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Altro genocidio d’Israele: di ebrei neri
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HAL9000
2012-12-24 14:22:43 UTC
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Altro genocidio d’Israele: di ebrei neri

Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Il tasso di natalità dei Falascià, i presunti ebrei etiopici che lo Stato
ebraico ha trasportato in Israele in ben pubblicizzate «aliyah», è
crollato tragicamente: meno 50% negli ultimi dieci anni. Il fatto ha
incuriosito una giornalista della Israeli Educational Television di nome
Gal Gabai. La quale ha condotto un’inchiesta.

Gal Gabai ha intervistato decine di donne falascià, ed ha saputo da queste
che avevano ricevuto iniezioni di Depo Provera (un anticoncezionale alla
progestina efficace per tre mesi dopo una sola puntura) contro la loro
volontà. Alcune non avevano capito a cosa servisse l’iniezione; altre però
hanno riferito di essere state sottoposte a pressione e minacce,
tipicamente questa: se ti ribelli alla puntura, non ti lasciamo entrare in
Israele. Le iniezioni di Depo Provera sono state loro somministrate nel
campo-profughi di Gondar, nel campo di transito di Addis Abeba, e ancora
dopo il loro arrivo in Israele. Ad eseguire il trattamento forzato sono
stati i medici e infermieri del Joint Distribution Committee (JDC), la
storica organizzazione «umanitaria» ebraico-americana, celebre per le
raccolte di fondi intese, negli anni dello stalinismo, a nutrire i poveri
ebrei dell’URSS minacciati dalle carestie staliniane, e che ha cliniche ed
ambulatori in Etiopia per i falascià. Come vanta nel suo sito, il JDC è
«dedito a migliorare la salute e il benessere dei (falascià) abitanti
nella regione di Gondar». Invece fa parte di un progetto volto a ridurre
demograficamente i falascià, in evidente coordinamento con il servizio
sanitario israeliano. (www.jdc.org)

Le poche volte in cui si degnavano di dare qualche spiegazione alle donne
che chiedevano i motivi dell’iniezione, i medici e infermieri dicevano
loro che, se avessero messo al mondo troppi figli, avrebbero avuto vita
difficile in Israele. Ad alcune, è stato detto che le pillole
contraccettive non erano adatte a loro, perché non sarebbero state capaci
di ricordarsi di prenderle regolarmente. Una telecamera nascosta su una
etiope trattata in un ambulatorio in Etiopia ha confermato che, mentre la
donna riceveva la puntura, il personale israeliano le dava appunto questa
spiegazione. Una ginecologa intervistata dalla giornalista è rimasta
stupita e sgomenta quando ha saputo la cosa: il Depo-Provera è prescritto
raramente, e solo a donne ricoverate in manicomio o handicappate mentali.
È precisamente l’idea che non solo i medici, ma il pubblico israeliano ha
dei «fratelli» falascià: degli arretrati mentalmente inferiori, sub umani.
Molti dei più «religiosi» non li considerano nemmeno ebrei e quindi
impuri; anni fa nacque uno scandalo quando si scoprì che il sangue di
donatori falascià veniva buttato via nei WC degli ospedali, perché nessuno
voleva essere perfuso col sangue «dei negri». (Tainted Blood: The
Ambivalence of Ethnic Migration in Israel, Japan, Korea, Germany and the
United States)

Essi subiscono continue e pesanti discriminazioni quando di tratta di
affittare una casa, di scegliere la scuola per i figli, durante la ricerca
di lavoro, nel servizio militare. Una buona metà di loro, di conseguenza,
è ridotta in miserabili ghetti «negri», emarginati da una società sempre
più paranoicamente razzista. E adesso, le loro donne subiscono la
sterilizzazione forzata, in quanto non appartenenti alla razza eletta.
Difatti, fa notare l’inchiesta della Gabai, esistono altre minoranze
socialmente sfavorite in Israele, «ma non vengono assoggettate a piani
forzati di riduzione delle nascite». Tipicamente, gli Haredim hanno 8
figli per famiglia, ma i medici israeliani non danno alle loro donne di
nascosto delle iniezioni contraccettive. È puro e semplice razzismo quello
che anima il programma «generazione perduta» per i falascià.

È persino incomprensibile come mai il regime israeliano abbia voluto in
Israele i falascià: la leggenda ufficiale, che li vuole elementi delle
«tribù perdute di Israele» o ebrei yemeniti o egiziani riparati in
Etiopia, è palesemente infondata. Ancor più fantasiosa la loro pretesa
discendenza dagli amori fra re Salomone e la Regina di Saba. Quasi si
tratta di antichi cristiani copti etiopici che, per via di un totale e
secolare isolamento e della compenetrazione nelle narrative dell’Antico
Testamento, hanno cominciato a credersi ebrei e a praticare culti ebraici
e pratiche giudaiche (per esempio la circoncisione, il culto di un’arca
dell’alleanza made in Ethiopia…) come descritti nella Bibbia, forse
attorno al 15mo secolo (1). Ma parlavano aramaico, ed avevano una propria
casta sacerdotale (di origine copta), che una volta giunta in Israele sono
stati costretti a sostituire con i rabbini, di cui nulla sapevano. E molti
dei quali non li credono giudei, ma animali parlanti.

Le autorità israeliane li hanno trattati come bestiame persino quando ne
«salvavano» migliaia, nella molto propagandata Operazione Salomone del
1991, quando li portarono via dall’Etiopia di Menghistu: caricati su aerei
da carico svuotati dei sedili, privati di ogni bagaglio, spogliati per
fare meno peso di scarpe e abiti, ad ognuno di loro fu applicato sulla
fronte un adesivo di plastica con un numero. Alle donne era impedito di
tenere con sé i neonati; nonostante ciò, alcune riuscirono a nascondere i
loro figlioletti sotto la veste, e furono identificati e censiti solo
all’arrivo: finalmente israeliani, ossia cittadini di serie C nella sola
democrazia razziale del mondo. E nonostante tutto, anche oggi Netanyahu
organizza «rientri» di questi presunti ebrei: nei prossimi 3 anni, 7.864
etiopi saranno accolti in Israele. Si pensa che questa ostinazione
ufficiale abbia a che fare con la volontà di contrastare la crescita
demografica palestinese con l’arrivo di israeliani da tutto il mondo; ma
allora che senso ha la sterilizzazione delle donne «negre»? (Gli ultimi
ebrei d'Etiopia ammessi in Israele)


Forse bisognerebbe interrogare le profonde psico-patologie, i misteriosi
«conflitti interiori» del subconscio giudaico che si traducono in atti
contradditori.
Quello che soffrono i falascià non è il primo genocidio di ebrei tentato
dallo Stato ebraico: nel 1951, quando il Paese era sotto la guida di Ben
Gurion il padre della patria, centomila bambini sefarditi immigrati dal
Marocco (o meglio, le cui famiglie erano state indotte ad immigrare dalle
agenzie ebraiche) furono sottoposti a radiazioni alla testa: 35 mila volte
le radiazioni massime consentite.
I macchinari radianti a raggi X erano forniti dall’esercito USA; proprio
nel ‘51 erano state bandite le sperimentazioni nucleari su esseri umani in
America, e il Pentagono aveva bisogno di cavie. Ai sefarditi irradiati fu
detto che era un trattamento per liberarli dalla tigna (tricofitosi:
tipica malattia da sporcizia); il governo israeliano, dominato totalmente
dagli askenaziti, per questo esperimento ricevettero un grosso
finanziamento americano: 12 volte il bilancio della Sanità israeliana di
allora.

I piccoli sefarditi marocchini venivano prelevati dalle scuole elementari
e caricati su pullman per «gite scolastiche»; invece erano trasportati in
laboratori dove subivano l’irradiazione. Seimila di questi bambini
morirono quasi immediatamente, altri negli anni seguenti, molti per
tumori; i sopravvissuti, ormai vecchi, presentano gravissimi disturbi
cerebrali e della pelle. Ne abbiamo parlato in un articolo del 2009
(Ricordiamo l'olocausto anche noi).

Sicché gli askenaziti al potere in Israele, gente venuta dall’Europa,
discendente dai turco-mongoli Khazari e quasi sicuramente senza una goccia
di sangue veramente ebraico nelle vene, eliminarono migliaia di veri
ebrei, sefarditi, in quanto «inferiori». Continuando l’opera di cui
accusano i nazisti.

Anche questo orrendo caso è stato oggetto di un’inchiesta televisiva che è
andata in onda in Israele: «100.000 Radiations», prodotto nel 2003 dalla
Dimona Productions Ltd. (Dimona è il luogo delle installazioni atomiche
giudaiche), registi Asher Khamias e David Balrosen, produttore Dudi
Bergman. Il 14 agosto 2006 l’ha trasmesso la TV israeliana Canale 10.

Non sanno cosa rischiano i 60 mila africani, sudanesi, eritrei,
sub-sahariani, che hanno cercato riparo in Israele dai loro regimi, dalla
miseria e dalla fame. E sono costretti a vivere come clandestini illegali,
in abietta povertà, sfruttati e maltrattati senza alcun diritto nella
unica democrazia razziale. Non è nemmeno il caso di parlare di diritto
d’asilo, o di avanzare richieste d’asilo: l’unica democrazia bla bla non
lo riconosce. La popolazione odia i «negri», e i politici hanno un facile
successo scagliandosi contro di loro. Sempre più spesso hanno luogo
aggressioni, devastazioni dei loro locali di ritrovo e incendi dei loro
miseri appartamenti. Il 23 maggio scorso, nel sobborgo di Hatikva (Tel
Aviv) è avvenuto un vero e proprio pogrom organizzato contro i negri e i
loro locali. I loro poveri beni sono stati bruciati in piazza durante una
festa notturna con sventolio di bandiere israeliane, che ricordava da
vicino i falò di arte degenerata del Terzo Reich. Si vedano fatti e foto
nel rapporto qui segnalato: (Cancer in our body)

Nel 2007, quando ancora gli immigrati africani erano pochi, una ventina di
sudanesi del Darfur aveva trovato lavoro ed alloggio in una moshav
(fattoria agricola) presso la cittadina di Hadera – a fare i lavori che
gli ebrei non vogliono più. Il sindaco di Hadera, Chaim Avitam, emanò un
decreto d’espulsione: durante la notte mandò forze di sicurezza nei
dormitori, che distrussero tutti i documenti dei sudanesi li caricarono
nei bus e li sbatterono fuori dalla città. «Hadera non è il bidone della
spazzatura del paese», disse il sindaco. (Complaint filed against Hadera
mayor for expelling refugees)

Nel luglio 2010, 25 rabbini di Tel Aviv hanno emanato un editto religioso
(come si dice «fatwa» in ebraico?) che vieta agli ebrei di affittare
appartamenti agli africani, con ampie citazioni delle Scritture bibliche
sul dovere di ripulire etnicamente la sacra terra di Israele da ogni
straniero.
Immediatamente, dozzine di rabbini in tutto il Paese hanno imitato
l’editto di Tel Aviv. Il promotore dell’iniziativa, l’uomo che ha fatto
fisicamente contattato i rabbini per raccogliere le loro firme, è un
consigliere comunale di Tel Aviv di nome Benjamin Babayof, che chiama la
presenza dei «negri» in Terrasanta «abominazione». Nel febbraio 2012,
Babayof ha fatto appello al ministero dei Trasporti, chiedendo linee di
bus separati per i negri, o il divieto di lasciarli salire sui mezzi,
«perché puzzano».

Ma già mesi prima dell’editto rabbinico, il rabbino Yaakov Asher, che è
anche sindaco di Bnei Brak, cittadina ai confini di Tel Aviv, ha sbattuto
fuori di casa decine di africani immigrati, con misura immediata,
adducendo irregolarità edilizie (una scusa adottata da sempre contro i
palestinesi). Che avevano affittato legalmente; ma quando alcuni di loro
sui sono recati al municipio con i loro contratti legali in mano,
chiedendo in base a quale norma erano stati sfrattati, si sono sentiti
rispondere: «Perché non siete ebrei». Ma la maggior parte di loro non
aveva nemmeno ricevuto l’avviso di sfratto; gli era stata tolta di botto
l’acqua e la luce, senza spiegazione.

Nel gennaio 2011, Meir Ytzhak Halevi, sindaco di Eilat, ha sferrato una
vera campagna contro gli immigrati, stampando a spese del municipio dei
manifesti contro di loro. Ha vietato ai figli degli africani di
frequentare le scuole elementari, fino a quando è stato costretto a farlo
da una sentenza dell’alta corte israeliana.

Amnon Yitzhak
Amnon Yitzhak
Da segnalare la luminosa figura di Amnon Yitzhak, un popolarissimo
predicatore che (sul modello dei telepredicatori USA) viaggia in lungo e
in largo per Israele a convertire gli ebrei secolarizzati allo stretto
giudaismo fondamentalista. Eilat è una tradizionale fortezza del
secolarismo, ma Ytzhak è riuscito a conquistare molti cuori atei
inzuppando il suo messaggio religioso nel razzismo anti-negri. Nel
febbraio 2012, nel corso di una riunione di conversione in massa, ha
spiegato che la pelle nera dei sudanesi «è una punizione di YHVH» perché i
loro capostipiti, della stirpe di Cham, ebbero rapporti sessuali mentre
erano nell’arca di Noè, «benché ciò fosse proibito». Ha detto che se una
donna ebrea va a letto con un sudanese, «finirà in Africa ad arrampicarsi
sugli alberi e a mangiare banane» perché, ha sottolineato, costoro sono
come scimmie. Adesso il telepredicatore talmudico ha fondato un suo
partito politico, il cui nome suona come «Forza per Influire», che
concorre alle prossime elezioni.

Ben Dror Yemini, il direttore ed opinionista del quotidiano Maariv, ha
inaugurato l’uso sistematico di termini offensivi e insultanti (tipo
«sporco ebreo», pardon, «sporco negro») verso questi immigrati; usanza
immediatamente adottata dai giornalisti in genere. Normalmente, i
rifugiati vengono bollati come «infiltrati» invasori, gente che porta
malattie, che violenta le nostre donne; e inoltre «un cancro», calamità
nazionale, e «pericolo esistenziale per Israele»: fatale concetto, dopo il
quale di solito il piccolo popolo minacciato nella sua stessa esistenza
procede alle stragi. E già molte voci nella Knesset si sono levate
chiedendo di concentrare questi poveri immigrati in un campo di
concentramento nazionale.

Post Scriptum. Magari è opportuna una segnalazione a quegli ebrei d’Italia
«orgogliosi di Israele», da Gad Lerner a Paolo Mieli, che nascondono nei
loro mezzi mediatici il razzismo israeliano, ma bollano il «razzismo»
degli italiani contro gli zingari, e invitano all’accoglienza e
all’integrazione degli immigrati senza distinzione. E al sindaco di Milano
Pisapia che ha regalato 8 mila euro dei contribuenti, mentre prepara le
case per loro, ad ogni famiglia di zingari accampati in città, e dà del
razzista a chi obietta che magari ci sono altri milanesi più bisognosi di
8 mila, per esempio i pensionati minimi. Per i rom, la giunta Pisapia ha
stanziato 5 milioni di euro. Per i pensionati, niente. Non a caso gli
zingari a Milano sono aumentati, accorrono a frotte. Oggi sono almeno
2.500.

Impari Pisapia dall’unica democrazia del Medio Oriente.




1) Ecco cosa succede a giudaizzare troppo. Come noto, il ministro Andrea
Riccardi, gran guru della «cattolica» Sant’Egidio, segue le teorie del
rabbino Elia Benamozegh (Livorno 1823 – 1900) il quale, «riteneva
possibile una riforma della cristianità attraverso un vero e proprio
percorso di teshuvah» ¬il termine significa «pentimento», «ritorno al
nuovo inizio» ¬«compiuto il quale il cristianesimo si spoglierà di tutto
ciò che ha di contrario all'ebraismo, deporrà le vesti prese in prestito,
i brandelli di paganesimo, che lo hanno reso irriconoscibile ai suoi
genitori, che lo fecero espellere dalla casa paterna» (L’origine dei dogmi
cristiani). Questa evoluzione pare assai favorita nelle alte sfere
vaticane. Il nostro destino dunque, per Riccardi, è diventare i falascià
di Sion.
--
“omosessuali e socialismo
non possono convivere”
Ernesto "Che" Guevara

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
Arduino
2012-12-24 22:52:07 UTC
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Post by HAL9000
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Altro genocidio d’Israele: di ebrei neri
Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Ti rivelo un grande segreto:
Trattasi di povero scemo.
Aereonauta Giannozzo
2012-12-25 12:14:53 UTC
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Post by Arduino
Post by HAL9000
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=212746&Itemid=143
Altro genocidio d’Israele: di ebrei neri
Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Trattasi di povero scemo.
guarda Arduino, ho avuto la stessa impressione in occasione dei suoi
passaggi in TV (ad esempio sull'11.9). Pero' gli scritti firmati da lui
sono di ben altra pasta, al punto che francamente io sospetto glieli scriva
qualcun altro. Detto questo, se non entri nel merito dell'articolo in
questione ma ti limiti a obiezioni ad personam, tu resti esattamente al
livello del Blondet televisivo.
--
El amor es el órgano con que percibimos la inconfundible individualidad de
los seres N.Gomez/Davila
Arduino
2012-12-26 21:24:06 UTC
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Post by Aereonauta Giannozzo
guarda Arduino, ho avuto la stessa impressione in occasione dei suoi
passaggi in TV (ad esempio sull'11.9). Pero' gli scritti firmati da lui
sono di ben altra pasta, al punto che francamente io sospetto glieli scriva
qualcun altro. Detto questo, se non entri nel merito dell'articolo in
questione ma ti limiti a obiezioni ad personam, tu resti esattamente al
livello del Blondet televisivo.
Mi fa piacere che ti sia accorto che il poveretto è scemo, e se qualcosa di
sensato pubblica è evidente che glie l'hanno scritto altri.
Quanto alla materia del discutere, essendo cosa che non sta ne in cielo ne
in terra, neppure la prendo in considerazione.
Mi interesserebbe solo se fossi uno studioso di malattie mentali. Quelle di
blondet e anonimi autori.
Jinn
2012-12-27 10:02:31 UTC
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Post by Arduino
Post by Aereonauta Giannozzo
guarda Arduino, ho avuto la stessa impressione in occasione dei suoi
passaggi in TV (ad esempio sull'11.9). Pero' gli scritti firmati da lui
sono di ben altra pasta, al punto che francamente io sospetto glieli scriva
qualcun altro. Detto questo, se non entri nel merito dell'articolo in
questione ma ti limiti a obiezioni ad personam, tu resti esattamente al
livello del Blondet televisivo.
Mi fa piacere che ti sia accorto che il poveretto è scemo, e se qualcosa
di sensato pubblica è evidente che glie l'hanno scritto altri.
sarebbe a dire che e' povero perche' dice la verita', e che guadagnerebbe
molto di piu' a leccare i poteri forti come fan tutti, per questo e' scemo?
Arduino
2012-12-30 14:35:37 UTC
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Post by Jinn
sarebbe a dire che e' povero perche' dice la verita', e che guadagnerebbe
molto di piu' a leccare i poteri forti come fan tutti, per questo e' scemo?
E' scemo perché tale lo ha fatto madrenatura.
Quanto al dire la verità, spero tu stia scherzando ...
Jinn
2012-12-31 08:47:49 UTC
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Post by Arduino
Post by Jinn
sarebbe a dire che e' povero perche' dice la verita', e che guadagnerebbe
molto di piu' a leccare i poteri forti come fan tutti, per questo e' scemo?
E' scemo perché tale lo ha fatto madrenatura.
si puo' apparire anche scemo a noi, uno che scrive su un giornale cattolico
e si veste e ragiona come un frate
Post by Arduino
Quanto al dire la verità, spero tu stia scherzando ...
basta contrallare da fonti certe, ad esempio gruppi alternativi ebraici e
israeliani e capire che e' quasi tutto vero. Daltra parte cosa ci si
potrebbe aspettare da una ideologia quella sionista nata in contemporanea
col nazismo. E anzi i sionisti furono un tempo alleati dei nazisti e alla
fin fine i veri responsabili del cosidetto olocausto degli ebrei nei campi
di concentramento nazisti, avendo rifiutato di accogliere i profughi.
Poi, anche senza entrare nel merito di un ragionamento razzista, te anche se
sei ebreo, ti fideresti un politico o un militare aschenazita? e questo te
lo dico io che conosco molti ebrei italiani che non si fidano di loro
Arduino
2013-01-01 16:10:24 UTC
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e alla fin fine i veri responsabili del cosidetto olocausto degli ebrei
nei campi di concentramento nazisti, avendo rifiutato di accogliere i
profughi.
Ci sono dei livelli di disinformazione che mi fanno paura.
Il tuo è uno di questi:
Dunque, a non volere che gli ebrei defluissero in Israele, non sono stati
gli arabi e gli inglesi, ma i sionisti.
Ma dove le apprendi queste informazioni? Da: Le Fogne Editrici?
Jinn
2013-01-01 17:13:42 UTC
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Post by Arduino
e alla fin fine i veri responsabili del cosidetto olocausto degli ebrei
nei campi di concentramento nazisti, avendo rifiutato di accogliere i
profughi.
Ci sono dei livelli di disinformazione che mi fanno paura.
Dunque, a non volere che gli ebrei defluissero in Israele, non sono stati
gli arabi e gli inglesi, ma i sionisti.
Ma dove le apprendi queste informazioni? Da: Le Fogne Editrici?
i sionisti sono stati i piu' fedeli alleati del nazismo.
Sin dal 1933 c'era un accordo per trasferire milioni di ebrei europei in
Palestina a patto che i nazisti potessero razziare i beni di proprieta' dei
profughi
http://en.wikipedia.org/wiki/Haavara_Agreement

Questo accordo smise di funzionare quando l'Inghilterra chiuse le frontiere
della Palestina all'ingresso di nuovi profughi. A questo punto la Jewish
Agency, che si occupava del trasferimento dei profughi, avrebbe potuto
finanziare l'esodo verso le Americhe o qualsiasi altra destinazione nel
mondo: Hitler aveva preparato il progetto per trasferirli in Madagascar
allora sotto il governo francese collaborazionista di Vichy. Ma trasferire i
profughi ebrei in un'altra destinazione che non fosse la Palestian
significava disperderli, e questo andava contro lo scopo dei sionisti che
volevano radunare tutti gli ebrei del mondo per costruire lo stato
d'Israele. Per questo motivo i responsabili della Jewish Agency si
rifiutarono di finanziare l'esodo verso le Americhe, ed in cio' sta la
responsabilita' dei sionisti nel cosidetto olocausto ebraico.
Ma e' falso che la 'soluzione finale' dei nazisti consisteva nel genocidio
degli ebrei, cio' e' un'assurdita' perche' anche nel 1941 sionisti e nazisti
erano alleati e lo restarono fino alla fine della guerra. I profughi ebrei
non potendo essere trasferiti in Palestina dovevano necessariamente essere
ospitati temporaneamente in campi di concentramento. I campi di
concentramento nazisti non erano certo peggiori di quelli russi o giapponesi
o inglesi, ma la certamente gli ebrei erano trattati poco piu' che bestiame
da lavoro perche' questo era negli accordi coi sionisti. Se poi quei
prigionieri in gran parte morirono non fu certo per le camere a gas ma per
la mancanza di cibo e per le malattie.
Aereonauta Giannozzo
2012-12-28 00:17:42 UTC
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Post by Arduino
Post by Aereonauta Giannozzo
guarda Arduino, ho avuto la stessa impressione in occasione dei suoi
passaggi in TV (ad esempio sull'11.9). Pero' gli scritti firmati da lui
sono di ben altra pasta, al punto che francamente io sospetto glieli scriva
qualcun altro. Detto questo, se non entri nel merito dell'articolo in
questione ma ti limiti a obiezioni ad personam, tu resti esattamente al
livello del Blondet televisivo.
Mi fa piacere che ti sia accorto che il poveretto è scemo, e se qualcosa di
sensato pubblica è evidente che glie l'hanno scritto altri.
Quanto alla materia del discutere, essendo cosa che non sta ne in cielo ne
in terra, neppure la prendo in considerazione.
come non sta ne' in cielo ne' in terra? In base a cosa lo stabilisci?
Guarda che ne hanno parlato quotidiani inglesi, russi, americani e
soprattutto israeliani. Guarda che le interviste agli assistenti e ai
dottori israeliani sono a tua disposizione su internet, e anche la TV
israeliana ha fatto dei servizi sul fatto in questione.
--
El amor es el órgano con que percibimos la inconfundible individualidad de
los seres N.Gomez/Davila
Aereonauta Giannozzo
2012-12-28 00:20:48 UTC
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Post by Aereonauta Giannozzo
Post by Arduino
Mi fa piacere che ti sia accorto che il poveretto è scemo, e se qualcosa di
sensato pubblica è evidente che glie l'hanno scritto altri.
Quanto alla materia del discutere, essendo cosa che non sta ne in cielo ne
in terra, neppure la prendo in considerazione.
come non sta ne' in cielo ne' in terra? In base a cosa lo stabilisci?
Guarda che ne hanno parlato quotidiani inglesi, russi, americani e
soprattutto israeliani. Guarda che le interviste agli assistenti e ai
dottori israeliani sono a tua disposizione su internet, e anche la TV
israeliana ha fatto dei servizi sul fatto in questione.
dai un'occhiata qui, per cominciare. Se non hai l'abbonamento in rete trovi
le copie dell'articolo integrale

http://www.haaretz.com/news/national/why-is-the-birth-rate-in-israel-s-ethiopian-community-declining.premium-1.483494
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El amor es el órgano con que percibimos la inconfundible individualidad de
los seres N.Gomez/Davila
Arduino
2012-12-30 14:37:10 UTC
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Post by Aereonauta Giannozzo
come non sta ne' in cielo ne' in terra?
va bene, va bene:
Gli ebrei sono così malvagi che si sterminano persino da soli.
sei contento?
Aereonauta Giannozzo
2012-12-30 21:47:40 UTC
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Post by Arduino
Post by Aereonauta Giannozzo
come non sta ne' in cielo ne' in terra?
Gli ebrei sono così malvagi che si sterminano persino da soli.
sei contento?
no. Ti ho dato il link di un autorevole quotidiano *israeliano* che ha
denunciato i fatti. Ti ho fatto il nome di una d.ssa israeliana che ha
apertamente denunciato la politica di contenimento demografico su base
razzista a danno dei falasha. Ti ho dato le cifre del fenomeno. Ti ho
citato delle trasmissioni televisive israeliane che ne hanno parlato. Cio'
dimostra che nessun popolo e' malvagio. Molti del popolo, come te sono
onnubilati, se non proprio traviati. La loro facoltà critica e' indebolita,
fanno e dicono quello che altri vogliono, sottoposti come sono a un fuoco
di fila di menzogne non fondate ma ben costruite. Commettono il male
pensando di agire per il bene. Messi davanti ai fatti se la cavano con
battutine imbarazzanti, che tradiscono solo pregiudizi e ignoranza dei
fatti: questo perche' il pre-giudizio impedisce l'umile lavoro della
conoscenza. Altri pero' come la d.ssa Bitton vedono lucidamente la
situazione e si muovono in base a giudizi tratti dalla conoscenza reale dei
fatti, che lei ha avuto modo di appurare di persona - e conseguentemente di
denunciare.
--
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Z
2013-01-01 17:24:12 UTC
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Post by Aereonauta Giannozzo
Ti ho dato il link di un autorevole quotidiano *israeliano* che ha
denunciato i fatti.
Radiografia di Haaretz, il quotidiano arabo scritto in ebraico
Il commento di Giulio Meotti

Golda Meir amava ripetere che l'ultimo governo sostenuto apertamente da
Haaretz è stato quello del Mandato britannico, estintosi nel 1948. Dopo il
1993, in seguito agli accordi di Oslo fra Israele e l'Olp di Arafat, Haaretz
ha fatto una eccezione alla regola sostenendo apertamente Yitzhak Rabin. Ma
è lo stesso giornale che nel 1977 aveva provveduto a innescare le dimissioni
di Rabin dalla carica di premier rivelando che la moglie Leah aveva un conto
corrente in dollari negli Stati Uniti, in contrasto con le norme valutarie
in vigore in Israele. Il giornale della borghesia intellettuale di Tel Aviv
da sempre ama staffilare i primi ministri, e con ancora maggiore zelo
qualora siano esponenti della destra, soprattutto se si chiamano Benjamin
Netanyahu. Il premier in carica ha ricambiato il favore, non soltanto
annullando l'abbonamento al giornale, ma dicendo che "Israele ha due nemici:
il New York Times e Haaretz". "Promuovono una campagna antisraeliana nel
mondo, i giornalisti al mattino basano le loro storie su quel che leggono
sul New York Times e Haaretz", ha aggiunto. In un Israele già entrato in
campagna elettorale (si vota a fine gennaio), Haaretz, che ha vinto (per
ora) la guerra sullo strike all'Iran, sarà l'unica opposizione a Netanyahu.
E così le sue pagine dei commenti sono già diventate un'infinita lista di
verdetti, in cui si accusa "Bibi" di aver gettato nel panico il paese sull'Iran,
di aver distrutto il processo di pace, di aver fama di bugiardo, di avere la
smania del potere, di essere odiato anche dai propri uomini, e persino da
quella moglie di cui i domestici raccontano storie da basso impero. Il team
di Netanyahu replica che Haaretz, noto anche come la Vecchia signora del
giornalismo israeliano, nasconde la propria crisi dietro alla "difesa della
democrazia israeliana" dall'assalto della destra al potere. La scorsa
settimana, per la prima volta in tre decenni, il più noto, controverso e per
molti autorevole quotidiano d'Israele non è uscito nelle edicole. Il
quotidiano simbolo dei caffè di via Shenkin, rifugio della bohème pacifista
israeliana, riconosciuto per la sua indipendenza e per il suo prestigio, è
in grave crisi economica, e come molti altri giornali israeliani rischia la
chiusura. La destra religiosa legge Makor Rishon, gli ultraortodossi
acquistano Hamodiya, la middle class israeliana si divide fra Yedioth
Ahronoth e Israel Hayom, il giornale gratuito del magnate americano Sheldon
Adelson, finanziatore di Mitt Romney e del premier Netanyahu. Che ruolo avrà
Haaretz in un paese che sta diventando sempre più religioso e dove gli
ultraortodossi entro due decenni diventeranno un terzo della popolazione? Un
solco sempre più profondo separa "i ragazzi di Shenkin", la sinistra laica
di Tel Aviv, e la pancia popolana, scura e maggioritaria che si snoda fra i
quartieri haredi, le periferie povere e pie, le colonie e i grandi quartieri
della Gerusalemme sorta dopo il 1967. Fondato nel 1948, come lo stato di
Israele, anche il quotidiano Maariv è sul lastrico e millecinquecento
dipendenti rischiano di ricevere presto lettere di licenziamento, mentre gli
altri 300-400 continueranno a lavorare in forma ridotta e sotto un nuovo
editore, Shlomo Ben Zvi, nazionalista e proprietario di un altro quotidiano,
Makor Rishon, vicino al movimento dei coloni. "Mai prima nella storia di
Israele la destra aveva avuto a disposizione tanti e tali mezzi di
comunicazione", ha scandito una commentatrice della televisione di stato.
Con la crisi, Haaretz riduce il numero della pagine, mentre Yedioth progetta
di lasciare la sede storica di Tel Aviv per spostarsi in periferia. "Se
Haaretz deve chiudere, meglio ora che dopo", ha detto alcuni giorni fa Amos
Schocken, il patrono della dinastia che da un secolo edita il giornale.
Spocchioso quanto basta da presentarsi ufficialmente come il "Giornale per
le persone che pensano", Haaretz è il giornale specchio e banco di prova
dell'élite fondatrice d'Israele e di tutti i suoi figli, ma è anche il
foglio di carta notoriamente più odiato oggi dalla maggioranza dei
cittadini. E pensare che il celebre logo del quotidiano, quattro lettere
ebraiche nere e stilizzate, è stato realizzato da un grafico d'eccezione: il
teorico del sionismo nazionalista Zeev Jabotinsky. Anche nella grafica
Haaretz è più snob di ogni altro giornale ebraico. Le pagine sono grandi,
scomodissime da sfogliare in pubblico, i commenti sono sempre lunghi,
introflessi e verbosi. In un programma satirico, un agente dei servizi
segreti tortura l'assassino di Rabin, Yigal Amir, leggendogli sadicamente l'intero
supplemento letterario di Haaretz. A gettare nel discredito la reputazione
del quotidiano è stato da ultimo il caso Anat Kamm e Uri Blau. Quest'ultimo
è il reporter investigativo di Haaretz condannato per possesso di documenti
riservati militari. "Spionaggio", dunque. La vicenda ha avuto inizio tre
anni fa, quando Blau pubblicò su Haaretz una serie di articoli in cui
accusava i vertici militari di ignorare sistematicamente i limiti imposti
loro dalla Corte suprema nella cattura di palestinesi legati all'Intifada
terroristica. Le inchieste scritte da Haaretz rivelarono in particolare un
ordine del generale Yair Naveh che nel 2007 aveva dato il via libera all'uccisione
di tre terroristi palestinesi. Quell'estate Ziad Malaisha del Jihad islamico
veniva assassinato a Jenin, quando poco prima la Corte suprema aveva
limitato gli omicidi mirati in Cisgiordania a casi eccezionali e
ufficialmente l'esercito li aveva interrotti. Poi si apprese che la fonte
della documentazione di Haaretz era la soldatessa Anat Kam, condannata a
quattro anni e mezzo di carcere. Il giornale ha trasformato Blau in un
simbolo dell'onestà giornalistica ("siamo tutti spie" ha scritto su Haaretz
Reuven Pedatzur, un analista militare). Ma per gli altri giornali, i
maggiori commentatori e la classe dirigente israeliana, in un paese in cui l'esercito
è la madre e lo scudo della nazione, Haaretz stavolta ha esagerato persino
per i propri standard. Maariv ha pubblicato una caricatura tititolata
"Aumento delle tirature", che mostra i nemici esistenziali di Israele -
Hassan Nasrallah, Mahmoud Ahmadinejad, Bashar el Assad e Ismail Haniyeh -
compiaciuti nella lettura di Haaretz. In un commento un analista di Maariv
sostiene che "ormai Haaretz è sempre pronto a combattere contro quanto abbia
sapore di sionismo o di ebraismo". Gli appassionati al quotidiano replicano
che Israele senza Haaretz non avrebbe senso. "Sarebbe come Israele senza la
Corte suprema", ha scritto con enfasi Uzi Benziman. Per dirla con il
settimanale tedesco Der Spiegel, Haaretz è diventato (o lo è sempre stato)
"un giornale senza un paese". E' il paradosso della gloria del giornalismo
israeliano ormai letto soltanto all'estero e non più in patria: il sito
internet di Haaretz conta un milione di visite al giorno, ma appena 50 mila
copie vendute in Israele (contro il milione di Yedioth Ahronoth). Anche la
proprietà del giornale è cambiata molto in questi anni, con il 20 per cento
delle quote acquisite dal magnate russo Leonid Nevzlin, ex Yukos e socio di
quel Mikhail Khodorkovsky che langue in un carcere siberiano. La severa sede
di Haaretz si trova a sud di Tel Aviv, in una strada proletaria che porta il
nome del fondatore del giornale: Schocken. "Il patriarca". L'erede della
dinastia, Amos Schocken, è anche uno dei più importanti collezionisti d'arte
del paese. Gli Schocken fanno da sempre sfoggio di quella superbia tipica
dell'ebraismo ashkenazita dell'Europa centrale. Rispondendo ai lettori che
si lamentano di alcuni editoriali estremisti di Haaretz, Schocken scrive:
"Haaretz non fa per lei". Il magnate ha assunto negli anni le posizioni più
controverse, come quella in cui ha chiesto l'abolizione dell'inno nazionale
Hatikva: "Come fa un arabo a identificarsi?", ha chiesto Schocken. Generoso,
ma per l'israeliano della strada non è altro che disfattismo. Un ex hippy
della California che tiene una rubrica su Haaretz, Bradley Burston, ha
persino scritto: "Invidio le persone che odiano Israele". E così, di volta
in volta, Schocken è accusato di essere "un traditore", "un postsionista" e
un "aristocratico della vecchia Israele" che detesta ortodossi, coloni, chi
vive nelle province di Beersheba, Ashkelon e Ashdod e non legge certo
Haaretz. Un columnist del giornale concorrente, il Jerusalem Post, ha
scritto: "Schocken vive in una utopia in cui migliaia di studenti arabi
studiano nelle università israeliane e migliaia di israeliani studiano nelle
università arabe". Accanto a grandi giornalisti come Ze'ev Schiff, la
quintessenza del corrispondente militare israeliano, le cui analisi venivano
lette e prese in grande considerazione dai più alti livelli dell'esercito
israeliano, Haaretz ha legato il proprio nome a gente come Gideon Levy, "l'uomo
più odiato d'Israele", secondo la definizione del giornale inglese
Independent. Levy è la bestia nera dell'"occupazione", uno che cerca di far
incriminare l'esercito per l'operazione Piombo fuso a Gaza e accusa i suoi
concittadini di "compiacenza" nell'ingiustizia impartita ai palestinesi.
Levy vive a Tel Aviv, come gran parte dei giornalisti di Haaretz, perché per
lui "anche Gerusalemme puzza di occupazione". Poi c'è Amira Hass, figlia di
comunisti scampati all'Olocausto, che a Ramallah, capitale dell'Autonomia
palestinese, ha preso persino casa. Sguardo severo dell'intellettuale
centroeuropeo, Hass è diventata nell'opinione pubblica israeliana la
maggiore avvocatessa della causa palestinese: i suoi articoli raccontano
soltanto di ingiustizie, donne e bambini ai checkpoint, lavoro perduto,
violenza, morti. Ha vissuto anche a Gaza, che in una intervista al New
Yorker ha definito "una forma di diaspora, uno shtetl". Per lei anche lo
scrittore pacifista David Grossman "è uno che ci arriva troppo tardi". A
differenza dei suoi giornalisti, Schocken non ha mai messo piede oltre la
"linea verde", il confine armistiziale del 1949 fra Israele e la Giordania.
"Ne leggo su Haaretz", risponde a chi lo accusa di non sapere di cosa parli
e di essere soltanto un elitario. Il capostipite, Salman Schocken, era così
austero e imperioso che Hannah Arendt ebbe a definirlo "Bismarck in persona".
Nato nel 1877, Salman è figlio di un droghiere analfabeta, ma non se ne dà
per vinto. Assieme al fratello apre a Zwickau, in Sassonia, una catena di
negozi. Accumula ricchezza e di pari passo compra libri rari. Dopo un
viaggio nel 1921 nell'allora Palestina mandatoria, sotto controllo dell'impero
britannico, Schocken finanzia il porto di Haifa e l'Università Ebraica di
Gerusalemme. Poi fonda una casa editrice, la Schocken Verlag, che acquisisce
addirittura i diritti di Franz Kafka. Schocken diventa così "il Medici d'Israele".
A Tel Aviv porta con sé una collezione di trentamila volumi di immenso
valore, fra cui un documento sulla teoria della relatività scritto a mano
dallo stesso Albert Einstein. Nel 1935 acquista Haaretz per farne una sorta
di Frankfurter Zeitung in ebraico: sobrio, analitico, con tanta enfasi sull'alta
cultura. Politicamente Schocken si schiera con chi vorrebbe fare di quella
terra uno stato binazionale per ebrei e arabi che avrebbero dovuto vivere
affratellati come in una grande utopia. A lui, ai figli e ai nipoti lo stato
ebraico non è mai andato davvero giù. A disagio in Israele, Schocken vaga di
hotel in hotel in tutta Europa. E in un albergo svizzero muore, solo, nel
1959. Gli inservienti dell'albergo lo trovano con due libri: le storie
chassidiche di Nachman e il "Faust" di Goethe. Nel 1967 Haaretz subisce la
svolta radical mentre il resto del paese e dell'establishment di giornalisti
è in giubilo per la "liberazione" della Giudea e Samaria, la Cisgiordania, e
per la vittoria miracolosa nella Guerra dei sei giorni. Un giovane cronista
di Haaretz, Amos Elon, prende un'auto e va a Aqbat Jaber, un campo profughi
vicino a Gerico. La pubblicazione del suo resoconto inquieta il paese (Elon
avrebbe poi abbandonato Israele per andare a morire sulle colline della
Toscana). Haaretz diventa la "coscienza d'Israele", ma per molti si consuma
anche la frattura insanabile con un giornale accusato da sempre di ignorare
le sofferenze della popolazione israeliana sotto decennale minaccia
terroristica e militare. Nel 1982, quando Menachem Begin e Ariel Sharon
invadono il Libano per disarmare le milizie palestinesi che cannoneggiavano
la Galilea ebraica, Haaretz si schiera contro. Migliaia di lettori
cancellano l'abbonamento. Il giornale tiene una rubrica quotidiana che
smentisce la conta ufficiale dei morti dell'esercito, Tsahal. Durante i suoi
oltre novant'anni di vita, Haaretz ha sempre cercato di portare alla luce le
ferite del paese, le contraddizioni, ma sempre di più in modo considerato
sovversivo e sleale dalla maggioranza dell'opinione pubblica. Durante i
negoziati di Oslo, quando la pace sembra a portata di mano, il giornale che
un tempo era noto soltanto ai propri lettori di ebraico, viene ribattezzato
"il New York Times israeliano". Poi scoppia la seconda Intifada, i kamikaze
che insanguinano decine di bar, ristoranti e centri commerciali d'Israele. E
Haaretz inizia a perdere copie. Tante. E' un declino inarrestabile. Amnon
Dankner, un tempo firma di punta del giornale, poi passato a Maariv, attacca
gli ex colleghi: "E' sbagliato chiedere ai reporter di Haaretz un po' di
compassione per il proprio popolo?". Ben-Dror Yemini, fra i più noti
columnist israeliani, chiama Gideon Levy e gli altri di Haaretz
"simpatizzanti di Hamas". E un celebre scrittore, Irit Linur, scrive una
lettera aperta al quotidiano di Schocken: "Il vostro antisionismo è
diventato stupido e malefico". Per anni Haaretz ha avuto due anime liberal:
una pragmatico centrista e l'altra di estrema sinistra. La rottura si
consuma nel 2004, con l'uscita di scena del direttore Hanoch Marmari. Il
giornalista aveva con Schocken un rapporto di simbiosi, trascorrevano
assieme non solo le ore in redazione, ma anche le vacanze. L'Intifada però
spezza l'amicizia. E Haaretz. La ragione del divorzio è legata a quei
riservisti israeliani che si rifiutano di servire nei Territori o (nel caso
dei piloti dell'aviazione) di partecipare a esecuzioni mirate di quadri dell'intifada.
"Nelle sedute di redazione, che si tengono tutte le domeniche, Amos Schocken
assume spesso posizioni di estrema sinistra", scrivono i giornali. "Ho un
fanatico suicida come editore", dice un anonimo redattore ai quotidiani
concorrenti. Era successo che in un articolo di fondo la direzione aveva
denunciato il fenomeno dei piloti della riserva che si rifiutavano di
partecipare nei Territori a operazioni in cui fosse messa a repentaglio la
vita di civili palestinesi. Tre giorni dopo esce a sorpresa un editoriale
dell'editore in persona, cosa di per sé rara. "Viene detto - scrive
Schocken - che quei piloti si scontrano con le procedure democratiche. Ma mi
chiedo: cosa avremmo detto di un pilota bianco che si fosse comportato in
maniera analoga alla loro in Sudafrica, durante l'apartheid?". Per Marmari è
troppo: il direttore se ne va. Haaretz non si riprende più. Durante la
seconda Intifada anche il capo degli editoriali di Haaretz, Yoel Esteron,
scrive in difesa dell'esercito israeliano che stava smantellando le cellule
di terroristi palestinesi fra Jenin e Nablus. Schocken non approva. E anche
fra i due si rompe il rapporto di lavoro. In molti ritengono che Haaretz non
abbia futuro in un paese uscito dall'euforia di Oslo e che ne ha abbastanza
degli eccessi ideologici di Schocken. Il re del giornalismo israeliano,
Nahum Barnea, ha scritto che tre giornalisti israeliani non hanno passato il
"test del linciaggio": Gideon Levy, Amira Hass e Akiva Eldar. Barnea si
riferisce al linciaggio di due riservisti israeliani rapiti, torturati e
infine smembrati nell'ottobre del 2000 dai palestinesi a Ramallah. La ong
Israel Media Watch ha dichiarato che nel periodo che va dall'ottobre 2000 al
dicembre 2001 Haaretz ha dedicato soltanto cinque articoli alle vittime del
terrorismo in Israele. Cosmopolita, sofisticato, modernista, edonista,
bohémien, urbano e letterario, Haaretz rappresenta uno dei grandi vanti
della democrazia e del pluralismo intellettuale d'Israele, pegno della
grande eccezione libertaria israeliana in un medio oriente autocratico e
fondamentalista. Ma Haaretz è anche il simbolo di una certa pericolosa
malinconia dell'intellighenzia israeliana. Un anno e mezzo fa, Haaretz
ignorò del tutto la notizia della strage di una famiglia di ebrei a Itamar
per mano di terroristi palestinesi. Padre, madre e tre bambini piccoli
sgozzati nei propri letti. A giustificazione della propria scelta
editoriale, Amos Schocken di recente ha detto: "Lo tsunami in Giappone era
una notizia più importante". Magnifico odioso Haaretz.

Bhisma
2012-12-26 15:17:52 UTC
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Post by HAL9000
Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Un nome, una garanzia di idiozia intolleranza e fanatismo.
Ci si potrebbe fermare qui, ma forse vale la pena vedere ancora una
volta come fa un demente del genere a montare uno dei suoi pamphlet
Post by HAL9000
Il tasso di natalità dei Falascià, i presunti ebrei etiopici che lo Stato
ebraico ha trasportato in Israele in ben pubblicizzate «aliyah», è
crollato tragicamente: meno 50% negli ultimi dieci anni.
Prima cosa che salta all'occhio: *nessuno* dei recenti articoli
riprodotti (perlopiù in modo virale) sul web che ho potuto consultare
e dai quali Blondet riprende questa affermazione dice *quale* sia
effettivamente questo tasso di nascite.

Ora nel 1997 -- cioè 14 anni dopo l'operazione Brothers e 6 anni dopo
l'operazione Solomon che rappresentarono l'apice dello sforzo
organizzativo israeliano per condurre in Israele i Beta Israel --
secondo gli autori di un libro pubblicato nel 2002 dalla Cambridge
Press sulle dinamiche della cittadinanza multipla in Israele [Being
Israeli: The Dynamics of Multiple Citizenship] la loro popolazione
ammontava a 65.000 persone, di cui già *16.000* nate sul suolo
israeliano nello spazio di pochi anni.
All'epoca secondo gli autori, il tasso di natalità dei Beni Israel era
del trenta per mille, superiore cioè del 50% al tasso medio di
natalità israeliano dell'epoca.
Non sono riuscito a trovare dati precisi sul tasso di natalità dei
Beni Israel in anni più recenti, anche se può essere interessante
comparare *l'attuale* tasso medio di natalità di Israele, con quello
dell'Etiopia, loro paese di provenienza: 19 per mille vs. 43 per mille
secondo Indexmundi
Ma soprattutto, le varie fonti che ho potuto trovare fanno ammontare a
70.000 - massimo 90.000 il numero di Beta Israel trasferiti in Israele
(il loro flusso migratorio non è mai cessato del tutto) mentre
attualmente secondo l'Israel Central Bureau of Statistics la loro
popolazione ammonterebbe a circa 130.000 persone.
In altri termini parlare di genocidio sembrerebbe del tutto risibile,
anche ammettendo che il loro tasso di natalità si sia effettivamente
dimezzato.
Post by HAL9000
Gal Gabai ha intervistato decine di donne falascià, ed ha saputo da queste
che avevano ricevuto iniezioni di Depo Provera (un anticoncezionale alla
progestina efficace per tre mesi dopo una sola puntura) contro la loro
volontà.
[...]
Post by HAL9000
fa parte di un progetto volto a ridurre
demograficamente i falascià, in evidente coordinamento con il servizio
sanitario israeliano. (www.jdc.org)
Seconda cosa che salta all'occhio: Le iniezioni obbligatorie di Depo
Provera alle donne Beni Israel da parte del JDC nei campi profughi di
Gondar, in quello di transito di Addis Abeba, e all'arrivo in Israele,
mi sembrano ovviamente volte ad assicurarsi che quelle donne non
restassero incinte in una condizione di estremo disagio, complicando
assai un esodo che rappresentava uno sforzo estremo.
Si può ovviamente discutere della moralità di un simile obbligo, ma
certo non si è trattato di un programma di riduzione demografica,
anche per la semplicissima ragione che, con 16.000 nascite in pochi
anni tra i 59.000 Beni Israel presenti in Israele dopo quelle
operazioni, si tratterebbe senz'altro del programma di riduzione
demografica più fallito della storia.
Post by HAL9000
anni fa nacque uno scandalo quando si scoprì che il sangue di
donatori falascià veniva buttato via nei WC degli ospedali, perché nessuno
voleva essere perfuso col sangue «dei negri». (Tainted Blood: The
Ambivalence of Ethnic Migration in Israel, Japan, Korea, Germany and the
United States)
Vale la pena ricordare che, secondo gli autori da me citati, su
quindici bambini nati HIV positivi in Israele nel periodo in esame,
quattordici erano di etnia Beta Israel, e che anche l'incidenza del
virus dell'epatite era tra essi singolarmente elevata, il che mi
sembra dare motivazioni non solo razziste a quanto riferito, anche se
situazioni del genere di razzismo sono spesso inquinate.
Post by HAL9000
E adesso, le loro donne subiscono la
sterilizzazione forzata, in quanto non appartenenti alla razza eletta.
Da notare che questo discorso sulla sterilizzazione forzata (peraltro
negata con energia dal governo israeliano la cui smentita non trova
spazio nell'articolo di Blondet benché la trovi in altri articoli che
copia) viene fatto senza uno straccio di prova a sostegno, confidando
evidentemente nella confusione tra la contraccezione obbligatoria
all'epoca del trasferimeno e la sterilizzazione forzata.
Post by HAL9000
È persino incomprensibile come mai il regime israeliano abbia voluto in
Toh, persino quel genio di Blondet si rende conto che portarsi in casa
propria un'etnia per sterminarla quando già stava tranquillamente
morendo in Etiopia ed in Sudan non è precisamente uno dei piani di
sterminio più furbi della storia. Ma probabilmente confida
nell'antisemitismo dei suoi lettori e nella storica astutissima
malevolenza che essi attribuiscono agli ebrei.
Post by HAL9000
Le autorità israeliane li hanno trattati come bestiame persino quando ne
«salvavano» migliaia, nella molto propagandata Operazione Salomone del
1991, quando li portarono via dall’Etiopia di Menghistu: caricati su aerei
da carico svuotati dei sedili, privati di ogni bagaglio, spogliati per
fare meno peso di scarpe e abiti, ad ognuno di loro fu applicato sulla
fronte un adesivo di plastica con un numero. Alle donne era impedito di
tenere con sé i neonati.
Qui Blondet semplicemente confida nella disinformazione di chi legge,
perché semplicemente ignora il fatto che nei campi profughi
dell'Etiopia e del Sudan i Beta Israel stavano morendo a migliaia per
fame e malattia, che l'emergenza sanitaria ed alimentare era urgente e
che il trasferimento di decine di migliaia di persone in una
situazione del genere difficilmente può avvenire senza disagi e
problemi anche estremi. Per non parlare del fatto che in condizioni
del genere l'esigenza di radunare i neonati su trasporti
particolarmente attrezzati risponde ad ovvie esigenze sanitarie.
Post by HAL9000
E nonostante tutto, anche oggi Netanyahu
organizza «rientri» di questi presunti ebrei: nei
prossimi 3 anni, 7.864 etiopi saranno accolti in Israele.
Anche di più, considerando che la quota massima ammessa di
immigrazione è di 600 persone al mese, ma attualmente si attesta
intorno alle trecento. Quanto al motivo mi pare ovvio: i perfidi ebrei
odiano e temono talmente i Beta Israel da volerli portare tutti in
Israele per assicurarsi che nemmeno uno di loro sopravviva e possa
riprodursi.
Post by HAL9000
Forse bisognerebbe interrogare le profonde psico-patologie, i misteriosi
«conflitti interiori» del subconscio giudaico che si traducono in atti
contradditori.
Molto semplicemente, i Beta Israel sono una popolazione di pelle nera,
culturalmente arretrata, economicamente sfigata, che stenta ad
integrarsi: sempre secondo i soliti autori, nel '97 nel 50% delle loro
famiglie non c'era un solo occupato, il loro reddito era ai minimi,
malattie erano frequenti eccetera. Si tratta in ultima analisi del
classico caso di un'etnia svantaggiata, con una cultura diversa da
quella del paese in cui si trova, e la cui integrazione appare
difficile, il classico caso cioè in cui l'insorgere del razzismo è
purtroppo facile e frequente, come è avvenuto ed avviene in Israele,
in Italia, in Europa e negli USA, purtroppo. Stessi meccanismi,
stessi risultati, che non hanno nulla a che fare con il "subconscio
giudaico" ma con il subconscio di tutti, semmai.

Saluti da Bhisma
--
...e il pensier libero, è la mia fé!
Aereonauta Giannozzo
2012-12-28 00:16:11 UTC
Permalink
Post by Bhisma
Post by HAL9000
Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Un nome, una garanzia di idiozia intolleranza e fanatismo.
Ci si potrebbe fermare qui, ma forse vale la pena vedere ancora una
volta come fa un demente del genere a montare uno dei suoi pamphlet
come dicevo a Arduino, gli attacchi ad personam qualificano la loro
provenienza, non il loro target. Ma comunque almeno tu tenti anche di
rispondere nel merito. Vediamo in che misura.

Prima pero' vorrei dire ad Artamano che se posta un articolo deve anche poi
prendersi la briga di rispondere alle critiche, questo e' un gruppo di
discussione, non una bacheca per volantinatori timidi. Un articolo di
Blondet, se voglio, so dove trovarlo. Postare qui quest'articolo dovrebbe
essere propedeutico alla discussione conseguente e si suppone che il
postatore originario abbia interesse a seguirla e a parteciparvi.
Post by Bhisma
Post by HAL9000
Il tasso di natalità dei Falascià, i presunti ebrei etiopici che lo Stato
ebraico ha trasportato in Israele in ben pubblicizzate «aliyah», è
crollato tragicamente: meno 50% negli ultimi dieci anni.
Prima cosa che salta all'occhio: *nessuno* dei recenti articoli
riprodotti (perlopiù in modo virale) sul web che ho potuto consultare
e dai quali Blondet riprende questa affermazione dice *quale* sia
effettivamente questo tasso di nascite.
vero pero' sull'argomento sono state fatte osservazioni che confermano il
crollo delle nascite, a prescindere.
Post by Bhisma
Ora nel 1997 -- cioè 14 anni dopo l'operazione Brothers e 6 anni dopo
l'operazione Solomon che rappresentarono l'apice dello sforzo
organizzativo israeliano per condurre in Israele i Beta Israel --
secondo gli autori di un libro pubblicato nel 2002 dalla Cambridge
Press sulle dinamiche della cittadinanza multipla in Israele [Being
Israeli: The Dynamics of Multiple Citizenship] la loro popolazione
ammontava a 65.000 persone, di cui già *16.000* nate sul suolo
israeliano nello spazio di pochi anni.
All'epoca secondo gli autori, il tasso di natalità dei Beni Israel era
del trenta per mille, superiore cioè del 50% al tasso medio di
natalità israeliano dell'epoca.
ammesso e non concesso che il tasso di natalità dei Beni Israel sia
superiore a quello israeliano, cio' non comporta di per se' che non sia
crollato rispetto alle proprie percentuali naturali dunque queste tue
osservazioni sono fuorvianti.
Post by Bhisma
Non sono riuscito a trovare dati precisi sul tasso di natalità dei
Beni Israel in anni più recenti, anche se può essere interessante
comparare *l'attuale* tasso medio di natalità di Israele, con quello
dell'Etiopia, loro paese di provenienza: 19 per mille vs. 43 per mille
secondo Indexmundi
Ma soprattutto, le varie fonti che ho potuto trovare fanno ammontare a
70.000 - massimo 90.000 il numero di Beta Israel trasferiti in Israele
(il loro flusso migratorio non è mai cessato del tutto) mentre
attualmente secondo l'Israel Central Bureau of Statistics la loro
popolazione ammonterebbe a circa 130.000 persone.
In altri termini parlare di genocidio sembrerebbe del tutto risibile,
anche ammettendo che il loro tasso di natalità si sia effettivamente
dimezzato.
chiedo venia. Perche' sarebbe risibile?
Post by Bhisma
Si può ovviamente discutere della moralità di un simile obbligo, ma
certo non si è trattato di un programma di riduzione demografica,
Sara', comunque vengono offerti incentivi per i rientri in Etiopia. Oltre
ai rimpatri forzati di elementi indesiderati.
Post by Bhisma
Post by HAL9000
anni fa nacque uno scandalo quando si scoprì che il sangue di
donatori falascià veniva buttato via nei WC degli ospedali, perché nessuno
voleva essere perfuso col sangue «dei negri». (Tainted Blood: The
Ambivalence of Ethnic Migration in Israel, Japan, Korea, Germany and the
United States)
Vale la pena ricordare che, secondo gli autori da me citati, su
quindici bambini nati HIV positivi in Israele nel periodo in esame,
quattordici erano di etnia Beta Israel, e che anche l'incidenza del
virus dell'epatite era tra essi singolarmente elevata, il che mi
sembra dare motivazioni non solo razziste a quanto riferito, anche se
situazioni del genere di razzismo sono spesso inquinate.
e quindi al massimo sarebbe stato logico fare dei controlli ulteriori ma
non certamente scaricare il sangue dei donatori nel cesso.
Post by Bhisma
Post by HAL9000
E adesso, le loro donne subiscono la
sterilizzazione forzata, in quanto non appartenenti alla razza eletta.
Da notare che questo discorso sulla sterilizzazione forzata (peraltro
negata con energia dal governo israeliano la cui smentita non trova
spazio nell'articolo di Blondet benché la trovi in altri articoli che
copia) viene fatto senza uno straccio di prova a sostegno, confidando
evidentemente nella confusione tra la contraccezione obbligatoria
all'epoca del trasferimeno e la sterilizzazione forzata.
perche' dici che Blondet copia? Un conto e' elaborare informazioni lette
sui giornali, un conto e' copiare. Stai usando il verbo copiare nel senso
corretto e in tal caso mi forniresti un esempio di tale opera di plagio?
Post by Bhisma
Post by HAL9000
Forse bisognerebbe interrogare le profonde psico-patologie, i misteriosi
«conflitti interiori» del subconscio giudaico che si traducono in atti
contradditori.
Molto semplicemente, i Beta Israel sono una popolazione di pelle nera,
culturalmente arretrata, economicamente sfigata, che stenta ad
integrarsi: sempre secondo i soliti autori, nel '97 nel 50% delle loro
famiglie non c'era un solo occupato, il loro reddito era ai minimi,
malattie erano frequenti eccetera. Si tratta in ultima analisi del
classico caso di un'etnia svantaggiata, con una cultura diversa da
quella del paese in cui si trova, e la cui integrazione appare
difficile, il classico caso cioè in cui l'insorgere del razzismo è
purtroppo facile e frequente, come è avvenuto ed avviene in Israele,
in Italia, in Europa e negli USA, purtroppo. Stessi meccanismi,
stessi risultati, che non hanno nulla a che fare con il "subconscio
giudaico" ma con il subconscio di tutti, semmai.
ma certo, infatti tutti questi paesi europei e americani, "purtroppo"
impongono la contraccezione a base di depo-provera alle donne immigrate. Ma
sei veramente andato a scuola dall'ineffabile. Ve l'immaginate se nei
centri di prima accoglienza imponessimo la contraccezione obbligatoria alle
immigrate e qualche ineffabile assistente sanitario ripetesse le trombonate
Post by Bhisma
"Le iniezioni obbligatorie di Depo
Provera alle donne Beni Israel da parte del JDC nei campi profughi di
Gondar, in quello di transito di Addis Abeba, e all'arrivo in Israele,
mi sembrano ovviamente volte ad assicurarsi che quelle donne non
restassero incinte in una condizione di estremo disagio, complicando
assai un esodo che rappresentava uno sforzo estremo. "
Ve l'immaginate se questo discorso venisse fatto per le donne immigrate nei
centri di prima accoglienza in Italia? In fondo anche le donne immigrate da
noi non se la passano mica tanto bene, se allora all'inizio gli diamo
qualche iniezione di depo, le separiamo dai loro figli etc etc, e' solo
per il loro bene, no? Beh verrebbe giu' il governo, potete scommetterci. E
con ragione. Ma quello che per noi e' intollerabile, per altri lo
tolleriamo eccome, con toni di indulgenza e comprensione che aiutano a
nascondere meglio le intolleranze, il razzismo e i crimini che li' sono
perpetrati.



A parte che per Europa e USA si parla di altro ordine di cifre.
L'immigrazione da noi si confronta con cifre a sei zeri, e quindi ai nostri
milioni di immigrati, altro che depo-provera dovremmo dare, se ci fosse uno
come te sempre pronto a arrampicarsi sugli specchi e a dimenticare il piu'
banale senso di equita' pur di giustificare qualsiasi abominio perpetrato
dai suoi pupilli. E se di inconscio si deve parlare, si parlasse delle
devastazioni del tuo. Perche' qui le cifre parlano chiaro e tu le hai pure
lette, le denunce arrivano dagli stessi enti israeliani delegati
all'assistenza e alla lotta alle discriminazioni, da trasmissioni
televisive e articoli di giornali che riportano dei dati di fatto. Basti
considerare quanto dice la d.ssa israeliana Yifat Bitton: il 60% delle
donne che ricevono in Israele questo farmaco controverso sono le immigrate
falasha, e considerando che i falasha rappresentano solo l'1% della
popolazione presa in esame qui non c'e' verso di sfuggire a accuse fondate
di razzismo. Il 60% di questo farmaco controverso e dagli innumerevoli
effetti collaterali viene usato per l'1% etnicamente definito di una
popolazione. Vedete voi.
--
El amor es el órgano con que percibimos la inconfundible individualidad de
los seres N.Gomez/Davila
Bhisma
2012-12-26 15:17:52 UTC
Permalink
Post by HAL9000
Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Un nome, una garanzia di idiozia intolleranza e fanatismo.
Ci si potrebbe fermare qui, ma forse vale la pena vedere ancora una
volta come fa un demente del genere a montare uno dei suoi pamphlet
Post by HAL9000
Il tasso di natalità dei Falascià, i presunti ebrei etiopici che lo Stato
ebraico ha trasportato in Israele in ben pubblicizzate «aliyah», è
crollato tragicamente: meno 50% negli ultimi dieci anni.
Prima cosa che salta all'occhio: *nessuno* dei recenti articoli
riprodotti (perlopiù in modo virale) sul web che ho potuto consultare
e dai quali Blondet riprende questa affermazione dice *quale* sia
effettivamente questo tasso di nascite.

Ora nel 1997 -- cioè 14 anni dopo l'operazione Brothers e 6 anni dopo
l'operazione Solomon che rappresentarono l'apice dello sforzo
organizzativo israeliano per condurre in Israele i Beta Israel --
secondo gli autori di un libro pubblicato nel 2002 dalla Cambridge
Press sulle dinamiche della cittadinanza multipla in Israele [Being
Israeli: The Dynamics of Multiple Citizenship] la loro popolazione
ammontava a 65.000 persone, di cui già *16.000* nate sul suolo
israeliano nello spazio di pochi anni.
All'epoca secondo gli autori, il tasso di natalità dei Beni Israel era
del trenta per mille, superiore cioè del 50% al tasso medio di
natalità israeliano dell'epoca.
Non sono riuscito a trovare dati precisi sul tasso di natalità dei
Beni Israel in anni più recenti, anche se può essere interessante
comparare *l'attuale* tasso medio di natalità di Israele, con quello
dell'Etiopia, loro paese di provenienza: 19 per mille vs. 43 per mille
secondo Indexmundi
Ma soprattutto, le varie fonti che ho potuto trovare fanno ammontare a
70.000 - massimo 90.000 il numero di Beta Israel trasferiti in Israele
(il loro flusso migratorio non è mai cessato del tutto) mentre
attualmente secondo l'Israel Central Bureau of Statistics la loro
popolazione ammonterebbe a circa 130.000 persone.
In altri termini parlare di genocidio sembrerebbe del tutto risibile,
anche ammettendo che il loro tasso di natalità si sia effettivamente
dimezzato.
Post by HAL9000
Gal Gabai ha intervistato decine di donne falascià, ed ha saputo da queste
che avevano ricevuto iniezioni di Depo Provera (un anticoncezionale alla
progestina efficace per tre mesi dopo una sola puntura) contro la loro
volontà.
[...]
Post by HAL9000
fa parte di un progetto volto a ridurre
demograficamente i falascià, in evidente coordinamento con il servizio
sanitario israeliano. (www.jdc.org)
Seconda cosa che salta all'occhio: Le iniezioni obbligatorie di Depo
Provera alle donne Beni Israel da parte del JDC nei campi profughi di
Gondar, in quello di transito di Addis Abeba, e all'arrivo in Israele,
mi sembrano ovviamente volte ad assicurarsi che quelle donne non
restassero incinte in una condizione di estremo disagio, complicando
assai un esodo che rappresentava uno sforzo estremo.
Si può ovviamente discutere della moralità di un simile obbligo, ma
certo non si è trattato di un programma di riduzione demografica,
anche per la semplicissima ragione che, con 16.000 nascite in pochi
anni tra i 59.000 Beni Israel presenti in Israele dopo quelle
operazioni, si tratterebbe senz'altro del programma di riduzione
demografica più fallito della storia.
Post by HAL9000
anni fa nacque uno scandalo quando si scoprì che il sangue di
donatori falascià veniva buttato via nei WC degli ospedali, perché nessuno
voleva essere perfuso col sangue «dei negri». (Tainted Blood: The
Ambivalence of Ethnic Migration in Israel, Japan, Korea, Germany and the
United States)
Vale la pena ricordare che, secondo gli autori da me citati, su
quindici bambini nati HIV positivi in Israele nel periodo in esame,
quattordici erano di etnia Beta Israel, e che anche l'incidenza del
virus dell'epatite era tra essi singolarmente elevata, il che mi
sembra dare motivazioni non solo razziste a quanto riferito, anche se
situazioni del genere di razzismo sono spesso inquinate.
Post by HAL9000
E adesso, le loro donne subiscono la
sterilizzazione forzata, in quanto non appartenenti alla razza eletta.
Da notare che questo discorso sulla sterilizzazione forzata (peraltro
negata con energia dal governo israeliano la cui smentita non trova
spazio nell'articolo di Blondet benché la trovi in altri articoli che
copia) viene fatto senza uno straccio di prova a sostegno, confidando
evidentemente nella confusione tra la contraccezione obbligatoria
all'epoca del trasferimeno e la sterilizzazione forzata.
Post by HAL9000
È persino incomprensibile come mai il regime israeliano abbia voluto in
Toh, persino quel genio di Blondet si rende conto che portarsi in casa
propria un'etnia per sterminarla quando già stava tranquillamente
morendo in Etiopia ed in Sudan non è precisamente uno dei piani di
sterminio più furbi della storia. Ma probabilmente confida
nell'antisemitismo dei suoi lettori e nella storica astutissima
malevolenza che essi attribuiscono agli ebrei.
Post by HAL9000
Le autorità israeliane li hanno trattati come bestiame persino quando ne
«salvavano» migliaia, nella molto propagandata Operazione Salomone del
1991, quando li portarono via dall’Etiopia di Menghistu: caricati su aerei
da carico svuotati dei sedili, privati di ogni bagaglio, spogliati per
fare meno peso di scarpe e abiti, ad ognuno di loro fu applicato sulla
fronte un adesivo di plastica con un numero. Alle donne era impedito di
tenere con sé i neonati.
Qui Blondet semplicemente confida nella disinformazione di chi legge,
perché semplicemente ignora il fatto che nei campi profughi
dell'Etiopia e del Sudan i Beta Israel stavano morendo a migliaia per
fame e malattia, che l'emergenza sanitaria ed alimentare era urgente e
che il trasferimento di decine di migliaia di persone in una
situazione del genere difficilmente può avvenire senza disagi e
problemi anche estremi. Per non parlare del fatto che in condizioni
del genere l'esigenza di radunare i neonati su trasporti
particolarmente attrezzati risponde ad ovvie esigenze sanitarie.
Post by HAL9000
E nonostante tutto, anche oggi Netanyahu
organizza «rientri» di questi presunti ebrei: nei
prossimi 3 anni, 7.864 etiopi saranno accolti in Israele.
Anche di più, considerando che la quota massima ammessa di
immigrazione è di 600 persone al mese, ma attualmente si attesta
intorno alle trecento. Quanto al motivo mi pare ovvio: i perfidi ebrei
odiano e temono talmente i Beta Israel da volerli portare tutti in
Israele per assicurarsi che nemmeno uno di loro sopravviva e possa
riprodursi.
Post by HAL9000
Forse bisognerebbe interrogare le profonde psico-patologie, i misteriosi
«conflitti interiori» del subconscio giudaico che si traducono in atti
contradditori.
Molto semplicemente, i Beta Israel sono una popolazione di pelle nera,
culturalmente arretrata, economicamente sfigata, che stenta ad
integrarsi: sempre secondo i soliti autori, nel '97 nel 50% delle loro
famiglie non c'era un solo occupato, il loro reddito era ai minimi,
malattie erano frequenti eccetera. Si tratta in ultima analisi del
classico caso di un'etnia svantaggiata, con una cultura diversa da
quella del paese in cui si trova, e la cui integrazione appare
difficile, il classico caso cioè in cui l'insorgere del razzismo è
purtroppo facile e frequente, come è avvenuto ed avviene in Israele,
in Italia, in Europa e negli USA, purtroppo. Stessi meccanismi,
stessi risultati, che non hanno nulla a che fare con il "subconscio
giudaico" ma con il subconscio di tutti, semmai.

Saluti da Bhisma
--
...e il pensier libero, è la mia fé!
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