città dell'oriente e molti finirono la loro vita nelle
arene degli anfiteatri

Secondo Giuseppe Flavio i prigionieri furono 97.000 ma i morti in tutto
l'assedio sarebbero stati un milione e centomila. La seconda cifra appare ai
moderni del tutto esagerata mentre forse la prima può avvicinarsi alla
realtà: non sapremo mai quante furono effettivamente le vittime.

Tito ordinò quindi che tutta Gerusalemme fosse distrutta. Tutti gli edifici
ancora in piedi furono diroccati, tutto fu spianato completamente. Solo
alcune torri furono risparmiate per essere usate dai soldati che sarebbero
rimasti sul posto

Dice Giuseppe Flavio che un visitatore non avrebbe mai creduto che in quel
posto fosse sorta una città. Secondo la predizione evangelica non restò "che
pietra su pietra": in realtà non rimasero nemmeno quelle perché tutto fu
portato via ed infatti non troviamo praticamente nessuna vestigia della
antica città a parte un muro di contenimento della spianata del Tempio, il
famoso"muro del pianto".

Nel luogo fu poi fondata una città ellenistica denominata Aelia Capitolina
nella quale era interdetto l'ingresso ai Giudei. Solo con l'affermarsi del
Cristianesimo Gerusalemme riprese il suo nome e il suo significato religioso
e con esso anche purtroppo il tragico destino di simbolo di scontro fra le
civiltà.

Estensore
prof. Giovanni De Sio Cesari
www.giovannidesio.it
Perry Rhodan
2004-08-01 08:41:47 UTC
Permalink
Post by Arduino
Per gli Ebrei infatti rappresenta un momento centrale della loro storia, un
rimpianto mai sopito, un dolore che non può avere termine. Il "muro del
pianto" (l'unico manufatto rimasto ) è il posto più sacro degli Ebrei, Il
saluto che gli Ebrei si sono scambiati per tanto tempo suonava "l'altro anno
a Gerusalemme!". Dalla sua distruzione infatti viene e a mancare una terra
per questo popolo e inizia l'infinito errare per terre straniere sempre
discriminati e con la minaccia sempre latente o incombente delle
persecuzioni
Sarebbe anche interessante approfondire il perché delle persecuzioni
nei confronti degli ebrei: quando e perché sono cominciate? Sono stati
i cristiani con la scusa del "deicidio" i primi? O i romani? E perché?
Arduino
2004-08-01 12:40:59 UTC
Permalink
Post by Perry Rhodan
Sarebbe anche interessante approfondire il perché delle persecuzioni
nei confronti degli ebrei: quando e perché sono cominciate? Sono stati
i cristiani con la scusa del "deicidio" i primi? O i romani? E perché?
I romani non avevano alcuna particolare avversione agli ebrei, i cristiani
avevano invece forti sentimenti di amore-odio, che si tradussero in una
secolare angheria.
Ciao
Ad'I
ismail
2004-08-01 22:25:08 UTC
Permalink
Post by Arduino
Post by Perry Rhodan
Sarebbe anche interessante approfondire il perché delle persecuzioni
nei confronti degli ebrei: quando e perché sono cominciate? Sono stati
i cristiani con la scusa del "deicidio" i primi? O i romani? E perché?
I romani non avevano alcuna particolare avversione agli ebrei, i cristiani
avevano invece forti sentimenti di amore-odio, che si tradussero in una
secolare angheria.
Ciao
Ad'I
Vi furono persecuzioni nell'impero di Caligola, Nerva e Traiano . La
motivazione era spesso dovuta al rifiuto del pantheon romano, la divinazione
dell'imperatore e il culto delle immagini da parte ebraica. Motivazioni che
si inserivano in altri attriti, quali tra le comunità greca e giudaica di
Alessandria.
Se società romana ebbe un certo interesse per l'ebraismo, numerosi furono
gli autori di attacchi e di satire contro le tradizioni giudaiche . Orazio,
Seneca, Persio e Marziale sono tra quelli che si distinsero per animosità e
ironia nei confronti dei costumi degli Ebrei. Esemplare è l'animosità di
Tacito che non tralascia occasione per attaccare per accusare gli Ebrei di
alimentare inimicizia e ostilità verso gli altri popoli, di ostentare
disprezzo per gli dei, ripudio per la propria terra, disinteresse per le
proprie famiglie,di profanare tutto ciò che per i Romani è sacro, di
peritare a Roma la superstizione, di introdurre abitudini assurde.
Tratto da "In difesa degli Ebrei(Contro Apione)" di Flavio Giuseppe.
Marsilio. A cura di Francesca Calabi.

Pax. Shalom.
Arduino
2004-08-02 19:33:50 UTC
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Post by ismail
Vi furono persecuzioni nell'impero di Caligola, Nerva e Traiano . La
motivazione era spesso dovuta al rifiuto del pantheon romano, la divinazione
dell'imperatore e il culto delle immagini da parte ebraica. Motivazioni che
si inserivano in altri attriti, quali tra le comunità greca e giudaica di
Alessandria.
Se società romana ebbe un certo interesse per l'ebraismo, numerosi furono
gli autori di attacchi e di satire contro le tradizioni giudaiche . Orazio,
Seneca, Persio e Marziale sono tra quelli che si distinsero per animosità e
ironia nei confronti dei costumi degli Ebrei. Esemplare è l'animosità di
Tacito che non tralascia occasione per attaccare per accusare gli Ebrei di
alimentare inimicizia e ostilità verso gli altri popoli, di ostentare
disprezzo per gli dei, ripudio per la propria terra, disinteresse per le
proprie famiglie,di profanare tutto ciò che per i Romani è sacro, di
peritare a Roma la superstizione, di introdurre abitudini assurde.
Tratto da "In difesa degli Ebrei(Contro Apione)" di Flavio Giuseppe.
Marsilio. A cura di Francesca Calabi.
Pax. Shalom.
Furono però episodi slacciati fra loro (ad esempio Caligola sentita la
risposta che gli avevano inviato gli ebrei si limitò a dichiarare che era un
chiaro segno di follia e lasciò perdere. Anche per gli altri, se ad esempio
cercassimo, sono sicuro che troveremme altrettanti contrari ai galli, agli
spagnoli ecc.
Ciao
Ad'I

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