sripanda
2003-12-04 14:33:05 UTC
Alberto Fornaciari è stato un cacciatore di vittime e non di colpevoli.
Cattolico, uomo di fede, è stato animatore dell'Azione Cattolica,
attivista dc, fu minacciato di morte dai comunisti perchè attaccava
manifesti di De Gasperi, difensore di preti se diventavano, come accadeva
a quei tempi, oggetto di soprusi.
Cercava e scriveva tutto quello che raccoglieva; costituì un archivio di
una sessantina di libretti e documenti, il bilancio della fatica di questo
piccolo Wiesenthal dell'Appennino, un Wiesenthal che però ha indagato
dall'altra parte.
Un uomo spinto solo dal desiderio di cercare e conservare verità rifiutate.
E di sostenere le ragioni degli incolpevoli della guerra, come lo sono
sempre e comunque i bambini.
"Non sono uno scrittore- si legge in uno dei suoi scritti- non ho
velleità, non ho ambizioni, sono solo orgoglioso della libertà, ricevuta
da Dio, che mi fa parlare di quello che pochi hanno il coraggio di dire,
sulle terrificanti verità della guerra civile in Italia.
Voglio parlare delle vittime, che non hanno avuto lapidi di
marmo,monumenti, strade, piazze, scuole intestate.
Intendo parlare delle vite spezzate dalla ferocia dei partigiani comunisti
nella nostra terra emiliana."
Come Costantino Castelli, 15 anni, che voleva unirsi alla Resistenza, e fu
torturato e ucciso dai partigiani perchè sospettato di essere una spia.
Di lui come di decine di altri bambini,Pierina, violentata e impiccata a
15 anni, e donne e preti tutti dimenticati.
Fornaciari ha raccolto testimonianze che consentono di sapere quale sia
stata la loro fine.
E foto di Costantino e di Pierina e di Luciano e di Luisa, Rolando,
Lamberto sono raccolte sull'altare in una cappellina, che Fornaciari s'è
costruito nel giardino di casa.
In una lettera del 28 ottobre 1986 Fornaciari parlava all'Arcivescovo di
Modena del lavoro svolto: "Ho iniziato una lunga e dolorosa strada che mi
ha portato a visitare tanti cimiteri, mi sono fermato nelle parrocchie
dove ho avuto, grazie a sacerdoti amici, la possibilità di consultare i
registri,ho raccolto una mole di notizie.
Sono venuto a conoscenza di episodi di violenza atroci."
Ne riassume alcuni: "Si è arrivati ad impiccare a Montefiorino una
bambina, sempre a Montefiorino si è tagliato a metà con una sega da legno
il corpo di un giovane ancora vivo, ad un'altra bambina, che chiedeva da
bere, furono tagliate le vene e costretta a bere il proprio sangue; un
bambino di 10 anni è stato barbaramente ucciso a Pavullo, un invalido al
quale mancavano le gambe è stato gettato in un porcile e dilaniato dai
maiali, ma ancora vivo fu finito con un colpo alla testa..."
Fa sapere che tenterà di recuperare i resti di don Tarozzi, parroco di
Riolo di Castelfranco Emilia, che venne gettato in un forno di una casa
colonica.
A parte l'aiuto di qualche parroco, il lavoro di Fornaciari non trova che
frequenti ostilità.
Il Cardinale Giacomo Biffi gli scrive: "Il Signore apprezzerà il suo amore
per la verità e la sua passione per la giustizia. E poichè vuole agire con
retta intenzione non le farà mancare la sua ricompensa.
Purtroppo non troverà lo stesso apprezzamento da parte degli uomini, cosa
di cui del resto si è già accorto.
Noi non dobbiamo tenere vivo l'odio e perpetrare le divisioni,ma onorare
le vittime innocenti è opera giusta e utile."
Una di queste vittime è Costantino Castelli, di Barigazzo, vicino a
Montefiorino. Nella zona Fornaciari si recò più volte alla ricerca di
testimoni e li trovò.
Questi sono i racconti che raccolse.
Natale Pini, la cui casa servì come base ai partigiani, gli raccontò che
nel primi di febbraio del 1945 si era presentato quel ragazzino, da tutti
conosciuto, che voleva aggregarsi alla banda.
I partigiani però sospettarono che fosse una spia, e cominciarono a
bastonarlo per farlo confessare; lo legarono ad un albero, accesero un
fuoco e ustionandolo con le braci fecero del suo corpo una piaga. "Lo
sottoposero ad ogni sorta di sevizie e le sue urla si udivano da lontano".
Diomira Buonacorsi racconta : "Coperto di sangue rantolava e chiedeva da
bere, ogni tanto emetteva ancora urla. Gli ho portato dell'acqua, ma i
partigiani mi hanno spinta via insultandomi e minacciandomi".
E Natale Pini : "Quando si accorsero che Costantino era in agonia lo
finirono, costringendolo ad aprire la bocca e conficcandovi un tizzone
ardente.
Allora il ragazzo morì".
Di storie così Fornaciari ne ha raccolte a decine, e si potrebbe
continuare a raccontarle, se l'orrore non superasse l'intenzione di
documentare.
Perciò questo episodio basta e avanza.
Articolo scritto da Giovanni Morandi -
Cattolico, uomo di fede, è stato animatore dell'Azione Cattolica,
attivista dc, fu minacciato di morte dai comunisti perchè attaccava
manifesti di De Gasperi, difensore di preti se diventavano, come accadeva
a quei tempi, oggetto di soprusi.
Cercava e scriveva tutto quello che raccoglieva; costituì un archivio di
una sessantina di libretti e documenti, il bilancio della fatica di questo
piccolo Wiesenthal dell'Appennino, un Wiesenthal che però ha indagato
dall'altra parte.
Un uomo spinto solo dal desiderio di cercare e conservare verità rifiutate.
E di sostenere le ragioni degli incolpevoli della guerra, come lo sono
sempre e comunque i bambini.
"Non sono uno scrittore- si legge in uno dei suoi scritti- non ho
velleità, non ho ambizioni, sono solo orgoglioso della libertà, ricevuta
da Dio, che mi fa parlare di quello che pochi hanno il coraggio di dire,
sulle terrificanti verità della guerra civile in Italia.
Voglio parlare delle vittime, che non hanno avuto lapidi di
marmo,monumenti, strade, piazze, scuole intestate.
Intendo parlare delle vite spezzate dalla ferocia dei partigiani comunisti
nella nostra terra emiliana."
Come Costantino Castelli, 15 anni, che voleva unirsi alla Resistenza, e fu
torturato e ucciso dai partigiani perchè sospettato di essere una spia.
Di lui come di decine di altri bambini,Pierina, violentata e impiccata a
15 anni, e donne e preti tutti dimenticati.
Fornaciari ha raccolto testimonianze che consentono di sapere quale sia
stata la loro fine.
E foto di Costantino e di Pierina e di Luciano e di Luisa, Rolando,
Lamberto sono raccolte sull'altare in una cappellina, che Fornaciari s'è
costruito nel giardino di casa.
In una lettera del 28 ottobre 1986 Fornaciari parlava all'Arcivescovo di
Modena del lavoro svolto: "Ho iniziato una lunga e dolorosa strada che mi
ha portato a visitare tanti cimiteri, mi sono fermato nelle parrocchie
dove ho avuto, grazie a sacerdoti amici, la possibilità di consultare i
registri,ho raccolto una mole di notizie.
Sono venuto a conoscenza di episodi di violenza atroci."
Ne riassume alcuni: "Si è arrivati ad impiccare a Montefiorino una
bambina, sempre a Montefiorino si è tagliato a metà con una sega da legno
il corpo di un giovane ancora vivo, ad un'altra bambina, che chiedeva da
bere, furono tagliate le vene e costretta a bere il proprio sangue; un
bambino di 10 anni è stato barbaramente ucciso a Pavullo, un invalido al
quale mancavano le gambe è stato gettato in un porcile e dilaniato dai
maiali, ma ancora vivo fu finito con un colpo alla testa..."
Fa sapere che tenterà di recuperare i resti di don Tarozzi, parroco di
Riolo di Castelfranco Emilia, che venne gettato in un forno di una casa
colonica.
A parte l'aiuto di qualche parroco, il lavoro di Fornaciari non trova che
frequenti ostilità.
Il Cardinale Giacomo Biffi gli scrive: "Il Signore apprezzerà il suo amore
per la verità e la sua passione per la giustizia. E poichè vuole agire con
retta intenzione non le farà mancare la sua ricompensa.
Purtroppo non troverà lo stesso apprezzamento da parte degli uomini, cosa
di cui del resto si è già accorto.
Noi non dobbiamo tenere vivo l'odio e perpetrare le divisioni,ma onorare
le vittime innocenti è opera giusta e utile."
Una di queste vittime è Costantino Castelli, di Barigazzo, vicino a
Montefiorino. Nella zona Fornaciari si recò più volte alla ricerca di
testimoni e li trovò.
Questi sono i racconti che raccolse.
Natale Pini, la cui casa servì come base ai partigiani, gli raccontò che
nel primi di febbraio del 1945 si era presentato quel ragazzino, da tutti
conosciuto, che voleva aggregarsi alla banda.
I partigiani però sospettarono che fosse una spia, e cominciarono a
bastonarlo per farlo confessare; lo legarono ad un albero, accesero un
fuoco e ustionandolo con le braci fecero del suo corpo una piaga. "Lo
sottoposero ad ogni sorta di sevizie e le sue urla si udivano da lontano".
Diomira Buonacorsi racconta : "Coperto di sangue rantolava e chiedeva da
bere, ogni tanto emetteva ancora urla. Gli ho portato dell'acqua, ma i
partigiani mi hanno spinta via insultandomi e minacciandomi".
E Natale Pini : "Quando si accorsero che Costantino era in agonia lo
finirono, costringendolo ad aprire la bocca e conficcandovi un tizzone
ardente.
Allora il ragazzo morì".
Di storie così Fornaciari ne ha raccolte a decine, e si potrebbe
continuare a raccontarle, se l'orrore non superasse l'intenzione di
documentare.
Perciò questo episodio basta e avanza.
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http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
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