Artamano
2007-01-18 20:25:00 UTC
La Storia del Terzo Reich di William L. Shirer
Il famoso giornalista e storico W.L. Shirer, rifacendosi alla testimonianza
di Hoess, scrive tranquillamente (ed. it., Torino, 1965, pp. 1471-1473):
Come ricorda uno dei superstiti, fra gli internati era stata formata una
orchestra "di ragazze belle e giovani tutte in carnicette bianche e gonne
blu scuro". Mentre si procedeva alla selezione per le camere a gas, questa
allegra orchestrina, unica nel suo genere, suonava gai motivi... Al suono di
questa musica... uomini, donne e bambini venivano condotti ai bagni...
Talvolta si davano loro perfino degli asciugamani. Una volta entrati nella
"stanza delle docce" - forse era questo il primo momento in cui cominciavano
a sospettare che qualcosa non andava, perché circa duemila persone venivano
pigiate nel locale come sardine, per cui sarebbe stato difficile fare un
bagno - la massiccia porta scorrevole veniva chiusa a chiave e suggellata
ermeticarnente... I prigionieri nudi guardavano le docce da cui non usciva
acqua, oppure il pavimento, domandandosi come mai non vi erano scarichi.
Prima che il gas cominciasse ad agire occorreva qualche momento. Ma gli
internati non tardavano ad accorgersi [di] che cosa usciva dagli sfiatatoi.
Era a questo punto in genere che venivano presi dal panico, si ammassavano
lontano dalle condutture e infine si gettavano precipitosamente sulla
gigantesca porta metallica, contro la quale - come Reitlinger disse - "si
ammucchiavano in una piramide viscida azzurrastra chiazzata di sangue,
graffiandosi e colpendosi a vicenda perfino nell'agonia". Dopo venti o
trenta minuti, quando il grande ammasso di carne nuda aveva cessato di
contorcersi, delle pompe aspiravano l'aria avvelenata, la porta veniva
aperta e gli uomini del Sonderkommando intervenivano... Protetti da maschere
antigas e da stivali di gomma e maneggiando tubi di gomma iniziavano la loro
opera.
Shirer non può aumentare le dimensioni delle "camere a gas" di Auschwitz,
cioè 210 metri quadri, ma non rinuncia a introdurvi 2000 persone per volta -
occorre far quadrare i conti - e non importa se, "stretti come sardine", non
potrebbero vedere il pavimento e ancor meno "ammassarsi lontano dalle
condutture" e "gettarsi precipitosamente" sulla porta. Anche se Shirer
sapeva che dieci persone a metro quadro non hanno alcuna possibilità di
muoversi, non si è preoccupato delle eventuali critiche dei suoi lettori:
gli basta impressionarli. Shirer ha molta esperienza giornalistica, sa
che i lettori sono in questo caso pronti a prendere per buone le storie più
assurde e inverosimili e li tratta da minorati mentali purtroppo con buone
possibilità di essere creduto.
Notiamo che Shirer ora introduce l'uso delle maschere antigas da parte degli
uomini del Sonderkommando, rimediando a una dimenticanza di Hoess (o di chi
per lui).
Gasazione razionale con l'HCN
Supponiamo che fosse stato emanato un ordine verbale di procedere allo
sterminio con l'HCN. L'ipotesi è accreditata da Simon Wiesenthal quando
afferma di essere ripetutamente scampato alla fucilazione e di essere stato
trasferito da un campo all'altro in attesa di una camera a gas disponibile,
perché una pallottola costava troppo (cfr. S. Wiesenthal, Giustizia non
vendetta, Milano, 1989, p. 82). Quindi, durante la gasazione, si doveva
impiegare solo la quantità d'acido necessaria, senza sprecare del materiale
che costava molto di più di una pallottola.
Un qualsiasi tecnico specializzato, applicando la formula di Haber, avrebbe
stabilito che era sufficiente impiegare 0,3 mg/ litro di HCN che avrebbero
procurato la morte in 3 minuti e 20 secondi e che lo Zyklon B doveva essere
versato qualche minuto dopo la chiusura delle porte. Inoltre, usando questa
quantità di acido, necessaria e sufficiente, l'accesso al locale per la
rimozione dei cadaveri sarebbe risultato possibile anche senza far azionare
gli eventuali ventilatori.
Infatti, aprendo la porta, nella zona in prossimità dell'ingresso si sarebbe
verificato un rimescolamento dell'aria intema inquinata con l'aria esterna;
inoltre gli uomini addetti alla rimozione dei cadaveri, avvicinandosi alla
soglia del locale, con il proprio corpo avrebbero spinto altra aria fresca
all'interno. In un primo tempo avrebbero potuto limitarsi ad agganciare i
cadaveri caduti presso l'ingresso, dove il gas sarebbe stato già diluito,
allontanandosi dopo pochi secondi con il loro carico verso il forno
crematorio e l'aria pura. Solo dopo vari viaggi di andata e ritorno, e
quindi dopo vari minuti, si sarebbero spinti all'interno, e nel frattempo il
movimento avrebbe continuato a diluire il gas.
Perciò non si sarebbero intossicati, perché, come risulta dalla precedente
tabella, l'acido alla concentrazione di 0,15 mg/ litro, cioé diluito al 50%
di quello iniziale, risulta mortale solo dopo 30 minuti di esposizione; e
alla concentrazione di 0,05-0,06 mg/litro, cioè diluito al 20%, risulta
sopportabile per oltre 30 minuti.
In conclusione, sarebbe stato possibile accedere alle camere a gas ed
evacuare i cadaveri anche senza maschere antigas, fumando e mangiando, come
affermato da Hóss (o da chi per lui, s'intende).
Questo metodo razionale di gasazione risulta peraltro incompatibile con la
testimonianza dello stesso Hoess, secondo il quale nei locali ogni volta
venivano versati 7 kg di Zyklon B. Con questo quantitativo la concentrazione
di acido, a evaporazione completata, sarebbe risultata molto maggiore di
quella rapidamente mortale. Sarebbe bastata una sola aspirazione di acido
per assorbire gli 8 mg mortali. Anche in assenza di riscaldarnento iniziale
il gas avrebbe continuato a evaporare e sarebbe rimasto presente in
concentrazione mortale a lungo, anche dopo l'apertura delle porte.
Inoltre, a quella concentrazione, anche le maschere antigas sarebbero state
inefficaci, dato che i filtri si sarebbero esauriti dopo poche aspirazioni;
inoltre il gas avrebbe inquinato una vasta zona circostante il locale.
In altre parole, operando come sostenuto da Hoess, si sarebbe sprecato
materiale senza alcun vantaggio e si sarebbe reso più difficile il lavoro
successivo alla gasazione. Quelle alte concentrazioni erano invece
necessarie solo per sterminare gli insetti, ma queste gasazioni venivano
eseguite in locali molto più piccoli, appositamente attrezzati.
Anche l'uso di locali seminterrati come camere a gas sarebbe risultato
tecnicamente errato, laddove risultava corretto impiegare locali del genere
come camere mortuarie.
Quanta aria era disponibile pro capite?
Il locale aveva un volume di 506 m3, volume che, sottraendo quello occupato
dai corpi delle 2000 vittime, si riduceva a 406 m3 netti, che corrispondono
a 203 litri di aria pro capite. Poiché mediamente un uomo, svolgendo
attività leggera, respira 8 litri di aria al minuto, avrebbe esaurito l'aria
disponibile in 25 minuti al massimo.
Secondo i testi di fisiologia non tutta l'aria respirata viene utilizzata:
solo il 25% circa dell'ossigeno viene consumato, il resto viene restituito
all'ambiente.
Se tutto l'ossigeno dell'aria fosse utilizzabile, sarebbe sufficiente per
un'ora e 40 minuti. Ma non tutto l'ossigeno può essere utilizzato perché,
quando la sua pressione parziale si riduce oltre un certo limite, esso non
riesce ad attraversare le membrane dell'alveolo e della parete dei capillari
polmonari (cfr. Carmine Melino, Lineamenti di igiene del lavoro, Roma, 1977,
pp. 279-282).
L'ossigeno normalmente diventa inutilizzabile quando la sua percentuale
nell'aria scende dal 21% al 16% circa, il che corrisponde a un consumo
effettivo del 25% dell'ossigeno disponibile. Qualche sperimentatore ha
riscontrato che la respirazione può proseguire anche con percentuali di
ossigeno inferiori al 16%, ma si tratta di rilievi eseguiti in condizioni di
assoluto riposo, con riduzioni graduali e controllate.
Secondo le testimonianze, le vittime, appena scese dal treno, venivano
selezionate, fatte spogliare e subito inviate nelle camere a gas, dove,
appena si rendevano conto che non si trattava di docce, si agitavano e
lottavano fra di loro, aumentando il consumo di ossigeno. Notiamo che,
durante un lavoro pesante, il volume di aria respirato può aumentare fino a
80 litri al minuto, e quindi l'ossigeno a disposizione sarebbe stato
sufficiente per due minuti e mezzo.
Per riscontro riferiamoci ai valori riportati da Giuseppe Colombo nel
Manuale dell'ingegnere civile ed industriale (Milano, 1965, p. 514, voce
"ricoveri antigas"):
un m3 di aria contiene
782,7 litri di N
207,4 litri di 0
0,4 Iitri di C02 (0,4 per mille)
0,5 litri di vapor acqueo
Un uomo in un'ora (lavoro medio)
aspira 500-700 litri di aria
consuma 25 litri di O
produce 20 litri di C02
produce 40 g di vapor acqueo
produce 90 Cal
Limite di abitabilità di un locale: percentuale mass. di C02 , 4%... Con una
percentuale di ossigeno minore del 16% si spegne ogni fiamma, indicazione
che l'aria è irrespirabile (prova della candela).
Poiché ogni uomo avrebbe avuto a disposizione 203 litri di aria, che
contenevano 42,1 litri di ossigeno, e avrebbe potuto utilizzarli dal 21 al
16%, corrispondente al 24% di quelli disponibili, risulta che avrebbero
potuto consumare solo 24 /100 x 42,1 = circa 10 litri di ossigeno.
Consumando 25 litri / ora, ogni condannato avrebbe avuto ossigeno
sufficiente per 25 minuti: ritroviamo così lo stesso valore calcolato prima.
Ricordiamo che questo risultato è riferito a un lavoro medio, mentre quello
dei condannati, per quanto esposto, sarebbe stato più vicino a quello di un
lavoro gravoso.
Inoltre il risultato teorico deve essere ridotto per le seguenti
considerazioni:
a) Nel locale sarebbero potute entrare due-tre persone alla volta, ogni
due-tre secondi, cioè una al secondo, al massimo due al secondo. Per
riempire il locale sarebbero stati necessari non meno di 17 minuti, durante
i quali il locale stesso avrebbe cominciato a impoverirsi di ossigeno.
b) Ogni uomo avrebbe prodotto 40 g di vapor acqueo all'ora; in totale i 2000
condannati avrebbero prodotto 80 kg di vapore, che alla temperatura di 27,3
gradi C corrispondono a 111 m3 di vapore/h. In 25 minuti si sarebbero
prodotti 46 m3 di vapore. Inoltre l'aria, riscaldandosi da 0 gradi C a 27,3
gradi C, sarebbe aumentata di volume del 10%.
Si sarebbe quindi prodotta una piccola sovrapressione, che avrebbe
ostacolato il ricambio dell'aria, e il tempo di sopravvivenza si sarebbe
ridotto al disotto di quello sopra calcolato.
Anche se il numero di 2000 asfissiati per volta fosse esagerato e quello
effettivo fosse stato di 1500, come risulta in una delle dichiarazioni di
Hoess, l'aria disponibile sarebbe stata di 285 litri a testa, sufficienti
per 36 minuti, ma in questo caso i condannati, essendo meno compressi e
avendo maggiore libertà di movimento, si sarebbero agitati di più,
aumentando il consumo di ossigeno, e la morte per asfissia sarebbe stata
egualmente rapida. Comunque, gli aguzzini non si sarebbero preoccupati della
sofferenza inflitta ai morituri tenendoli nelle camere qualche minuto in
più; quindi la gasazione sarebbe stata assolutamente inutile, e (vedi
Wiesenthal) si sarebbe risparmiato.
Osserviamo che 200 litri è la quantità di aria disponibile in una bara e che
qualsiasi addetto alle pompe funebri sa che un uomo chiuso in una bara muore
in pochi minuti.
Tuttavia la verità ufficiale dello sterminio nelle camere a gas è stata
imposta in tutti i paesi ed è penetrata nel cervello di tutti gli uomini,
indipendentemente dal loro livello culturale.
Facciamo il caso che i testimoni, vedendo uscire tanti cadaveri dai locali,
abbiano creduto che i condannati morissero per gasazione e non per asfissia.
Questa sarebbe una giustificazione logica, se non fosse che:
- è stata presentata una massa di testimonianze sulle camere a gas, fra cui
quella di Hoess e di buon numero di SS;
- nessun giudice e nessuno dei tecnici e medici a disposizione dei tribunali
ha avanzato questa ipotesi;
- i dirigenti della ditta Degesch, che produceva lo Zyklon B, sono stati
condannati a morte per aver forníto il loro prodotto (destinato alle camere
di disinfestazione dagli insetti) ai lager;
- i dirigenti della ditta Topf sono stati condannati a morte, o "suicidati",
per aver collaborato alla costruzione e progettazione dei forni crematori e
delle camere a gas.
Conclusioni tecniche
I testimoni cui si è accennato, in un primo tempo hanno fatto credito ai
tedeschi di grande inventiva nel realizzare mezzi di sterminio
fantascientifici e, poi, hanno ripiegato su banali camere a gas, prendendo
spunto dalle esistenti camere di disinfestazione dagli insetti. Ma i
tedeschi, se fossero arrivati alle camere a gas ispirandosi alle camere per
disinfestazione, avrebbero dato prova di una singolare incapacità,
procedendo allo sterminio con metodi tecnicamente errati, lasciati
all'iniziativa di un qualsiasi sprovveduto.
A questo punto è opportuno ricordare che, fino alla seconda guerra mondiale,
la Germania era all'avanguardia nella fisica, nella medicina e soprattutto
nella chimica, tant'è vero che agli scienziati tedeschi erano stati
attribuiti un quarto complessivamente dei premi Nobel scientifici, un terzo
di quelli della chimica.
Gli storici ufficiali non hanno trovato un solo documento che confermi
l'esistenza di un ordine di sterminare gli ebrei e si ipotizza che ci sia
stato solo un ordine verbale: ipotesi che sarebbe in netto contrasto con la
proverbiale meticolosità teutonica. E' peraltro logico che, se le stragi
occasionali potevano essere lasciate alle iniziative personali, lo sterminio
degli ebrei di tutti i paesi occupati o controllati dai tedeschi avrebbe
dovuto essere programmato e organizzato con rigore, in modo da ottenere il
massimo risultato con il minimo impiego di mezzi.
Inoltre non avrebbero dovuto esserci eccezioni, sia per una questione di
principio, sia per non lasciare testimoni. Quindi non si sarebbe salvato,
per esempio, Simon Wiesenthal, che fu invece curato quando tentò il suicidio
tagliandosi le vene dei polsi e fu trasferito dalle SS in 12 lager diversi
(cfr. S. Wiesenthal, op. cit., interno di cop.). Il partigiano Primo Levi,
catturato e inviato ad Auschwitz, non sarebbe stato ricoverato due volte in
inferrneria e curato per ordine delle SS. Infine, in Germania, non sarebbero
sopravvissuti, secondo alcune fonti statistiche 50.000-198.000 ebrei
["Storia illustrata", n. 8/9, 1988, indica i sopravvissuti in 50.000. Si
veda più oltre la citazione relativamente alla cifra di 198.000
sopravvissuti.]. Il fabbisogno di mano d'opera sarebbe stato soddisfatto con
i milioni di prigionieri di guerra e con i civili dei paesi occupati.
In conclusione, a completamento delle prove e documenti prodotti dagli
storici revisionisti, che negano ci sia stato uno sterminio programmato
degli ebrei, risulta evidente che le camere a gas sarebbero state una
inutile complicazione, in quanto lo stesso risultato avrebbe potuto essere
raggiunto più semplicemente ed economicamente asfissiando in massa i
detenuti.
Questa soluzione tecnica sarebbe stata condivisa anche da Simon Wiesenthal,
il quale sostiene che i tedeschi avrebbero usato le camere a gas per
risparmiare, perché "Il genocidio com'è noto fu concepito dai nazisti con
teutonica razionalità, come un problema industriale"; e ancora: "I costi di
una pallottola erano troppo alti in rapporto al giro d'affari" (op. cit., p.
82). I nazisti avrebbero risparmiato infatti, oltre che il costo delle
pallottole, anche quello dell'HCN.
Tecnicamente e logicamente, la non economicità delle camere a gas depone
contro la loro realtà storica come strumento principale e caratteristico di
attuazione dello sterminio di cui alla leggenda olocaustica.
Inoltre, se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei nei paesi
occupati, avrebbero evitato di trasportarli, subito dopo la loro cattura,
dai paesi occidentali sino ai lager polacchi, impegnando mezzi di trasporto
e personale tedesco così preziosi in tempo di guerra, e li avrebbero
asfissiati nel primo lager in territorio tedesco, protetti dalla connivenza
della popolazione, costituita, come sostiene Daniel Jonah Goldhagen, da
"volonterosi camefici di Hitler", come recita il titolo del libro di questo
autore (Milano, 1997).
La perizia di Fred Leuchter
Le considerazioni tecniche che abbiamo svolto sulle camere a gas
differiscono da quelle di Fred Leuchter, engineer americano specialista
nella progettazione e costruzione delle camere a gas e delle sedie
elettriche impiegate in alcuni Stati dell'Unione per l'esecuzione dei
condannati a morte, anche se sia le sue sia le nostre portano alle stesse
conclusioni, in quanto negano la possibilità che quelle che sono state
descritte da testimoni e storici allineati e/o vengono mostrate nei lager
tedeschi come camere a gas fossero tali.
Leuchter afferma che le camere a gas, contigue ai forni crematori, e in
diretta comunicazione con essi, non potevano funzionare perché l'HCN è un
gas esplosivo, ragion per cui le camere a gas, con i forni crematori in
funzione, sarebbero esplose.
Così è stato dichiarato nella perizia presentata al processo contro Ernst
Zundel, celebrato nel 1988 di fronte al tribunale di Toronto, e questa
perizia è stata sostenuta anche da Robert Faurisson; ed era del tutto logico
che Faurisson accettasse l'opinione tecnica di un esperto in camere a gas.
Chi qui scrive, esperto nei problemi della sicurezza, ingegnere dei servizi
tecnici dell'Ispettorato del Lavoro e, per qualche anno, capo del servizio
di sicurezza durante la costruzione ed entrata in funzione dello
stabilimento siderurgico di Taranto, aveva rilevato l'errore di Faurisson,
reso pubblico in Italia nella famosa intervista con "Storia Illustrata"; e,
per chiarire la questione, era entrato in rapporti con lo storico Carlo
Mattogno, iniziando così con questi una collaborazione sui problemi tecnici
della cremazione.
Contrariamente a quanto affermato da Leuchter, le camere a gas non potevano
esplodere, perché la percentuale di HCN necessaria al, loro funzionamento
sarebbe rimasta sempre al disotto del limite inferiore di esplosività.
E opportuno chiarire che se, in qualche zona limitata, si raggiungesse una
concentrazione di gas maggiore del limite inferiore di esplosività, e
proprio in quella zona si verificasse una scintilla, lo scoppio resterebbe
limitato alla zona a concentrazione di gas superiore al limite e si
estinguerebbe subito al di là di tale limite.
Leuchter ha precisato che la miscela necessaria per la fumigazione (le
esecuzioni e/o la disinfestazione) era di 3,200 p.p.m. = 0,32% di HCN (si
veda Rapporto Leuchter, Parma, 1993, p. 24). Poiché 3.200 p.p.m. = 3.200 mg
= 3,2 g/ml, risulta che i 406 metri cubi netti delle camere a gas avrebbero
contenuto 3,2 x 406 = 1.300 g =1,3 kg di HCN.
I manuali sulla combustione non riportano il potere calorifico dell'HCN, ma,
applicando al C e all'H2 contenuto nell'HCN la formula della combustione,
risulta un P.c.s. = 4.891 e un P.c.i. = 4.691 kcal / kg. Il P.c.i.
dell'HCN immesso nel locale risulta quindi 4.691 x 1,3 = 6.100 kcal,
equivalente a quello di poco più di 1/2 kg di benzina. Sarebbero disponibili
6100/406 x 1,293= 6100/525 = 11.62 kcal/kg di aria.
L'aria, a volume costante, ha un calore specifico medio di 0,172 kcal/kg e
la combustione dell'HCN immesso nel locale provocherebbe l'aumento della
temperatura di 11,62 / 0,127 = 91,5 gradi C circa, assolutamente
insufficienti a provocare esplosioni.
Considerato che il limite inferiore di esplosività è del 5,4% in volume e
che l'HCN delle fumigazioni era dello 0,32%, fra i due valori risulta un
rapporto di 16,875 e quindi la combustione dei 5,4% di HCN provocherebbe un
aumento della temperatura di 91,5 x 16,875 = 1.544 gradi C. In questo caso
evidentemente si avrebbe l'esplosione.
Quindi, se nelle camere a gas fosse stata immessa la percentuale di 0,32
g/m3 di HCN prevista per le fumigazioni, la miscela gas-aria sarebbe rimasta
sempre molto al disotto del limite inferiore di esplosività, e ciò a maggior
ragione se fosse stata impiegata solo la quantità necessaria e sufficiente a
gasare gli uomini.
Leuchter ha affermato che "in una camera occupata al massimo della sua
capienza, nello spazio di 9 piedi quadrati (= 0,83 metri quadrati) o meno
per persona... gli occupanti morirebbero soffocati dalla loro stessa
respirazione molto prima di quando il gas (il CO) avesse avuto effetto" (op.
cit., pp. 31-32). Si osserva che l'aria disponibile pro capite, circa due
metri cubi, sarebbe stata invece sufficiente per quattro ore.
Per quanto concerne l'utilizzo del CO come gas per le esecuzioni, Leuchter
sostiene che il CO è "relativamente poco valido per le esecuzioni, dato che
il tempo necessario per provocare la morte è troppo lungo, a volte 30
minuti... Per utilizzare il CO ce ne vorrebbe una quantità relativa di 4.000
p.p.m... Inoltre, fu anche ipotizzato l'impiego del CO2,... tuttavia il CO2
è ancora meno efficace del CO... Concentrazioni di 4.000 p.p.m. [parti per
milione] e più [di CO] sono fatali a chi vi fosse esposto per più di un'ora"
(ibidem sull ' anidride carbonica riportiamo quanto si legge
nell'Enciclopedia UTET, vol. 11, Torino, 1955: "E un gas non comburente, non
alirnenta quindi... la combustione", la respirazione "non è possibile in un
ambiente che ne contenga più del 15% ". L'anidride carbonica è usata
nell'industria del freddo (ghiaccio secco), nella preparazione di acque
gassose e di birra, negli stabilimenti enologici, negli zuccherifici, ecc.
L'acido carbonico (H2CO3) esiste "nella soluzione acquosa di CO2, che ha una
lieve reazione acida". J.M. Stellman e S.M. Daum, in Lavorare fa
male alla salute, Milano, 1976, scrivono (p. 189) che alcuni gas, ad alte
concentrazioni, possono avere "effetto narcotico" (argon, anidride
carbonica, elio, neon, azoto, ossidi di azoto); che altri sono anche
infiammabili (acetilene, butano, etano, etilene, idrogeno, metano, propano).
Gli stessi autori aggiungono che negli USA il valore litnite di soglia del
C02 è di 5000 p.p.m. e 9000 mg/M3 (p. 302) e che il C02 "si ritrova
abitualmente nell'atmosfera e non è di per sé un gas tossico, ma se
l'ambiente di lavoro non è ben ventilato man mano che si libera fa diminuire
la normale quantità di ossigeno necessaria al lavoratore" (p. 326). Quando
la concentrazione di C02 arriva al 3-5%, "la frequenza respiratoria...
aumenta notevolmente"; se "sale all'8-15%" si manifestano "mal di testa,
vertigine, nausea, vomito e infine perdita di coscienza" ).
in merito si ricorda che l'aria è costituita da circa il 79% di N2 (compreso
l'argo, ecc. convenzionalmente assimilati all'azoto N2) e da circa il 21 %
di O2 (ossigeno). Immettendo nell'aria solo 4.000 p.p.m. di CO = 0,4% si
avrebbe una modesta riduzione dell'N2 e del O2 e la morte in un'ora.
Se, invece, si consuma il 4% di O2 e l'aria risulta composta dal 79% di
N2,il 17% di O2 ed il 4% di CO2 (10 volte più del CO), si ha difficoltà di
respirazione ma non si muore, perché il CO2 come I'N2, è un gas inerte e non
è tossico.
Gli effetti letali che si verificano in qualche lavorazione agricola, come
nella fermentazione dei mosti, sono dovuti al fatto che il CO, è 1,53 volte
più pesante dell'aria e in ambienti poco ventilati tende a saturare gli
strati inferiori. Sel' O2 scende al 16% o meno, si muore rapidamente
asfissiati: per questo motivo nel 1986 si sono verificati 1700 casi mortali
a seguito delle esalazioni di CO2 dai laghi vulcanici di Nyos in Camerun
(cfr. "Le Scienze", 2000, n. 9).
Leuchter giustamente rileva che l'HCN poteva continuare a svilupparsi dallo
Zyklon B anche dopo l'apertura delle camere a gas e inquinare l'esterno in
concentrazioni ancora pericolose. Questo sarebbe stato possibile se nelle
camere a gas fossero state raggiunte le stesse elevate concentrazioni
necessarie per la disinfestazione dagli insetti. Se, invece, come chiarito
in precedenza, nelle camere a gas fossero state raggiunte le concentrazioni
di 300 p.p.m. o poco più, necessarie e sufficienti per gasare gli uomini, i
problemi di inquinamento ambientale sarebbero stati superati.
Leuchter ha fatto analizzare numerosi campioni di materiale murale delle
camere a gas riscontrando elevate concentrazioni di cianuri solo sul
campione di controllo della camera di disinfestazione, e ciò confermerebbe
che le altre strutture non sono state inquinate dall' HCN. Ora, nelle
camere di disinfestazione dagli insetti la concentrazione di HCN era più di
20 volte maggiore di quella che sarebbe stata necessaria nelle camere a gas
e vi persisteva per un tempo almeno 20 volte maggiore, quindi la possibilità
di assorbimento di HCN da parte delle murature delle camere di
disinfestazione era almeno 20 x 20 = 400 volte maggiore di quella delle
murature delle camere a gas. Le indagini sui cianuri rilevati nelle pretese
camere a gas e nei locali di disinfestazione sarebbero valide solo se si
accettassero le dichiarazioni di Hoess relativamente alle quantità di acido
cianidrico impiegate.
Le norme tecniche e di legge da applicare usando l'HCN dopo la seconda
guerra mondiale
L'opinione che l'acido cianidrico non poteva essere impiegato nei locali
contigui ai forni crematori perché esplosivo è errata, non solo perché nelle
camere a gas non si sarebbe mai raggiunto il limite inferiore di
esplosività, ma anche perché molte attività industriali vengono comunemente
svolte in presenza di prodotti chimici infiammabili ed esplosivi, tant'è
vero che sono state emesse norme di legge che disciplinano l'impiego e la
lavorazione di tali prodotti.
In Italia le attività di questo tipo sono state disciplinate col D.P.R. 26
maggio 1959, n. 689: "Luoghi di lavoro per i quali sono presenti le
particolari norme di cui agli artt. 329 e 331 del D.RR. 27/5/55, n. 547 - D.
Ministeriale del 22/12/58".
A partire da detto decreto gli stabilimenti sono stati sottoposti a
verifiche annuali delle condizioni di sicurezza degli impianti ed era stato
compilato un apposito modello C dove venivano elencati i "Gas, vapori
inflammabili, materie esplosive e polveri, prodotti trattati, utilizzati o
immagazzinati". Nei locali dove potevano verificarsi concentrazioni
pericolose dovevano essere impiegati macchinari ed apparecchiature
elettriche antideflagranti, cioè resistenti ad eventuali esplosioni. Le
verifiche erano state affidate all'Ispettorato del Lavoro, e chi qui scrive
ha eseguito molte ispezioni, in particolare nelle industrie chimiche, e
prescritto l'adozione delle relative misure di sicurezza. Comunque, con
l'HCN, così come con il CO del vecchio gas di città, il pericolo di
intossicazione sarebbe stato considerato prioritario rispetto a quello dello
scoppio o incendio.
Le modalità tecniche di applicazione delle "Norme per gli impianti elettrici
nei luoghi con pericolo di esplosione e di incendio" in Italia sono
disciplinate con le Norme 64-2 del Consiglio Nazionale delle Ricerche -
Comitato Elettrotecnico Italiano. Le suddette Norme "possono ritenersi
essenzialmente un'ampliarnento e un'evoluzione dei risultati delle
esperienze inglesi e americane tradotti nelle regole contenute
nell'Electrical Safety Code dell'Institute of Petroleum, nel National
Electrical Code della National Fire Protection Association e nella
Recommended Practice dell'American Petroleum Institute" (Norme CEI 64-2,
Milano, 1973, p. 5).
La tabella 1 allegata alle Norme elenca 268 gas o vapori pericolosi, fra
cui, al n. 22, l'acido cianidrico HCN, i cui limiti di infiammabilità
inferiore e superiore sono del 5,4 e 46,6%. La tabella Il elenca 87 polveri
di sostanze inorganiche e organiche, fra cui l'amido e il grano, il tabacco
e lo zucchero.
Si può rimanere sorpresi, ma anche le polveri del grano, della farina e
della crusca possono essere esplosive, e infatti il 13 agosto 1973 nel Silos
di Genova, durante la movimentazione del grano, si verificò una violenta esp
losione che divelse la sovrastante robusta soletta in cemento armato,
provocando due morti e otto feriti. Lo scrivente esegui la relativa
inchiesta-infortuni. Al limite, teoricamente, anche la massaia che provochi
uno sbuffo di farina mentre impasta il pane o la pasta può trovarsi di
fronte a una miscela esplosiva, ma nessuno ha vietato di impastare la
farina. E, come tutti sanno, anche il gas di città è un gas esplosivo.
Leuchter era un esperto di camere a gas americane, oltre che di sedie
elettriche e di iniezioni letali ma non aveva esperienza di impianti di tipo
industriale, e le camere a gas dei lager tedeschi - Wiesenthal dixit-
sarebbero state concepite come un'attività industriale. Chi qui scrive non
ignora, naturalmente, quale ruolo abbiano finora avuto le conclusioni
dell'engineer statunitense nelle argomentazioni di parte revisionista; ma,
anche prescindendo da altre intuibili considerazioni, trova che quelle
argomentazioni abbiano solo da guadagnare dall'essere supportate in termini
ineccepibili sotto il profilo delle più sperimentate e sicure conoscenze
tecniche e scientifiche.
Il famoso giornalista e storico W.L. Shirer, rifacendosi alla testimonianza
di Hoess, scrive tranquillamente (ed. it., Torino, 1965, pp. 1471-1473):
Come ricorda uno dei superstiti, fra gli internati era stata formata una
orchestra "di ragazze belle e giovani tutte in carnicette bianche e gonne
blu scuro". Mentre si procedeva alla selezione per le camere a gas, questa
allegra orchestrina, unica nel suo genere, suonava gai motivi... Al suono di
questa musica... uomini, donne e bambini venivano condotti ai bagni...
Talvolta si davano loro perfino degli asciugamani. Una volta entrati nella
"stanza delle docce" - forse era questo il primo momento in cui cominciavano
a sospettare che qualcosa non andava, perché circa duemila persone venivano
pigiate nel locale come sardine, per cui sarebbe stato difficile fare un
bagno - la massiccia porta scorrevole veniva chiusa a chiave e suggellata
ermeticarnente... I prigionieri nudi guardavano le docce da cui non usciva
acqua, oppure il pavimento, domandandosi come mai non vi erano scarichi.
Prima che il gas cominciasse ad agire occorreva qualche momento. Ma gli
internati non tardavano ad accorgersi [di] che cosa usciva dagli sfiatatoi.
Era a questo punto in genere che venivano presi dal panico, si ammassavano
lontano dalle condutture e infine si gettavano precipitosamente sulla
gigantesca porta metallica, contro la quale - come Reitlinger disse - "si
ammucchiavano in una piramide viscida azzurrastra chiazzata di sangue,
graffiandosi e colpendosi a vicenda perfino nell'agonia". Dopo venti o
trenta minuti, quando il grande ammasso di carne nuda aveva cessato di
contorcersi, delle pompe aspiravano l'aria avvelenata, la porta veniva
aperta e gli uomini del Sonderkommando intervenivano... Protetti da maschere
antigas e da stivali di gomma e maneggiando tubi di gomma iniziavano la loro
opera.
Shirer non può aumentare le dimensioni delle "camere a gas" di Auschwitz,
cioè 210 metri quadri, ma non rinuncia a introdurvi 2000 persone per volta -
occorre far quadrare i conti - e non importa se, "stretti come sardine", non
potrebbero vedere il pavimento e ancor meno "ammassarsi lontano dalle
condutture" e "gettarsi precipitosamente" sulla porta. Anche se Shirer
sapeva che dieci persone a metro quadro non hanno alcuna possibilità di
muoversi, non si è preoccupato delle eventuali critiche dei suoi lettori:
gli basta impressionarli. Shirer ha molta esperienza giornalistica, sa
che i lettori sono in questo caso pronti a prendere per buone le storie più
assurde e inverosimili e li tratta da minorati mentali purtroppo con buone
possibilità di essere creduto.
Notiamo che Shirer ora introduce l'uso delle maschere antigas da parte degli
uomini del Sonderkommando, rimediando a una dimenticanza di Hoess (o di chi
per lui).
Gasazione razionale con l'HCN
Supponiamo che fosse stato emanato un ordine verbale di procedere allo
sterminio con l'HCN. L'ipotesi è accreditata da Simon Wiesenthal quando
afferma di essere ripetutamente scampato alla fucilazione e di essere stato
trasferito da un campo all'altro in attesa di una camera a gas disponibile,
perché una pallottola costava troppo (cfr. S. Wiesenthal, Giustizia non
vendetta, Milano, 1989, p. 82). Quindi, durante la gasazione, si doveva
impiegare solo la quantità d'acido necessaria, senza sprecare del materiale
che costava molto di più di una pallottola.
Un qualsiasi tecnico specializzato, applicando la formula di Haber, avrebbe
stabilito che era sufficiente impiegare 0,3 mg/ litro di HCN che avrebbero
procurato la morte in 3 minuti e 20 secondi e che lo Zyklon B doveva essere
versato qualche minuto dopo la chiusura delle porte. Inoltre, usando questa
quantità di acido, necessaria e sufficiente, l'accesso al locale per la
rimozione dei cadaveri sarebbe risultato possibile anche senza far azionare
gli eventuali ventilatori.
Infatti, aprendo la porta, nella zona in prossimità dell'ingresso si sarebbe
verificato un rimescolamento dell'aria intema inquinata con l'aria esterna;
inoltre gli uomini addetti alla rimozione dei cadaveri, avvicinandosi alla
soglia del locale, con il proprio corpo avrebbero spinto altra aria fresca
all'interno. In un primo tempo avrebbero potuto limitarsi ad agganciare i
cadaveri caduti presso l'ingresso, dove il gas sarebbe stato già diluito,
allontanandosi dopo pochi secondi con il loro carico verso il forno
crematorio e l'aria pura. Solo dopo vari viaggi di andata e ritorno, e
quindi dopo vari minuti, si sarebbero spinti all'interno, e nel frattempo il
movimento avrebbe continuato a diluire il gas.
Perciò non si sarebbero intossicati, perché, come risulta dalla precedente
tabella, l'acido alla concentrazione di 0,15 mg/ litro, cioé diluito al 50%
di quello iniziale, risulta mortale solo dopo 30 minuti di esposizione; e
alla concentrazione di 0,05-0,06 mg/litro, cioè diluito al 20%, risulta
sopportabile per oltre 30 minuti.
In conclusione, sarebbe stato possibile accedere alle camere a gas ed
evacuare i cadaveri anche senza maschere antigas, fumando e mangiando, come
affermato da Hóss (o da chi per lui, s'intende).
Questo metodo razionale di gasazione risulta peraltro incompatibile con la
testimonianza dello stesso Hoess, secondo il quale nei locali ogni volta
venivano versati 7 kg di Zyklon B. Con questo quantitativo la concentrazione
di acido, a evaporazione completata, sarebbe risultata molto maggiore di
quella rapidamente mortale. Sarebbe bastata una sola aspirazione di acido
per assorbire gli 8 mg mortali. Anche in assenza di riscaldarnento iniziale
il gas avrebbe continuato a evaporare e sarebbe rimasto presente in
concentrazione mortale a lungo, anche dopo l'apertura delle porte.
Inoltre, a quella concentrazione, anche le maschere antigas sarebbero state
inefficaci, dato che i filtri si sarebbero esauriti dopo poche aspirazioni;
inoltre il gas avrebbe inquinato una vasta zona circostante il locale.
In altre parole, operando come sostenuto da Hoess, si sarebbe sprecato
materiale senza alcun vantaggio e si sarebbe reso più difficile il lavoro
successivo alla gasazione. Quelle alte concentrazioni erano invece
necessarie solo per sterminare gli insetti, ma queste gasazioni venivano
eseguite in locali molto più piccoli, appositamente attrezzati.
Anche l'uso di locali seminterrati come camere a gas sarebbe risultato
tecnicamente errato, laddove risultava corretto impiegare locali del genere
come camere mortuarie.
Quanta aria era disponibile pro capite?
Il locale aveva un volume di 506 m3, volume che, sottraendo quello occupato
dai corpi delle 2000 vittime, si riduceva a 406 m3 netti, che corrispondono
a 203 litri di aria pro capite. Poiché mediamente un uomo, svolgendo
attività leggera, respira 8 litri di aria al minuto, avrebbe esaurito l'aria
disponibile in 25 minuti al massimo.
Secondo i testi di fisiologia non tutta l'aria respirata viene utilizzata:
solo il 25% circa dell'ossigeno viene consumato, il resto viene restituito
all'ambiente.
Se tutto l'ossigeno dell'aria fosse utilizzabile, sarebbe sufficiente per
un'ora e 40 minuti. Ma non tutto l'ossigeno può essere utilizzato perché,
quando la sua pressione parziale si riduce oltre un certo limite, esso non
riesce ad attraversare le membrane dell'alveolo e della parete dei capillari
polmonari (cfr. Carmine Melino, Lineamenti di igiene del lavoro, Roma, 1977,
pp. 279-282).
L'ossigeno normalmente diventa inutilizzabile quando la sua percentuale
nell'aria scende dal 21% al 16% circa, il che corrisponde a un consumo
effettivo del 25% dell'ossigeno disponibile. Qualche sperimentatore ha
riscontrato che la respirazione può proseguire anche con percentuali di
ossigeno inferiori al 16%, ma si tratta di rilievi eseguiti in condizioni di
assoluto riposo, con riduzioni graduali e controllate.
Secondo le testimonianze, le vittime, appena scese dal treno, venivano
selezionate, fatte spogliare e subito inviate nelle camere a gas, dove,
appena si rendevano conto che non si trattava di docce, si agitavano e
lottavano fra di loro, aumentando il consumo di ossigeno. Notiamo che,
durante un lavoro pesante, il volume di aria respirato può aumentare fino a
80 litri al minuto, e quindi l'ossigeno a disposizione sarebbe stato
sufficiente per due minuti e mezzo.
Per riscontro riferiamoci ai valori riportati da Giuseppe Colombo nel
Manuale dell'ingegnere civile ed industriale (Milano, 1965, p. 514, voce
"ricoveri antigas"):
un m3 di aria contiene
782,7 litri di N
207,4 litri di 0
0,4 Iitri di C02 (0,4 per mille)
0,5 litri di vapor acqueo
Un uomo in un'ora (lavoro medio)
aspira 500-700 litri di aria
consuma 25 litri di O
produce 20 litri di C02
produce 40 g di vapor acqueo
produce 90 Cal
Limite di abitabilità di un locale: percentuale mass. di C02 , 4%... Con una
percentuale di ossigeno minore del 16% si spegne ogni fiamma, indicazione
che l'aria è irrespirabile (prova della candela).
Poiché ogni uomo avrebbe avuto a disposizione 203 litri di aria, che
contenevano 42,1 litri di ossigeno, e avrebbe potuto utilizzarli dal 21 al
16%, corrispondente al 24% di quelli disponibili, risulta che avrebbero
potuto consumare solo 24 /100 x 42,1 = circa 10 litri di ossigeno.
Consumando 25 litri / ora, ogni condannato avrebbe avuto ossigeno
sufficiente per 25 minuti: ritroviamo così lo stesso valore calcolato prima.
Ricordiamo che questo risultato è riferito a un lavoro medio, mentre quello
dei condannati, per quanto esposto, sarebbe stato più vicino a quello di un
lavoro gravoso.
Inoltre il risultato teorico deve essere ridotto per le seguenti
considerazioni:
a) Nel locale sarebbero potute entrare due-tre persone alla volta, ogni
due-tre secondi, cioè una al secondo, al massimo due al secondo. Per
riempire il locale sarebbero stati necessari non meno di 17 minuti, durante
i quali il locale stesso avrebbe cominciato a impoverirsi di ossigeno.
b) Ogni uomo avrebbe prodotto 40 g di vapor acqueo all'ora; in totale i 2000
condannati avrebbero prodotto 80 kg di vapore, che alla temperatura di 27,3
gradi C corrispondono a 111 m3 di vapore/h. In 25 minuti si sarebbero
prodotti 46 m3 di vapore. Inoltre l'aria, riscaldandosi da 0 gradi C a 27,3
gradi C, sarebbe aumentata di volume del 10%.
Si sarebbe quindi prodotta una piccola sovrapressione, che avrebbe
ostacolato il ricambio dell'aria, e il tempo di sopravvivenza si sarebbe
ridotto al disotto di quello sopra calcolato.
Anche se il numero di 2000 asfissiati per volta fosse esagerato e quello
effettivo fosse stato di 1500, come risulta in una delle dichiarazioni di
Hoess, l'aria disponibile sarebbe stata di 285 litri a testa, sufficienti
per 36 minuti, ma in questo caso i condannati, essendo meno compressi e
avendo maggiore libertà di movimento, si sarebbero agitati di più,
aumentando il consumo di ossigeno, e la morte per asfissia sarebbe stata
egualmente rapida. Comunque, gli aguzzini non si sarebbero preoccupati della
sofferenza inflitta ai morituri tenendoli nelle camere qualche minuto in
più; quindi la gasazione sarebbe stata assolutamente inutile, e (vedi
Wiesenthal) si sarebbe risparmiato.
Osserviamo che 200 litri è la quantità di aria disponibile in una bara e che
qualsiasi addetto alle pompe funebri sa che un uomo chiuso in una bara muore
in pochi minuti.
Tuttavia la verità ufficiale dello sterminio nelle camere a gas è stata
imposta in tutti i paesi ed è penetrata nel cervello di tutti gli uomini,
indipendentemente dal loro livello culturale.
Facciamo il caso che i testimoni, vedendo uscire tanti cadaveri dai locali,
abbiano creduto che i condannati morissero per gasazione e non per asfissia.
Questa sarebbe una giustificazione logica, se non fosse che:
- è stata presentata una massa di testimonianze sulle camere a gas, fra cui
quella di Hoess e di buon numero di SS;
- nessun giudice e nessuno dei tecnici e medici a disposizione dei tribunali
ha avanzato questa ipotesi;
- i dirigenti della ditta Degesch, che produceva lo Zyklon B, sono stati
condannati a morte per aver forníto il loro prodotto (destinato alle camere
di disinfestazione dagli insetti) ai lager;
- i dirigenti della ditta Topf sono stati condannati a morte, o "suicidati",
per aver collaborato alla costruzione e progettazione dei forni crematori e
delle camere a gas.
Conclusioni tecniche
I testimoni cui si è accennato, in un primo tempo hanno fatto credito ai
tedeschi di grande inventiva nel realizzare mezzi di sterminio
fantascientifici e, poi, hanno ripiegato su banali camere a gas, prendendo
spunto dalle esistenti camere di disinfestazione dagli insetti. Ma i
tedeschi, se fossero arrivati alle camere a gas ispirandosi alle camere per
disinfestazione, avrebbero dato prova di una singolare incapacità,
procedendo allo sterminio con metodi tecnicamente errati, lasciati
all'iniziativa di un qualsiasi sprovveduto.
A questo punto è opportuno ricordare che, fino alla seconda guerra mondiale,
la Germania era all'avanguardia nella fisica, nella medicina e soprattutto
nella chimica, tant'è vero che agli scienziati tedeschi erano stati
attribuiti un quarto complessivamente dei premi Nobel scientifici, un terzo
di quelli della chimica.
Gli storici ufficiali non hanno trovato un solo documento che confermi
l'esistenza di un ordine di sterminare gli ebrei e si ipotizza che ci sia
stato solo un ordine verbale: ipotesi che sarebbe in netto contrasto con la
proverbiale meticolosità teutonica. E' peraltro logico che, se le stragi
occasionali potevano essere lasciate alle iniziative personali, lo sterminio
degli ebrei di tutti i paesi occupati o controllati dai tedeschi avrebbe
dovuto essere programmato e organizzato con rigore, in modo da ottenere il
massimo risultato con il minimo impiego di mezzi.
Inoltre non avrebbero dovuto esserci eccezioni, sia per una questione di
principio, sia per non lasciare testimoni. Quindi non si sarebbe salvato,
per esempio, Simon Wiesenthal, che fu invece curato quando tentò il suicidio
tagliandosi le vene dei polsi e fu trasferito dalle SS in 12 lager diversi
(cfr. S. Wiesenthal, op. cit., interno di cop.). Il partigiano Primo Levi,
catturato e inviato ad Auschwitz, non sarebbe stato ricoverato due volte in
inferrneria e curato per ordine delle SS. Infine, in Germania, non sarebbero
sopravvissuti, secondo alcune fonti statistiche 50.000-198.000 ebrei
["Storia illustrata", n. 8/9, 1988, indica i sopravvissuti in 50.000. Si
veda più oltre la citazione relativamente alla cifra di 198.000
sopravvissuti.]. Il fabbisogno di mano d'opera sarebbe stato soddisfatto con
i milioni di prigionieri di guerra e con i civili dei paesi occupati.
In conclusione, a completamento delle prove e documenti prodotti dagli
storici revisionisti, che negano ci sia stato uno sterminio programmato
degli ebrei, risulta evidente che le camere a gas sarebbero state una
inutile complicazione, in quanto lo stesso risultato avrebbe potuto essere
raggiunto più semplicemente ed economicamente asfissiando in massa i
detenuti.
Questa soluzione tecnica sarebbe stata condivisa anche da Simon Wiesenthal,
il quale sostiene che i tedeschi avrebbero usato le camere a gas per
risparmiare, perché "Il genocidio com'è noto fu concepito dai nazisti con
teutonica razionalità, come un problema industriale"; e ancora: "I costi di
una pallottola erano troppo alti in rapporto al giro d'affari" (op. cit., p.
82). I nazisti avrebbero risparmiato infatti, oltre che il costo delle
pallottole, anche quello dell'HCN.
Tecnicamente e logicamente, la non economicità delle camere a gas depone
contro la loro realtà storica come strumento principale e caratteristico di
attuazione dello sterminio di cui alla leggenda olocaustica.
Inoltre, se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei nei paesi
occupati, avrebbero evitato di trasportarli, subito dopo la loro cattura,
dai paesi occidentali sino ai lager polacchi, impegnando mezzi di trasporto
e personale tedesco così preziosi in tempo di guerra, e li avrebbero
asfissiati nel primo lager in territorio tedesco, protetti dalla connivenza
della popolazione, costituita, come sostiene Daniel Jonah Goldhagen, da
"volonterosi camefici di Hitler", come recita il titolo del libro di questo
autore (Milano, 1997).
La perizia di Fred Leuchter
Le considerazioni tecniche che abbiamo svolto sulle camere a gas
differiscono da quelle di Fred Leuchter, engineer americano specialista
nella progettazione e costruzione delle camere a gas e delle sedie
elettriche impiegate in alcuni Stati dell'Unione per l'esecuzione dei
condannati a morte, anche se sia le sue sia le nostre portano alle stesse
conclusioni, in quanto negano la possibilità che quelle che sono state
descritte da testimoni e storici allineati e/o vengono mostrate nei lager
tedeschi come camere a gas fossero tali.
Leuchter afferma che le camere a gas, contigue ai forni crematori, e in
diretta comunicazione con essi, non potevano funzionare perché l'HCN è un
gas esplosivo, ragion per cui le camere a gas, con i forni crematori in
funzione, sarebbero esplose.
Così è stato dichiarato nella perizia presentata al processo contro Ernst
Zundel, celebrato nel 1988 di fronte al tribunale di Toronto, e questa
perizia è stata sostenuta anche da Robert Faurisson; ed era del tutto logico
che Faurisson accettasse l'opinione tecnica di un esperto in camere a gas.
Chi qui scrive, esperto nei problemi della sicurezza, ingegnere dei servizi
tecnici dell'Ispettorato del Lavoro e, per qualche anno, capo del servizio
di sicurezza durante la costruzione ed entrata in funzione dello
stabilimento siderurgico di Taranto, aveva rilevato l'errore di Faurisson,
reso pubblico in Italia nella famosa intervista con "Storia Illustrata"; e,
per chiarire la questione, era entrato in rapporti con lo storico Carlo
Mattogno, iniziando così con questi una collaborazione sui problemi tecnici
della cremazione.
Contrariamente a quanto affermato da Leuchter, le camere a gas non potevano
esplodere, perché la percentuale di HCN necessaria al, loro funzionamento
sarebbe rimasta sempre al disotto del limite inferiore di esplosività.
E opportuno chiarire che se, in qualche zona limitata, si raggiungesse una
concentrazione di gas maggiore del limite inferiore di esplosività, e
proprio in quella zona si verificasse una scintilla, lo scoppio resterebbe
limitato alla zona a concentrazione di gas superiore al limite e si
estinguerebbe subito al di là di tale limite.
Leuchter ha precisato che la miscela necessaria per la fumigazione (le
esecuzioni e/o la disinfestazione) era di 3,200 p.p.m. = 0,32% di HCN (si
veda Rapporto Leuchter, Parma, 1993, p. 24). Poiché 3.200 p.p.m. = 3.200 mg
= 3,2 g/ml, risulta che i 406 metri cubi netti delle camere a gas avrebbero
contenuto 3,2 x 406 = 1.300 g =1,3 kg di HCN.
I manuali sulla combustione non riportano il potere calorifico dell'HCN, ma,
applicando al C e all'H2 contenuto nell'HCN la formula della combustione,
risulta un P.c.s. = 4.891 e un P.c.i. = 4.691 kcal / kg. Il P.c.i.
dell'HCN immesso nel locale risulta quindi 4.691 x 1,3 = 6.100 kcal,
equivalente a quello di poco più di 1/2 kg di benzina. Sarebbero disponibili
6100/406 x 1,293= 6100/525 = 11.62 kcal/kg di aria.
L'aria, a volume costante, ha un calore specifico medio di 0,172 kcal/kg e
la combustione dell'HCN immesso nel locale provocherebbe l'aumento della
temperatura di 11,62 / 0,127 = 91,5 gradi C circa, assolutamente
insufficienti a provocare esplosioni.
Considerato che il limite inferiore di esplosività è del 5,4% in volume e
che l'HCN delle fumigazioni era dello 0,32%, fra i due valori risulta un
rapporto di 16,875 e quindi la combustione dei 5,4% di HCN provocherebbe un
aumento della temperatura di 91,5 x 16,875 = 1.544 gradi C. In questo caso
evidentemente si avrebbe l'esplosione.
Quindi, se nelle camere a gas fosse stata immessa la percentuale di 0,32
g/m3 di HCN prevista per le fumigazioni, la miscela gas-aria sarebbe rimasta
sempre molto al disotto del limite inferiore di esplosività, e ciò a maggior
ragione se fosse stata impiegata solo la quantità necessaria e sufficiente a
gasare gli uomini.
Leuchter ha affermato che "in una camera occupata al massimo della sua
capienza, nello spazio di 9 piedi quadrati (= 0,83 metri quadrati) o meno
per persona... gli occupanti morirebbero soffocati dalla loro stessa
respirazione molto prima di quando il gas (il CO) avesse avuto effetto" (op.
cit., pp. 31-32). Si osserva che l'aria disponibile pro capite, circa due
metri cubi, sarebbe stata invece sufficiente per quattro ore.
Per quanto concerne l'utilizzo del CO come gas per le esecuzioni, Leuchter
sostiene che il CO è "relativamente poco valido per le esecuzioni, dato che
il tempo necessario per provocare la morte è troppo lungo, a volte 30
minuti... Per utilizzare il CO ce ne vorrebbe una quantità relativa di 4.000
p.p.m... Inoltre, fu anche ipotizzato l'impiego del CO2,... tuttavia il CO2
è ancora meno efficace del CO... Concentrazioni di 4.000 p.p.m. [parti per
milione] e più [di CO] sono fatali a chi vi fosse esposto per più di un'ora"
(ibidem sull ' anidride carbonica riportiamo quanto si legge
nell'Enciclopedia UTET, vol. 11, Torino, 1955: "E un gas non comburente, non
alirnenta quindi... la combustione", la respirazione "non è possibile in un
ambiente che ne contenga più del 15% ". L'anidride carbonica è usata
nell'industria del freddo (ghiaccio secco), nella preparazione di acque
gassose e di birra, negli stabilimenti enologici, negli zuccherifici, ecc.
L'acido carbonico (H2CO3) esiste "nella soluzione acquosa di CO2, che ha una
lieve reazione acida". J.M. Stellman e S.M. Daum, in Lavorare fa
male alla salute, Milano, 1976, scrivono (p. 189) che alcuni gas, ad alte
concentrazioni, possono avere "effetto narcotico" (argon, anidride
carbonica, elio, neon, azoto, ossidi di azoto); che altri sono anche
infiammabili (acetilene, butano, etano, etilene, idrogeno, metano, propano).
Gli stessi autori aggiungono che negli USA il valore litnite di soglia del
C02 è di 5000 p.p.m. e 9000 mg/M3 (p. 302) e che il C02 "si ritrova
abitualmente nell'atmosfera e non è di per sé un gas tossico, ma se
l'ambiente di lavoro non è ben ventilato man mano che si libera fa diminuire
la normale quantità di ossigeno necessaria al lavoratore" (p. 326). Quando
la concentrazione di C02 arriva al 3-5%, "la frequenza respiratoria...
aumenta notevolmente"; se "sale all'8-15%" si manifestano "mal di testa,
vertigine, nausea, vomito e infine perdita di coscienza" ).
in merito si ricorda che l'aria è costituita da circa il 79% di N2 (compreso
l'argo, ecc. convenzionalmente assimilati all'azoto N2) e da circa il 21 %
di O2 (ossigeno). Immettendo nell'aria solo 4.000 p.p.m. di CO = 0,4% si
avrebbe una modesta riduzione dell'N2 e del O2 e la morte in un'ora.
Se, invece, si consuma il 4% di O2 e l'aria risulta composta dal 79% di
N2,il 17% di O2 ed il 4% di CO2 (10 volte più del CO), si ha difficoltà di
respirazione ma non si muore, perché il CO2 come I'N2, è un gas inerte e non
è tossico.
Gli effetti letali che si verificano in qualche lavorazione agricola, come
nella fermentazione dei mosti, sono dovuti al fatto che il CO, è 1,53 volte
più pesante dell'aria e in ambienti poco ventilati tende a saturare gli
strati inferiori. Sel' O2 scende al 16% o meno, si muore rapidamente
asfissiati: per questo motivo nel 1986 si sono verificati 1700 casi mortali
a seguito delle esalazioni di CO2 dai laghi vulcanici di Nyos in Camerun
(cfr. "Le Scienze", 2000, n. 9).
Leuchter giustamente rileva che l'HCN poteva continuare a svilupparsi dallo
Zyklon B anche dopo l'apertura delle camere a gas e inquinare l'esterno in
concentrazioni ancora pericolose. Questo sarebbe stato possibile se nelle
camere a gas fossero state raggiunte le stesse elevate concentrazioni
necessarie per la disinfestazione dagli insetti. Se, invece, come chiarito
in precedenza, nelle camere a gas fossero state raggiunte le concentrazioni
di 300 p.p.m. o poco più, necessarie e sufficienti per gasare gli uomini, i
problemi di inquinamento ambientale sarebbero stati superati.
Leuchter ha fatto analizzare numerosi campioni di materiale murale delle
camere a gas riscontrando elevate concentrazioni di cianuri solo sul
campione di controllo della camera di disinfestazione, e ciò confermerebbe
che le altre strutture non sono state inquinate dall' HCN. Ora, nelle
camere di disinfestazione dagli insetti la concentrazione di HCN era più di
20 volte maggiore di quella che sarebbe stata necessaria nelle camere a gas
e vi persisteva per un tempo almeno 20 volte maggiore, quindi la possibilità
di assorbimento di HCN da parte delle murature delle camere di
disinfestazione era almeno 20 x 20 = 400 volte maggiore di quella delle
murature delle camere a gas. Le indagini sui cianuri rilevati nelle pretese
camere a gas e nei locali di disinfestazione sarebbero valide solo se si
accettassero le dichiarazioni di Hoess relativamente alle quantità di acido
cianidrico impiegate.
Le norme tecniche e di legge da applicare usando l'HCN dopo la seconda
guerra mondiale
L'opinione che l'acido cianidrico non poteva essere impiegato nei locali
contigui ai forni crematori perché esplosivo è errata, non solo perché nelle
camere a gas non si sarebbe mai raggiunto il limite inferiore di
esplosività, ma anche perché molte attività industriali vengono comunemente
svolte in presenza di prodotti chimici infiammabili ed esplosivi, tant'è
vero che sono state emesse norme di legge che disciplinano l'impiego e la
lavorazione di tali prodotti.
In Italia le attività di questo tipo sono state disciplinate col D.P.R. 26
maggio 1959, n. 689: "Luoghi di lavoro per i quali sono presenti le
particolari norme di cui agli artt. 329 e 331 del D.RR. 27/5/55, n. 547 - D.
Ministeriale del 22/12/58".
A partire da detto decreto gli stabilimenti sono stati sottoposti a
verifiche annuali delle condizioni di sicurezza degli impianti ed era stato
compilato un apposito modello C dove venivano elencati i "Gas, vapori
inflammabili, materie esplosive e polveri, prodotti trattati, utilizzati o
immagazzinati". Nei locali dove potevano verificarsi concentrazioni
pericolose dovevano essere impiegati macchinari ed apparecchiature
elettriche antideflagranti, cioè resistenti ad eventuali esplosioni. Le
verifiche erano state affidate all'Ispettorato del Lavoro, e chi qui scrive
ha eseguito molte ispezioni, in particolare nelle industrie chimiche, e
prescritto l'adozione delle relative misure di sicurezza. Comunque, con
l'HCN, così come con il CO del vecchio gas di città, il pericolo di
intossicazione sarebbe stato considerato prioritario rispetto a quello dello
scoppio o incendio.
Le modalità tecniche di applicazione delle "Norme per gli impianti elettrici
nei luoghi con pericolo di esplosione e di incendio" in Italia sono
disciplinate con le Norme 64-2 del Consiglio Nazionale delle Ricerche -
Comitato Elettrotecnico Italiano. Le suddette Norme "possono ritenersi
essenzialmente un'ampliarnento e un'evoluzione dei risultati delle
esperienze inglesi e americane tradotti nelle regole contenute
nell'Electrical Safety Code dell'Institute of Petroleum, nel National
Electrical Code della National Fire Protection Association e nella
Recommended Practice dell'American Petroleum Institute" (Norme CEI 64-2,
Milano, 1973, p. 5).
La tabella 1 allegata alle Norme elenca 268 gas o vapori pericolosi, fra
cui, al n. 22, l'acido cianidrico HCN, i cui limiti di infiammabilità
inferiore e superiore sono del 5,4 e 46,6%. La tabella Il elenca 87 polveri
di sostanze inorganiche e organiche, fra cui l'amido e il grano, il tabacco
e lo zucchero.
Si può rimanere sorpresi, ma anche le polveri del grano, della farina e
della crusca possono essere esplosive, e infatti il 13 agosto 1973 nel Silos
di Genova, durante la movimentazione del grano, si verificò una violenta esp
losione che divelse la sovrastante robusta soletta in cemento armato,
provocando due morti e otto feriti. Lo scrivente esegui la relativa
inchiesta-infortuni. Al limite, teoricamente, anche la massaia che provochi
uno sbuffo di farina mentre impasta il pane o la pasta può trovarsi di
fronte a una miscela esplosiva, ma nessuno ha vietato di impastare la
farina. E, come tutti sanno, anche il gas di città è un gas esplosivo.
Leuchter era un esperto di camere a gas americane, oltre che di sedie
elettriche e di iniezioni letali ma non aveva esperienza di impianti di tipo
industriale, e le camere a gas dei lager tedeschi - Wiesenthal dixit-
sarebbero state concepite come un'attività industriale. Chi qui scrive non
ignora, naturalmente, quale ruolo abbiano finora avuto le conclusioni
dell'engineer statunitense nelle argomentazioni di parte revisionista; ma,
anche prescindendo da altre intuibili considerazioni, trova che quelle
argomentazioni abbiano solo da guadagnare dall'essere supportate in termini
ineccepibili sotto il profilo delle più sperimentate e sicure conoscenze
tecniche e scientifiche.