HAL9000
2012-12-24 14:22:43 UTC
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Altro genocidio dIsraele: di ebrei neri
Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Il tasso di natalità dei Falascià, i presunti ebrei etiopici che lo Stato
ebraico ha trasportato in Israele in ben pubblicizzate «aliyah», è
crollato tragicamente: meno 50% negli ultimi dieci anni. Il fatto ha
incuriosito una giornalista della Israeli Educational Television di nome
Gal Gabai. La quale ha condotto uninchiesta.
Gal Gabai ha intervistato decine di donne falascià, ed ha saputo da queste
che avevano ricevuto iniezioni di Depo Provera (un anticoncezionale alla
progestina efficace per tre mesi dopo una sola puntura) contro la loro
volontà. Alcune non avevano capito a cosa servisse liniezione; altre però
hanno riferito di essere state sottoposte a pressione e minacce,
tipicamente questa: se ti ribelli alla puntura, non ti lasciamo entrare in
Israele. Le iniezioni di Depo Provera sono state loro somministrate nel
campo-profughi di Gondar, nel campo di transito di Addis Abeba, e ancora
dopo il loro arrivo in Israele. Ad eseguire il trattamento forzato sono
stati i medici e infermieri del Joint Distribution Committee (JDC), la
storica organizzazione «umanitaria» ebraico-americana, celebre per le
raccolte di fondi intese, negli anni dello stalinismo, a nutrire i poveri
ebrei dellURSS minacciati dalle carestie staliniane, e che ha cliniche ed
ambulatori in Etiopia per i falascià. Come vanta nel suo sito, il JDC è
«dedito a migliorare la salute e il benessere dei (falascià) abitanti
nella regione di Gondar». Invece fa parte di un progetto volto a ridurre
demograficamente i falascià, in evidente coordinamento con il servizio
sanitario israeliano. (www.jdc.org)
Le poche volte in cui si degnavano di dare qualche spiegazione alle donne
che chiedevano i motivi delliniezione, i medici e infermieri dicevano
loro che, se avessero messo al mondo troppi figli, avrebbero avuto vita
difficile in Israele. Ad alcune, è stato detto che le pillole
contraccettive non erano adatte a loro, perché non sarebbero state capaci
di ricordarsi di prenderle regolarmente. Una telecamera nascosta su una
etiope trattata in un ambulatorio in Etiopia ha confermato che, mentre la
donna riceveva la puntura, il personale israeliano le dava appunto questa
spiegazione. Una ginecologa intervistata dalla giornalista è rimasta
stupita e sgomenta quando ha saputo la cosa: il Depo-Provera è prescritto
raramente, e solo a donne ricoverate in manicomio o handicappate mentali.
È precisamente lidea che non solo i medici, ma il pubblico israeliano ha
dei «fratelli» falascià: degli arretrati mentalmente inferiori, sub umani.
Molti dei più «religiosi» non li considerano nemmeno ebrei e quindi
impuri; anni fa nacque uno scandalo quando si scoprì che il sangue di
donatori falascià veniva buttato via nei WC degli ospedali, perché nessuno
voleva essere perfuso col sangue «dei negri». (Tainted Blood: The
Ambivalence of Ethnic Migration in Israel, Japan, Korea, Germany and the
United States)
Essi subiscono continue e pesanti discriminazioni quando di tratta di
affittare una casa, di scegliere la scuola per i figli, durante la ricerca
di lavoro, nel servizio militare. Una buona metà di loro, di conseguenza,
è ridotta in miserabili ghetti «negri», emarginati da una società sempre
più paranoicamente razzista. E adesso, le loro donne subiscono la
sterilizzazione forzata, in quanto non appartenenti alla razza eletta.
Difatti, fa notare linchiesta della Gabai, esistono altre minoranze
socialmente sfavorite in Israele, «ma non vengono assoggettate a piani
forzati di riduzione delle nascite». Tipicamente, gli Haredim hanno 8
figli per famiglia, ma i medici israeliani non danno alle loro donne di
nascosto delle iniezioni contraccettive. È puro e semplice razzismo quello
che anima il programma «generazione perduta» per i falascià.
È persino incomprensibile come mai il regime israeliano abbia voluto in
Israele i falascià: la leggenda ufficiale, che li vuole elementi delle
«tribù perdute di Israele» o ebrei yemeniti o egiziani riparati in
Etiopia, è palesemente infondata. Ancor più fantasiosa la loro pretesa
discendenza dagli amori fra re Salomone e la Regina di Saba. Quasi si
tratta di antichi cristiani copti etiopici che, per via di un totale e
secolare isolamento e della compenetrazione nelle narrative dellAntico
Testamento, hanno cominciato a credersi ebrei e a praticare culti ebraici
e pratiche giudaiche (per esempio la circoncisione, il culto di unarca
dellalleanza made in Ethiopia ) come descritti nella Bibbia, forse
attorno al 15mo secolo (1). Ma parlavano aramaico, ed avevano una propria
casta sacerdotale (di origine copta), che una volta giunta in Israele sono
stati costretti a sostituire con i rabbini, di cui nulla sapevano. E molti
dei quali non li credono giudei, ma animali parlanti.
Le autorità israeliane li hanno trattati come bestiame persino quando ne
«salvavano» migliaia, nella molto propagandata Operazione Salomone del
1991, quando li portarono via dallEtiopia di Menghistu: caricati su aerei
da carico svuotati dei sedili, privati di ogni bagaglio, spogliati per
fare meno peso di scarpe e abiti, ad ognuno di loro fu applicato sulla
fronte un adesivo di plastica con un numero. Alle donne era impedito di
tenere con sé i neonati; nonostante ciò, alcune riuscirono a nascondere i
loro figlioletti sotto la veste, e furono identificati e censiti solo
allarrivo: finalmente israeliani, ossia cittadini di serie C nella sola
democrazia razziale del mondo. E nonostante tutto, anche oggi Netanyahu
organizza «rientri» di questi presunti ebrei: nei prossimi 3 anni, 7.864
etiopi saranno accolti in Israele. Si pensa che questa ostinazione
ufficiale abbia a che fare con la volontà di contrastare la crescita
demografica palestinese con larrivo di israeliani da tutto il mondo; ma
allora che senso ha la sterilizzazione delle donne «negre»? (Gli ultimi
ebrei d'Etiopia ammessi in Israele)
Forse bisognerebbe interrogare le profonde psico-patologie, i misteriosi
«conflitti interiori» del subconscio giudaico che si traducono in atti
contradditori.
Quello che soffrono i falascià non è il primo genocidio di ebrei tentato
dallo Stato ebraico: nel 1951, quando il Paese era sotto la guida di Ben
Gurion il padre della patria, centomila bambini sefarditi immigrati dal
Marocco (o meglio, le cui famiglie erano state indotte ad immigrare dalle
agenzie ebraiche) furono sottoposti a radiazioni alla testa: 35 mila volte
le radiazioni massime consentite.
I macchinari radianti a raggi X erano forniti dallesercito USA; proprio
nel 51 erano state bandite le sperimentazioni nucleari su esseri umani in
America, e il Pentagono aveva bisogno di cavie. Ai sefarditi irradiati fu
detto che era un trattamento per liberarli dalla tigna (tricofitosi:
tipica malattia da sporcizia); il governo israeliano, dominato totalmente
dagli askenaziti, per questo esperimento ricevettero un grosso
finanziamento americano: 12 volte il bilancio della Sanità israeliana di
allora.
I piccoli sefarditi marocchini venivano prelevati dalle scuole elementari
e caricati su pullman per «gite scolastiche»; invece erano trasportati in
laboratori dove subivano lirradiazione. Seimila di questi bambini
morirono quasi immediatamente, altri negli anni seguenti, molti per
tumori; i sopravvissuti, ormai vecchi, presentano gravissimi disturbi
cerebrali e della pelle. Ne abbiamo parlato in un articolo del 2009
(Ricordiamo l'olocausto anche noi).
Sicché gli askenaziti al potere in Israele, gente venuta dallEuropa,
discendente dai turco-mongoli Khazari e quasi sicuramente senza una goccia
di sangue veramente ebraico nelle vene, eliminarono migliaia di veri
ebrei, sefarditi, in quanto «inferiori». Continuando lopera di cui
accusano i nazisti.
Anche questo orrendo caso è stato oggetto di uninchiesta televisiva che è
andata in onda in Israele: «100.000 Radiations», prodotto nel 2003 dalla
Dimona Productions Ltd. (Dimona è il luogo delle installazioni atomiche
giudaiche), registi Asher Khamias e David Balrosen, produttore Dudi
Bergman. Il 14 agosto 2006 lha trasmesso la TV israeliana Canale 10.
Non sanno cosa rischiano i 60 mila africani, sudanesi, eritrei,
sub-sahariani, che hanno cercato riparo in Israele dai loro regimi, dalla
miseria e dalla fame. E sono costretti a vivere come clandestini illegali,
in abietta povertà, sfruttati e maltrattati senza alcun diritto nella
unica democrazia razziale. Non è nemmeno il caso di parlare di diritto
dasilo, o di avanzare richieste dasilo: lunica democrazia bla bla non
lo riconosce. La popolazione odia i «negri», e i politici hanno un facile
successo scagliandosi contro di loro. Sempre più spesso hanno luogo
aggressioni, devastazioni dei loro locali di ritrovo e incendi dei loro
miseri appartamenti. Il 23 maggio scorso, nel sobborgo di Hatikva (Tel
Aviv) è avvenuto un vero e proprio pogrom organizzato contro i negri e i
loro locali. I loro poveri beni sono stati bruciati in piazza durante una
festa notturna con sventolio di bandiere israeliane, che ricordava da
vicino i falò di arte degenerata del Terzo Reich. Si vedano fatti e foto
nel rapporto qui segnalato: (Cancer in our body)
Nel 2007, quando ancora gli immigrati africani erano pochi, una ventina di
sudanesi del Darfur aveva trovato lavoro ed alloggio in una moshav
(fattoria agricola) presso la cittadina di Hadera a fare i lavori che
gli ebrei non vogliono più. Il sindaco di Hadera, Chaim Avitam, emanò un
decreto despulsione: durante la notte mandò forze di sicurezza nei
dormitori, che distrussero tutti i documenti dei sudanesi li caricarono
nei bus e li sbatterono fuori dalla città. «Hadera non è il bidone della
spazzatura del paese», disse il sindaco. (Complaint filed against Hadera
mayor for expelling refugees)
Nel luglio 2010, 25 rabbini di Tel Aviv hanno emanato un editto religioso
(come si dice «fatwa» in ebraico?) che vieta agli ebrei di affittare
appartamenti agli africani, con ampie citazioni delle Scritture bibliche
sul dovere di ripulire etnicamente la sacra terra di Israele da ogni
straniero.
Immediatamente, dozzine di rabbini in tutto il Paese hanno imitato
leditto di Tel Aviv. Il promotore delliniziativa, luomo che ha fatto
fisicamente contattato i rabbini per raccogliere le loro firme, è un
consigliere comunale di Tel Aviv di nome Benjamin Babayof, che chiama la
presenza dei «negri» in Terrasanta «abominazione». Nel febbraio 2012,
Babayof ha fatto appello al ministero dei Trasporti, chiedendo linee di
bus separati per i negri, o il divieto di lasciarli salire sui mezzi,
«perché puzzano».
Ma già mesi prima delleditto rabbinico, il rabbino Yaakov Asher, che è
anche sindaco di Bnei Brak, cittadina ai confini di Tel Aviv, ha sbattuto
fuori di casa decine di africani immigrati, con misura immediata,
adducendo irregolarità edilizie (una scusa adottata da sempre contro i
palestinesi). Che avevano affittato legalmente; ma quando alcuni di loro
sui sono recati al municipio con i loro contratti legali in mano,
chiedendo in base a quale norma erano stati sfrattati, si sono sentiti
rispondere: «Perché non siete ebrei». Ma la maggior parte di loro non
aveva nemmeno ricevuto lavviso di sfratto; gli era stata tolta di botto
lacqua e la luce, senza spiegazione.
Nel gennaio 2011, Meir Ytzhak Halevi, sindaco di Eilat, ha sferrato una
vera campagna contro gli immigrati, stampando a spese del municipio dei
manifesti contro di loro. Ha vietato ai figli degli africani di
frequentare le scuole elementari, fino a quando è stato costretto a farlo
da una sentenza dellalta corte israeliana.
Amnon Yitzhak
Amnon Yitzhak
Da segnalare la luminosa figura di Amnon Yitzhak, un popolarissimo
predicatore che (sul modello dei telepredicatori USA) viaggia in lungo e
in largo per Israele a convertire gli ebrei secolarizzati allo stretto
giudaismo fondamentalista. Eilat è una tradizionale fortezza del
secolarismo, ma Ytzhak è riuscito a conquistare molti cuori atei
inzuppando il suo messaggio religioso nel razzismo anti-negri. Nel
febbraio 2012, nel corso di una riunione di conversione in massa, ha
spiegato che la pelle nera dei sudanesi «è una punizione di YHVH» perché i
loro capostipiti, della stirpe di Cham, ebbero rapporti sessuali mentre
erano nellarca di Noè, «benché ciò fosse proibito». Ha detto che se una
donna ebrea va a letto con un sudanese, «finirà in Africa ad arrampicarsi
sugli alberi e a mangiare banane» perché, ha sottolineato, costoro sono
come scimmie. Adesso il telepredicatore talmudico ha fondato un suo
partito politico, il cui nome suona come «Forza per Influire», che
concorre alle prossime elezioni.
Ben Dror Yemini, il direttore ed opinionista del quotidiano Maariv, ha
inaugurato luso sistematico di termini offensivi e insultanti (tipo
«sporco ebreo», pardon, «sporco negro») verso questi immigrati; usanza
immediatamente adottata dai giornalisti in genere. Normalmente, i
rifugiati vengono bollati come «infiltrati» invasori, gente che porta
malattie, che violenta le nostre donne; e inoltre «un cancro», calamità
nazionale, e «pericolo esistenziale per Israele»: fatale concetto, dopo il
quale di solito il piccolo popolo minacciato nella sua stessa esistenza
procede alle stragi. E già molte voci nella Knesset si sono levate
chiedendo di concentrare questi poveri immigrati in un campo di
concentramento nazionale.
Post Scriptum. Magari è opportuna una segnalazione a quegli ebrei dItalia
«orgogliosi di Israele», da Gad Lerner a Paolo Mieli, che nascondono nei
loro mezzi mediatici il razzismo israeliano, ma bollano il «razzismo»
degli italiani contro gli zingari, e invitano allaccoglienza e
allintegrazione degli immigrati senza distinzione. E al sindaco di Milano
Pisapia che ha regalato 8 mila euro dei contribuenti, mentre prepara le
case per loro, ad ogni famiglia di zingari accampati in città, e dà del
razzista a chi obietta che magari ci sono altri milanesi più bisognosi di
8 mila, per esempio i pensionati minimi. Per i rom, la giunta Pisapia ha
stanziato 5 milioni di euro. Per i pensionati, niente. Non a caso gli
zingari a Milano sono aumentati, accorrono a frotte. Oggi sono almeno
2.500.
Impari Pisapia dallunica democrazia del Medio Oriente.
1) Ecco cosa succede a giudaizzare troppo. Come noto, il ministro Andrea
Riccardi, gran guru della «cattolica» SantEgidio, segue le teorie del
rabbino Elia Benamozegh (Livorno 1823 1900) il quale, «riteneva
possibile una riforma della cristianità attraverso un vero e proprio
percorso di teshuvah» ¬il termine significa «pentimento», «ritorno al
nuovo inizio» ¬«compiuto il quale il cristianesimo si spoglierà di tutto
ciò che ha di contrario all'ebraismo, deporrà le vesti prese in prestito,
i brandelli di paganesimo, che lo hanno reso irriconoscibile ai suoi
genitori, che lo fecero espellere dalla casa paterna» (Lorigine dei dogmi
cristiani). Questa evoluzione pare assai favorita nelle alte sfere
vaticane. Il nostro destino dunque, per Riccardi, è diventare i falascià
di Sion.
Altro genocidio dIsraele: di ebrei neri
Maurizio Blondet 19 Dicembre 2012
Il tasso di natalità dei Falascià, i presunti ebrei etiopici che lo Stato
ebraico ha trasportato in Israele in ben pubblicizzate «aliyah», è
crollato tragicamente: meno 50% negli ultimi dieci anni. Il fatto ha
incuriosito una giornalista della Israeli Educational Television di nome
Gal Gabai. La quale ha condotto uninchiesta.
Gal Gabai ha intervistato decine di donne falascià, ed ha saputo da queste
che avevano ricevuto iniezioni di Depo Provera (un anticoncezionale alla
progestina efficace per tre mesi dopo una sola puntura) contro la loro
volontà. Alcune non avevano capito a cosa servisse liniezione; altre però
hanno riferito di essere state sottoposte a pressione e minacce,
tipicamente questa: se ti ribelli alla puntura, non ti lasciamo entrare in
Israele. Le iniezioni di Depo Provera sono state loro somministrate nel
campo-profughi di Gondar, nel campo di transito di Addis Abeba, e ancora
dopo il loro arrivo in Israele. Ad eseguire il trattamento forzato sono
stati i medici e infermieri del Joint Distribution Committee (JDC), la
storica organizzazione «umanitaria» ebraico-americana, celebre per le
raccolte di fondi intese, negli anni dello stalinismo, a nutrire i poveri
ebrei dellURSS minacciati dalle carestie staliniane, e che ha cliniche ed
ambulatori in Etiopia per i falascià. Come vanta nel suo sito, il JDC è
«dedito a migliorare la salute e il benessere dei (falascià) abitanti
nella regione di Gondar». Invece fa parte di un progetto volto a ridurre
demograficamente i falascià, in evidente coordinamento con il servizio
sanitario israeliano. (www.jdc.org)
Le poche volte in cui si degnavano di dare qualche spiegazione alle donne
che chiedevano i motivi delliniezione, i medici e infermieri dicevano
loro che, se avessero messo al mondo troppi figli, avrebbero avuto vita
difficile in Israele. Ad alcune, è stato detto che le pillole
contraccettive non erano adatte a loro, perché non sarebbero state capaci
di ricordarsi di prenderle regolarmente. Una telecamera nascosta su una
etiope trattata in un ambulatorio in Etiopia ha confermato che, mentre la
donna riceveva la puntura, il personale israeliano le dava appunto questa
spiegazione. Una ginecologa intervistata dalla giornalista è rimasta
stupita e sgomenta quando ha saputo la cosa: il Depo-Provera è prescritto
raramente, e solo a donne ricoverate in manicomio o handicappate mentali.
È precisamente lidea che non solo i medici, ma il pubblico israeliano ha
dei «fratelli» falascià: degli arretrati mentalmente inferiori, sub umani.
Molti dei più «religiosi» non li considerano nemmeno ebrei e quindi
impuri; anni fa nacque uno scandalo quando si scoprì che il sangue di
donatori falascià veniva buttato via nei WC degli ospedali, perché nessuno
voleva essere perfuso col sangue «dei negri». (Tainted Blood: The
Ambivalence of Ethnic Migration in Israel, Japan, Korea, Germany and the
United States)
Essi subiscono continue e pesanti discriminazioni quando di tratta di
affittare una casa, di scegliere la scuola per i figli, durante la ricerca
di lavoro, nel servizio militare. Una buona metà di loro, di conseguenza,
è ridotta in miserabili ghetti «negri», emarginati da una società sempre
più paranoicamente razzista. E adesso, le loro donne subiscono la
sterilizzazione forzata, in quanto non appartenenti alla razza eletta.
Difatti, fa notare linchiesta della Gabai, esistono altre minoranze
socialmente sfavorite in Israele, «ma non vengono assoggettate a piani
forzati di riduzione delle nascite». Tipicamente, gli Haredim hanno 8
figli per famiglia, ma i medici israeliani non danno alle loro donne di
nascosto delle iniezioni contraccettive. È puro e semplice razzismo quello
che anima il programma «generazione perduta» per i falascià.
È persino incomprensibile come mai il regime israeliano abbia voluto in
Israele i falascià: la leggenda ufficiale, che li vuole elementi delle
«tribù perdute di Israele» o ebrei yemeniti o egiziani riparati in
Etiopia, è palesemente infondata. Ancor più fantasiosa la loro pretesa
discendenza dagli amori fra re Salomone e la Regina di Saba. Quasi si
tratta di antichi cristiani copti etiopici che, per via di un totale e
secolare isolamento e della compenetrazione nelle narrative dellAntico
Testamento, hanno cominciato a credersi ebrei e a praticare culti ebraici
e pratiche giudaiche (per esempio la circoncisione, il culto di unarca
dellalleanza made in Ethiopia ) come descritti nella Bibbia, forse
attorno al 15mo secolo (1). Ma parlavano aramaico, ed avevano una propria
casta sacerdotale (di origine copta), che una volta giunta in Israele sono
stati costretti a sostituire con i rabbini, di cui nulla sapevano. E molti
dei quali non li credono giudei, ma animali parlanti.
Le autorità israeliane li hanno trattati come bestiame persino quando ne
«salvavano» migliaia, nella molto propagandata Operazione Salomone del
1991, quando li portarono via dallEtiopia di Menghistu: caricati su aerei
da carico svuotati dei sedili, privati di ogni bagaglio, spogliati per
fare meno peso di scarpe e abiti, ad ognuno di loro fu applicato sulla
fronte un adesivo di plastica con un numero. Alle donne era impedito di
tenere con sé i neonati; nonostante ciò, alcune riuscirono a nascondere i
loro figlioletti sotto la veste, e furono identificati e censiti solo
allarrivo: finalmente israeliani, ossia cittadini di serie C nella sola
democrazia razziale del mondo. E nonostante tutto, anche oggi Netanyahu
organizza «rientri» di questi presunti ebrei: nei prossimi 3 anni, 7.864
etiopi saranno accolti in Israele. Si pensa che questa ostinazione
ufficiale abbia a che fare con la volontà di contrastare la crescita
demografica palestinese con larrivo di israeliani da tutto il mondo; ma
allora che senso ha la sterilizzazione delle donne «negre»? (Gli ultimi
ebrei d'Etiopia ammessi in Israele)
Forse bisognerebbe interrogare le profonde psico-patologie, i misteriosi
«conflitti interiori» del subconscio giudaico che si traducono in atti
contradditori.
Quello che soffrono i falascià non è il primo genocidio di ebrei tentato
dallo Stato ebraico: nel 1951, quando il Paese era sotto la guida di Ben
Gurion il padre della patria, centomila bambini sefarditi immigrati dal
Marocco (o meglio, le cui famiglie erano state indotte ad immigrare dalle
agenzie ebraiche) furono sottoposti a radiazioni alla testa: 35 mila volte
le radiazioni massime consentite.
I macchinari radianti a raggi X erano forniti dallesercito USA; proprio
nel 51 erano state bandite le sperimentazioni nucleari su esseri umani in
America, e il Pentagono aveva bisogno di cavie. Ai sefarditi irradiati fu
detto che era un trattamento per liberarli dalla tigna (tricofitosi:
tipica malattia da sporcizia); il governo israeliano, dominato totalmente
dagli askenaziti, per questo esperimento ricevettero un grosso
finanziamento americano: 12 volte il bilancio della Sanità israeliana di
allora.
I piccoli sefarditi marocchini venivano prelevati dalle scuole elementari
e caricati su pullman per «gite scolastiche»; invece erano trasportati in
laboratori dove subivano lirradiazione. Seimila di questi bambini
morirono quasi immediatamente, altri negli anni seguenti, molti per
tumori; i sopravvissuti, ormai vecchi, presentano gravissimi disturbi
cerebrali e della pelle. Ne abbiamo parlato in un articolo del 2009
(Ricordiamo l'olocausto anche noi).
Sicché gli askenaziti al potere in Israele, gente venuta dallEuropa,
discendente dai turco-mongoli Khazari e quasi sicuramente senza una goccia
di sangue veramente ebraico nelle vene, eliminarono migliaia di veri
ebrei, sefarditi, in quanto «inferiori». Continuando lopera di cui
accusano i nazisti.
Anche questo orrendo caso è stato oggetto di uninchiesta televisiva che è
andata in onda in Israele: «100.000 Radiations», prodotto nel 2003 dalla
Dimona Productions Ltd. (Dimona è il luogo delle installazioni atomiche
giudaiche), registi Asher Khamias e David Balrosen, produttore Dudi
Bergman. Il 14 agosto 2006 lha trasmesso la TV israeliana Canale 10.
Non sanno cosa rischiano i 60 mila africani, sudanesi, eritrei,
sub-sahariani, che hanno cercato riparo in Israele dai loro regimi, dalla
miseria e dalla fame. E sono costretti a vivere come clandestini illegali,
in abietta povertà, sfruttati e maltrattati senza alcun diritto nella
unica democrazia razziale. Non è nemmeno il caso di parlare di diritto
dasilo, o di avanzare richieste dasilo: lunica democrazia bla bla non
lo riconosce. La popolazione odia i «negri», e i politici hanno un facile
successo scagliandosi contro di loro. Sempre più spesso hanno luogo
aggressioni, devastazioni dei loro locali di ritrovo e incendi dei loro
miseri appartamenti. Il 23 maggio scorso, nel sobborgo di Hatikva (Tel
Aviv) è avvenuto un vero e proprio pogrom organizzato contro i negri e i
loro locali. I loro poveri beni sono stati bruciati in piazza durante una
festa notturna con sventolio di bandiere israeliane, che ricordava da
vicino i falò di arte degenerata del Terzo Reich. Si vedano fatti e foto
nel rapporto qui segnalato: (Cancer in our body)
Nel 2007, quando ancora gli immigrati africani erano pochi, una ventina di
sudanesi del Darfur aveva trovato lavoro ed alloggio in una moshav
(fattoria agricola) presso la cittadina di Hadera a fare i lavori che
gli ebrei non vogliono più. Il sindaco di Hadera, Chaim Avitam, emanò un
decreto despulsione: durante la notte mandò forze di sicurezza nei
dormitori, che distrussero tutti i documenti dei sudanesi li caricarono
nei bus e li sbatterono fuori dalla città. «Hadera non è il bidone della
spazzatura del paese», disse il sindaco. (Complaint filed against Hadera
mayor for expelling refugees)
Nel luglio 2010, 25 rabbini di Tel Aviv hanno emanato un editto religioso
(come si dice «fatwa» in ebraico?) che vieta agli ebrei di affittare
appartamenti agli africani, con ampie citazioni delle Scritture bibliche
sul dovere di ripulire etnicamente la sacra terra di Israele da ogni
straniero.
Immediatamente, dozzine di rabbini in tutto il Paese hanno imitato
leditto di Tel Aviv. Il promotore delliniziativa, luomo che ha fatto
fisicamente contattato i rabbini per raccogliere le loro firme, è un
consigliere comunale di Tel Aviv di nome Benjamin Babayof, che chiama la
presenza dei «negri» in Terrasanta «abominazione». Nel febbraio 2012,
Babayof ha fatto appello al ministero dei Trasporti, chiedendo linee di
bus separati per i negri, o il divieto di lasciarli salire sui mezzi,
«perché puzzano».
Ma già mesi prima delleditto rabbinico, il rabbino Yaakov Asher, che è
anche sindaco di Bnei Brak, cittadina ai confini di Tel Aviv, ha sbattuto
fuori di casa decine di africani immigrati, con misura immediata,
adducendo irregolarità edilizie (una scusa adottata da sempre contro i
palestinesi). Che avevano affittato legalmente; ma quando alcuni di loro
sui sono recati al municipio con i loro contratti legali in mano,
chiedendo in base a quale norma erano stati sfrattati, si sono sentiti
rispondere: «Perché non siete ebrei». Ma la maggior parte di loro non
aveva nemmeno ricevuto lavviso di sfratto; gli era stata tolta di botto
lacqua e la luce, senza spiegazione.
Nel gennaio 2011, Meir Ytzhak Halevi, sindaco di Eilat, ha sferrato una
vera campagna contro gli immigrati, stampando a spese del municipio dei
manifesti contro di loro. Ha vietato ai figli degli africani di
frequentare le scuole elementari, fino a quando è stato costretto a farlo
da una sentenza dellalta corte israeliana.
Amnon Yitzhak
Amnon Yitzhak
Da segnalare la luminosa figura di Amnon Yitzhak, un popolarissimo
predicatore che (sul modello dei telepredicatori USA) viaggia in lungo e
in largo per Israele a convertire gli ebrei secolarizzati allo stretto
giudaismo fondamentalista. Eilat è una tradizionale fortezza del
secolarismo, ma Ytzhak è riuscito a conquistare molti cuori atei
inzuppando il suo messaggio religioso nel razzismo anti-negri. Nel
febbraio 2012, nel corso di una riunione di conversione in massa, ha
spiegato che la pelle nera dei sudanesi «è una punizione di YHVH» perché i
loro capostipiti, della stirpe di Cham, ebbero rapporti sessuali mentre
erano nellarca di Noè, «benché ciò fosse proibito». Ha detto che se una
donna ebrea va a letto con un sudanese, «finirà in Africa ad arrampicarsi
sugli alberi e a mangiare banane» perché, ha sottolineato, costoro sono
come scimmie. Adesso il telepredicatore talmudico ha fondato un suo
partito politico, il cui nome suona come «Forza per Influire», che
concorre alle prossime elezioni.
Ben Dror Yemini, il direttore ed opinionista del quotidiano Maariv, ha
inaugurato luso sistematico di termini offensivi e insultanti (tipo
«sporco ebreo», pardon, «sporco negro») verso questi immigrati; usanza
immediatamente adottata dai giornalisti in genere. Normalmente, i
rifugiati vengono bollati come «infiltrati» invasori, gente che porta
malattie, che violenta le nostre donne; e inoltre «un cancro», calamità
nazionale, e «pericolo esistenziale per Israele»: fatale concetto, dopo il
quale di solito il piccolo popolo minacciato nella sua stessa esistenza
procede alle stragi. E già molte voci nella Knesset si sono levate
chiedendo di concentrare questi poveri immigrati in un campo di
concentramento nazionale.
Post Scriptum. Magari è opportuna una segnalazione a quegli ebrei dItalia
«orgogliosi di Israele», da Gad Lerner a Paolo Mieli, che nascondono nei
loro mezzi mediatici il razzismo israeliano, ma bollano il «razzismo»
degli italiani contro gli zingari, e invitano allaccoglienza e
allintegrazione degli immigrati senza distinzione. E al sindaco di Milano
Pisapia che ha regalato 8 mila euro dei contribuenti, mentre prepara le
case per loro, ad ogni famiglia di zingari accampati in città, e dà del
razzista a chi obietta che magari ci sono altri milanesi più bisognosi di
8 mila, per esempio i pensionati minimi. Per i rom, la giunta Pisapia ha
stanziato 5 milioni di euro. Per i pensionati, niente. Non a caso gli
zingari a Milano sono aumentati, accorrono a frotte. Oggi sono almeno
2.500.
Impari Pisapia dallunica democrazia del Medio Oriente.
1) Ecco cosa succede a giudaizzare troppo. Come noto, il ministro Andrea
Riccardi, gran guru della «cattolica» SantEgidio, segue le teorie del
rabbino Elia Benamozegh (Livorno 1823 1900) il quale, «riteneva
possibile una riforma della cristianità attraverso un vero e proprio
percorso di teshuvah» ¬il termine significa «pentimento», «ritorno al
nuovo inizio» ¬«compiuto il quale il cristianesimo si spoglierà di tutto
ciò che ha di contrario all'ebraismo, deporrà le vesti prese in prestito,
i brandelli di paganesimo, che lo hanno reso irriconoscibile ai suoi
genitori, che lo fecero espellere dalla casa paterna» (Lorigine dei dogmi
cristiani). Questa evoluzione pare assai favorita nelle alte sfere
vaticane. Il nostro destino dunque, per Riccardi, è diventare i falascià
di Sion.
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omosessuali e socialismo
non possono convivere
Ernesto "Che" Guevara
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
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