Discussione:
I mitici Mille in realtà furono 45.000
(troppo vecchio per rispondere)
pirex
2023-09-11 21:37:22 UTC
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Fucili antiquati e servizi inascoltati,
ecco come Francesco II di Borbone ebbe la peggio contro Garibaldi
Antonio Formicola e Claudio Romano riscrivono «La verità» dell’impresa
garibaldina e l’Unità d’Italia con documenti inediti:
i mitici Mille in realtà furono 45.000

<https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/22_novembre_30/libro-diario-giorno-giorno-dell-impresa-mille-l-unita-d-italia-e1a7ec8c-709d-11ed-9e68-121e09a4cd6e.shtml>
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pirex, stesso nick da oltre vent'anni
pirex <***@pakita.sus>

Diffidate dei poveri mentecatti, odiatori di professione, bugiardi
xenofobi nazifascioidi dai mille nick
che per farsi leggeggere le loro Fake News utilizzano anche il mio nick

https://tinyurl.com/2natj737
Parvus
2023-09-12 22:03:40 UTC
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Post by pirex
Fucili antiquati e servizi inascoltati,
ecco come Francesco II di Borbone ebbe la peggio contro Garibaldi
Antonio Formicola e Claudio Romano riscrivono «La verità» dell’impresa
i mitici Mille in realtà furono 45.000
L'articolo non si può vederlo se non si paga(
Comunque niente di inedito.
I Mille erano 1.083
Dopo le prime vittorie cominciarono ad arrivare nuovi volontari, e si unirono diecimila siciliani che però rimasero nell'isola dopo lo sbarco sul continente.
In totale dal nord affluirono ventimila uomini, di cui il gruppo più numeroso era stato radunato da Mazzini per invadere lo stato pontificio, risultando poi impossibile l'impresa andarono con Garibaldi.
20.000 volontari di origine meridionale parimenti si unirono al nizzardo, che in tal modo poté schierare 20.000 uomini al fronte, e altri ventimila contro l'insorgenza dei briganti.
pirex
2023-09-13 11:25:57 UTC
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Post by Parvus
Post by pirex
Fucili antiquati e servizi inascoltati,
ecco come Francesco II di Borbone ebbe la peggio contro Garibaldi
Antonio Formicola e Claudio Romano riscrivono «La verità»
dell’impresa garibaldina e l’Unità d’Italia con documenti
inediti: i mitici Mille in realtà furono 45.000
L'articolo non si può vederlo se non si paga(
Comunque niente di inedito.
I Mille erano 1.083
Dopo le prime vittorie cominciarono ad arrivare nuovi volontari, e
si unirono diecimila siciliani che però rimasero nell'isola dopo lo
sbarco sul continente. In totale dal nord affluirono ventimila
uomini, di cui il gruppo più numeroso era stato radunato da Mazzini
per invadere lo stato pontificio, risultando poi impossibile
l'impresa andarono con Garibaldi. 20.000 volontari di origine
meridionale parimenti si unirono al nizzardo, che in tal modo poté
schierare 20.000 uomini al fronte, e altri ventimila contro
l'insorgenza dei briganti.
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Fucili antiquati e servizi inascoltati, ecco come Francesco II di Borbone
ebbe la peggio contro Garibaldi
Antonio Formicola e Claudio Romano riscrivono «La verità» dell’impresa
garibaldina e l’Unità d’Italia con documenti inediti: i mitici Mille in
realtà furono 45.000
di Gabriele Bojano


Il Risorgimento come non l’avreste mai immaginato, raccontato in un diario
scritto a più mani, giorno dopo giorno, una vera e propria cronistoria
redatta in modo minuzioso e senza “buchi” temporali, che va dal 18 gennaio
1859 al 21 marzo 1863. Un’impresa unica, meticolosa e improba, (anche
perché il materiale d’archivio consultato è di gran lunga superiore a
quello selezionato) di cui si sono resi protagonisti due studiosi
napoletani, Antonio Formicola e Claudio Romano, scrivendo un volume di
quasi 300 pagine e riccamente illustrato dall’inequivocabile titolo 1860:
la verità (Apeiron Edizioni). Ora apriamo una parentesi che un po’ ci
riguarda: Formicola e Romano sono noti anche per l’enciclopedica Storia
della Marina da Guerra dei Borbone di Napoli in quattro volumi, edita
dall’Ufficio Storico della Marina Militare, il cui terzo volume, rimasto
in stand by per ben 12 anni, sarà finalmente pubblicato nel 2023 dopo
l’insistente campagna avviata dal Corriere del Mezzogiorno.

I «veri come e perché»

L’obiettivo dei due “topi di biblioteca”, al lavoro assieme da 40 anni,
(fondamentale e prezioso l’apporto della ricca documentazione borbonica
rientrata nel 1977 dalla Francia in Italia, all’Archivio di Stato di
Napoli) è evidente fin dal sottotitolo dell’opera, far conoscere “i veri
come e perché” dell’impresa garibaldina e dell’Unità d’Italia «scoprendo
circostanze, fatti e retroscena che mai nessuno ha neanche lontanamente
ipotizzato». L’impostazione rigorosa e asettica, basata su «centinaia di
documenti autentici» preserva i due autori dalle critiche dei “puristi di
storia” abituati, è scritto nella presentazione al volume, «a trattare gli
avvenimenti del passato sciorinando l’argomento in modo discorsivo,
utilizzando sì i documenti ma con “parsimonia” ovvero riportando tra
virgolette stralci più o meno piccoli del loro contenuto».

I fatti senza opinioni

La “verità”, suffragata da un mare magnum di carte, di cui Formicola e
Romano si sentono portatori, prova a riscrivere quanto oggi è riportato
nei libri di storia, scindendo i fatti dalle opinioni, e cancellando
«tutti quei “luoghi comuni” riferiti alle popolazioni meridionali italiane
e soprattutto al termine “borbonico” usato, spesso e volentieri, come
aggettivo dispregiativo o sinonimo di tradimento, arretratezza,
scaltrezza». «Il Regno delle Due Sicilie e la sua popolazione – è la tesi
degli autori – scomparvero per l’immensa ingenuità del loro sovrano
sommata all’astuzia e al machiavellico comportamento sabaudo».

Le armi dei garibaldini

E il ruolo di Giuseppe Garibaldi? Tanto per cominciare i famosi “mille”
non furono mai soltanto mille: in realtà i garibaldini che, in poco più di
tre mesi, sbarcarono in Sicilia furono oltre 45 mila ai quali vanno
aggiunti le migliaia di siciliani che parteciparono alle operazioni
militari. Ecco perché nell’isola riuscirono a sconfiggere un esercito di
35 mila effettivi. E poi le camicie rosse avevano con sé armi di gran
lunga migliori di quelle del nemico, per quantità e qualità: nel libro
sono riportati i documenti che provano che gli emissari di Garibaldi
acquistarono a Marsiglia, con cambiali firmate da Cavour, migliaia di
carabine di ultima generazione (con anima rigata) e soprattutto i
“revolvers” cioè pistole, ad anima rigata, con tamburo a sei colpi. I
soldati borbonici al massimo avevano carabine con innesco a luminello, la
maggior parte ad anima rigata, e pistole ad avancarica ad un colpo solo e
perciò molto imprecise.

L’«intelligence» borbonica


Ma c’è un altro aspetto che emerge chiaramente e per la prima volta dalla
documentazione raccolta e riguarda il “servizio segreto borbonico” che
aveva infiltrati presso tutte le corti europee e quindi era in grado di
conoscere con esattezza e quasi in tempo reale (grazie al telegrafo
elettrico, il whatsapp dell’epoca) quali fossero le linee politiche che i
governi (più o meno) amici intendevano perseguire. I propositi di invadere
il Regno delle Due Sicilie, tanto per fare un esempio, erano noti a
Francesco II fin dal settembre 1859, cioè da quando ebbero inizio i
preparativi, e se le informazioni furono sottovalutate lo si deve alle
inesistenti competenze militari del Borbone, “l’eterno indeciso”,
accoppiate alla farraginosa organizzazione della struttura di comando
napoletana. Non solo, dai documenti si evince anche che Garibaldi non
partì da Genova assieme ai suoi garibaldini proprio per paura di essere
intercettato.

La fine del Regno delle Due Sicilie

La storiografia ufficiale, infine, fa coincidere la fine del Regno delle
Due Sicilie con la partenza da Gaeta di Francesco II e della sua corte, il
14 febbraio 1861. Ma i documenti consultati da Formicola e Romano
certificano che il Regno, ancorché in esilio, continuò ad operare fino
alla primavera del 1870. «Quanto è accaduto nel meridione d’Italia tra il
1859 e il 1861 - concludono gli autori - è un complesso di eventi che non
ha precedenti in nessuna parte del mondo. Infatti non è mai accaduto che
una nazione autonoma sotto ogni profilo, con ben 126 anni di storia e di
autonomia di governo, riconosciuta come Regno indipendente da tutti gli
Stati del mondo, con una propria moneta e un’economia fortissima, fosse
annessa a un altro Stato non confinante, senza una dichiarazione di guerra
ufficiale, senza un concreto tentativo d’intervento pacificatore di altre
nazioni, senza una rivoluzione di popolo interna e in presenza di rapporti
diplomatici, militari ed economici tra i due Stati».


30 novembre 2022 | 13:03
<https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/22_novembre_30/libro-diario-giorno-giorno-dell-impresa-mille-l-unita-d-italia-e1a7ec8c-709d-11ed-9e68-121e09a4cd6e.shtml>
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pirex, stesso nick da oltre vent'anni
pirex <***@pakita.sus>

Diffidate dei poveri mentecatti, odiatori di professione, bugiardi
xenofobi nazifascioidi dai mille nick
che per farsi leggeggere le loro Fake News utilizzano anche il mio nick

https://tinyurl.com/2natj737
giulia
2023-09-15 16:01:07 UTC
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Post by pirex
Fucili antiquati e servizi inascoltati,
ecco come Francesco II di Borbone ebbe la peggio contro Garibaldi
i mitici Mille in realtà furono 45.000
Il titolo e' fuorviante, erano mille perche' una flotta piu' grossa sarebbe stata intercettata dai borboni che comunque stavano
sorvegliando tutta la sicilia, poi nel testo si legge che in realta' 45000 li raggiunsero nei tre mesi successivi.


Giulia

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