Bhisma
2017-11-28 09:31:18 UTC
Ovviamente (spero) non mi riferisco qui alla ridicola idea diffusa da
diversi siti di balle incontrollate che le enormi asce doppie
conservate al museo di Heraklion https://goo.gl/iki1Be siano la prova
dell'esistenza effettiva di giganti.
Una balzana supposizione del genere può farla solo chi non abbia la
minima idea del contesto culturale cretese antico, e in generale
dell'antichità: basterebbe guardare il famoso sarcofago di Hagia Triada
per rendersi conto della natura votiva religiosa e sacrale di questi
manufatti di grosse dimensioni: https://goo.gl/NijjdN
Resta però il fatto che la notevole diffusione dell'ascia doppia nella
civiltà minoica, come oggetto e come rappresentazione, presenta aspetti
difficilmente spiegabili e che sono stati oggetto di prolungate
discussioni.
In primo luogo, contrariamente alle analoghe rappresentazioni di
oggetti del genere nella ceramografia attica, in cui hanno anche
carattere concreto di arma [1] e di quel che sappiamo delle usanze
etrusche e poi romane [2] eccetera, le doppie asce della civiltà
minoica non presentano *MAI* tracce di affilatura, il che ne esclude
qualsiasi uso concreto come arma od attrezzo, anche se un uso del
genere dovette pur esserci. Va sottolineato che le asce ritrovate
provengono perlopiù da luoghi di culto, in particolare grotte, santuari
etc. il che induce a pensare non tanto che l'uso dovesse essere
esclusivamente votivo, quanto piuttosto a supporre che quelle
rinvenute, spesso finemente decorate, placcate in oro etc, a causa
della loro particolare ubicazione o carattere siano sfuggite a quella
rifusione che era destino frequente degli oggetti in bronzo d'uso
quotidiano.
In secondo luogo, quando in una raffigurazione minoica sono impugnate,
lo sono sempre da donne, in una posizione che ha molto senso definire
come sacrale. A questo proposito va osservato che pure nella cultura
neolitica preassira , di Tell Halaf (3000 a.C. circa) abbiamo un'ascia
doppia associata a una divinità femminile nuda, mentre in antichissimi
e forse coevi poemi sumeri l'ascia doppia appare associata alla dea
Inanna [ "La spada, lascia a doppio taglio prima di lei. Essi
camminano davanti alla pura Inanna"]
Si potrebbe dire, a causa della frequenza del ritrovamento di asce del
genere a Creta, della loro rappresentazione su affreschi, vasi, sigilli
etc, del loro trasformarsi in geroglifico o segno sillabico e via
dicendo, che esse erano un simbolo religioso della massima importanza,
paragonabile alla Croce per il cristianesimo, ma il loro significato,
come pure l'eventuale evoluzione dello stesso, tende a sfuggirci.
Il primo a sottolinearne l'importanza fu il solito Evans, il qual
rimarcandone l'estrema diffusione a Cnosso, fece notare come fossero
spesso associate a quelle che lui chiamava "corna di consacrazione"
(corna probabilmente taurine raffiguranti in modo simbolico l'animale,
che hanno antecedenti arcaici nel Neolitico, essendo state rinvenute ad
esempio nell'agglomerato turco di Çatal Hüyük, che rimonta ad almeno
3-4000 anni prima della civiltà minoica).
Sempre Evans, vista la ricorrenza anche geroglifica delle doppie asce a
Cnosso, propose di far derivare la parola "Labirinto" da "Labrandeus",
luogo della doppia ascia che, secondo una notizia derivata da
Plutarco, in lingua Caria era denominata "labrys". L'ipotesi oggi è
vista con molto scetticismo, si ritiene che il termine labirinto sia un
prestito al cretese da altre lingue, ma il passaggio di Plutarco resta
interessante perché associa la labrys a uno Zeus locale, cioè a un dio
del cielo e delle tempeste [ e prese l'ascia di Caria con il bottino di
guerra. E dopo aver istituito una statua di Zeus, gli mise l'ascia in
mano e chiamò il dio "Labrandeus", essendo "Labrys" la parola Lidia
per 'ascia ] il che fa ipotizzare un successivo passaggio come
attributo di una divinità maschile, forse a rappresentare la folgore
(il balenare della lama, il rumore quando colpisce?) Un passaggio del
genere, potrebbe essere stato mediato da un uso dell'ascia doppia nel
sacrificio del toro, che potrebbe aver favorito lo spostamento di
attribuzione al genere maschile.
Comunque sia, le interpretazioni si sprecano e riporto le principali,
quasi tutte pressoché caratterizzate dall'idea che la doppia ascia con
le sue due lame riunisse due principi o forze opposti e complementari
aventi spesso carattere sessuato:
Secondo Evans le Doppie Asce sono i simboli esteriori della Dea
minoica. In connessione con le tracce della religione minoica nel suo
aspetto prevalente, non solo a Knosso, ma in tutta Creta, è chiaro che
la speciale forma aniconica della divinità suprema Minoica, come del
suo satellite di sesso maschile, è stata la Doppia Ascia" che pertanto
è un emblema dell'unione tra femminile e maschile.
A. B. Cook sostiene che la doppia lama appartiene primariamente al
dio-cielo,secondariamente alla dea-terra associata a lui, mentre
l'albero, o colonna, o pilastro,appartiene primariamente alla
dea-madre, secondariamente al dio-cielo associato ad essa.La
combinazione di ascia ed albero, ascia e colonna, ascia e pilastro
implica l'unione di entrambi. Pertanto la doppia ascia che ha per
manico un albero o è infissa ad una colonna di legno, o incisa su un
pilastro di pietra, è segnale e simbolo del dio, mentre l'albero, o
colonna, o pilastro, fa presagire la presenza della dea", ed essendo
Rea la dea-terra-Minoica " ne consegue che Crono era il nome col quale
i greci conobbero il dio-cielo portatore di ascia dei Minoici.
Per M. P. Nilsson molto semplicemente l'ascia doppia "era originalmente
l'ascia sacrificale. L'ascia con la quale viene ucciso l'animale
sacrificale può rivestire una somma importanza religiosa. Come
strumenti di culto in virtù del loro scopo sono trattati con speciale
venerazione, il principale strumento per i sacrifici è potuto
naturalmente divenire ed essere considerato santo e simbolo di culto.
In tal modo la doppia ascia è potuta divenire non solo un simbolo di
culto ma anche un oggetto di culto.
M. Eliade si sofferma sul senso possibile della rappresentazione della
folgore "Il fulmine è l'arma del Dio del cielo. Quando quest'ultimo
venne sostituito dal Dio del temporale, il fulmine divenne il segno
della ierogamia tra il dio dell'uragano e laDea Terra. Ci si spiega,
allora, il gran numero di asce bifronti rinvenute nelle voragini e
nelle caverne di Creta. come il fulmine e le meteoriti, le asce
"fendevano" la Terra: esse simboleggiavano, in altri termini, l'unione
tra il Cielo e la Terra. Delfi, la più famosa voragine della Grecia
antica, doveva il proprio nome a questa immagine mitica: delphys
designa infatti l'organo genitale femminile"
.
L. R. Farnell sottolinea che è una naturale evoluzione, come nelle
altre religioni e specialmente in quella Ellenica, che una dea della
fertilità dovrebbe assumere il carattere di una dea ctonia, che fa
crescere i semi sotterrati ed accoglie le anime dei defunti. E l'ampia
evidenza raccolta negli ultimi anni, che mostra la prevalenza fra i
Minoici di una dea-serpente, prova che in certi centri di culto, se non
universalmente, le idee di vita e di morte sono combinate, con tutte le
loro prolifiche possibilità per la religione vennero legate alla
divinità femminile
La Gimbutas, infine, corentemente con le sue idee su un matriarcato
primordiale, lascia bipenne era simbolo primario della dea della
morte e della ri/generazione, simbolo del divenire, simile nela forma
alla farfalla, simbolo neolitico che permane fino allepoca classica a
simboleggiare lanima (
psyche) e la sua capacità di rinascere. Una dualità che ella vede
rispecchiata anche nelle due ali del palazzo di Knosso: in quella
orientale la dea veniva venerata nel suo aspetto di elargitrice della
vita, luminosa,gaia, dai colori sgargianti, mentre quella occidentale
con un'atmosfera buia, uterina, era consona ai riti rigenerativi ed
oltretombali.
===================
[1]
Clitennestra uccide Cassandra, coppa attica a figure rosse
https://goo.gl/5hNR2q
Da notare che la doppia ascia è un attributo piuttosto ricorrente di
Clitennestra, anche per l'omicidio di Agamennone.
Secondo alcuni autori, l'uso della doppia ascia starebbe a denotare
l'usurpazione del potere politico da parte di una donna.
Mi domando quanto arcaici ricordi di sacerdotesse, ginecocrazia
eccetera possano essere confluiti in questo aspetto della
caratterizzazione di una donna "mostro" tipica dell'antichità.
[2]
Il fascio littorio, naturalmente. Al di là delle varie raffigurazioni
successive, il fascio littorio etrusco rinvenuto a Vetulonia (VII° sec.
a.C.) che molti autori antichi attestano essere il precursore di quello
dei re e poi dei magistrati romani, come simbolo della potestà di far
battere con le verghe ed uccidere un libero cittadino, è un'ascia
doppia circondata da verghe:
https://goo.gl/Xs2hu8
Che la scure del fascio non fosse un mero simbolo, perlomeno in età
arcaica, ce lo attesta Livio (vado a memoria sull'episodio).
Durante una delle innumerevoli guerre in Lazio, un comandante alleato
ha fatto entrare in linea i suoi soldati in ritardo rispetto
all'ordine del console romano. Dopo la battaglia, il console convoca il
comnandante e quando ce l'ha davanti ordina a un littore di estrarre la
scure dal fascio. L'alleato impallidisce, ma il console, sogghignando,
ordina al littore di tagliare una radice ai suoi piedi, altrimenti
qualcuno potrebbe inciamparci.
In generale vedi:
C. Miconi, La doppia ascia cretese
https://goo.gl/Rf9XDB
diversi siti di balle incontrollate che le enormi asce doppie
conservate al museo di Heraklion https://goo.gl/iki1Be siano la prova
dell'esistenza effettiva di giganti.
Una balzana supposizione del genere può farla solo chi non abbia la
minima idea del contesto culturale cretese antico, e in generale
dell'antichità: basterebbe guardare il famoso sarcofago di Hagia Triada
per rendersi conto della natura votiva religiosa e sacrale di questi
manufatti di grosse dimensioni: https://goo.gl/NijjdN
Resta però il fatto che la notevole diffusione dell'ascia doppia nella
civiltà minoica, come oggetto e come rappresentazione, presenta aspetti
difficilmente spiegabili e che sono stati oggetto di prolungate
discussioni.
In primo luogo, contrariamente alle analoghe rappresentazioni di
oggetti del genere nella ceramografia attica, in cui hanno anche
carattere concreto di arma [1] e di quel che sappiamo delle usanze
etrusche e poi romane [2] eccetera, le doppie asce della civiltà
minoica non presentano *MAI* tracce di affilatura, il che ne esclude
qualsiasi uso concreto come arma od attrezzo, anche se un uso del
genere dovette pur esserci. Va sottolineato che le asce ritrovate
provengono perlopiù da luoghi di culto, in particolare grotte, santuari
etc. il che induce a pensare non tanto che l'uso dovesse essere
esclusivamente votivo, quanto piuttosto a supporre che quelle
rinvenute, spesso finemente decorate, placcate in oro etc, a causa
della loro particolare ubicazione o carattere siano sfuggite a quella
rifusione che era destino frequente degli oggetti in bronzo d'uso
quotidiano.
In secondo luogo, quando in una raffigurazione minoica sono impugnate,
lo sono sempre da donne, in una posizione che ha molto senso definire
come sacrale. A questo proposito va osservato che pure nella cultura
neolitica preassira , di Tell Halaf (3000 a.C. circa) abbiamo un'ascia
doppia associata a una divinità femminile nuda, mentre in antichissimi
e forse coevi poemi sumeri l'ascia doppia appare associata alla dea
Inanna [ "La spada, lascia a doppio taglio prima di lei. Essi
camminano davanti alla pura Inanna"]
Si potrebbe dire, a causa della frequenza del ritrovamento di asce del
genere a Creta, della loro rappresentazione su affreschi, vasi, sigilli
etc, del loro trasformarsi in geroglifico o segno sillabico e via
dicendo, che esse erano un simbolo religioso della massima importanza,
paragonabile alla Croce per il cristianesimo, ma il loro significato,
come pure l'eventuale evoluzione dello stesso, tende a sfuggirci.
Il primo a sottolinearne l'importanza fu il solito Evans, il qual
rimarcandone l'estrema diffusione a Cnosso, fece notare come fossero
spesso associate a quelle che lui chiamava "corna di consacrazione"
(corna probabilmente taurine raffiguranti in modo simbolico l'animale,
che hanno antecedenti arcaici nel Neolitico, essendo state rinvenute ad
esempio nell'agglomerato turco di Çatal Hüyük, che rimonta ad almeno
3-4000 anni prima della civiltà minoica).
Sempre Evans, vista la ricorrenza anche geroglifica delle doppie asce a
Cnosso, propose di far derivare la parola "Labirinto" da "Labrandeus",
luogo della doppia ascia che, secondo una notizia derivata da
Plutarco, in lingua Caria era denominata "labrys". L'ipotesi oggi è
vista con molto scetticismo, si ritiene che il termine labirinto sia un
prestito al cretese da altre lingue, ma il passaggio di Plutarco resta
interessante perché associa la labrys a uno Zeus locale, cioè a un dio
del cielo e delle tempeste [ e prese l'ascia di Caria con il bottino di
guerra. E dopo aver istituito una statua di Zeus, gli mise l'ascia in
mano e chiamò il dio "Labrandeus", essendo "Labrys" la parola Lidia
per 'ascia ] il che fa ipotizzare un successivo passaggio come
attributo di una divinità maschile, forse a rappresentare la folgore
(il balenare della lama, il rumore quando colpisce?) Un passaggio del
genere, potrebbe essere stato mediato da un uso dell'ascia doppia nel
sacrificio del toro, che potrebbe aver favorito lo spostamento di
attribuzione al genere maschile.
Comunque sia, le interpretazioni si sprecano e riporto le principali,
quasi tutte pressoché caratterizzate dall'idea che la doppia ascia con
le sue due lame riunisse due principi o forze opposti e complementari
aventi spesso carattere sessuato:
Secondo Evans le Doppie Asce sono i simboli esteriori della Dea
minoica. In connessione con le tracce della religione minoica nel suo
aspetto prevalente, non solo a Knosso, ma in tutta Creta, è chiaro che
la speciale forma aniconica della divinità suprema Minoica, come del
suo satellite di sesso maschile, è stata la Doppia Ascia" che pertanto
è un emblema dell'unione tra femminile e maschile.
A. B. Cook sostiene che la doppia lama appartiene primariamente al
dio-cielo,secondariamente alla dea-terra associata a lui, mentre
l'albero, o colonna, o pilastro,appartiene primariamente alla
dea-madre, secondariamente al dio-cielo associato ad essa.La
combinazione di ascia ed albero, ascia e colonna, ascia e pilastro
implica l'unione di entrambi. Pertanto la doppia ascia che ha per
manico un albero o è infissa ad una colonna di legno, o incisa su un
pilastro di pietra, è segnale e simbolo del dio, mentre l'albero, o
colonna, o pilastro, fa presagire la presenza della dea", ed essendo
Rea la dea-terra-Minoica " ne consegue che Crono era il nome col quale
i greci conobbero il dio-cielo portatore di ascia dei Minoici.
Per M. P. Nilsson molto semplicemente l'ascia doppia "era originalmente
l'ascia sacrificale. L'ascia con la quale viene ucciso l'animale
sacrificale può rivestire una somma importanza religiosa. Come
strumenti di culto in virtù del loro scopo sono trattati con speciale
venerazione, il principale strumento per i sacrifici è potuto
naturalmente divenire ed essere considerato santo e simbolo di culto.
In tal modo la doppia ascia è potuta divenire non solo un simbolo di
culto ma anche un oggetto di culto.
M. Eliade si sofferma sul senso possibile della rappresentazione della
folgore "Il fulmine è l'arma del Dio del cielo. Quando quest'ultimo
venne sostituito dal Dio del temporale, il fulmine divenne il segno
della ierogamia tra il dio dell'uragano e laDea Terra. Ci si spiega,
allora, il gran numero di asce bifronti rinvenute nelle voragini e
nelle caverne di Creta. come il fulmine e le meteoriti, le asce
"fendevano" la Terra: esse simboleggiavano, in altri termini, l'unione
tra il Cielo e la Terra. Delfi, la più famosa voragine della Grecia
antica, doveva il proprio nome a questa immagine mitica: delphys
designa infatti l'organo genitale femminile"
.
L. R. Farnell sottolinea che è una naturale evoluzione, come nelle
altre religioni e specialmente in quella Ellenica, che una dea della
fertilità dovrebbe assumere il carattere di una dea ctonia, che fa
crescere i semi sotterrati ed accoglie le anime dei defunti. E l'ampia
evidenza raccolta negli ultimi anni, che mostra la prevalenza fra i
Minoici di una dea-serpente, prova che in certi centri di culto, se non
universalmente, le idee di vita e di morte sono combinate, con tutte le
loro prolifiche possibilità per la religione vennero legate alla
divinità femminile
La Gimbutas, infine, corentemente con le sue idee su un matriarcato
primordiale, lascia bipenne era simbolo primario della dea della
morte e della ri/generazione, simbolo del divenire, simile nela forma
alla farfalla, simbolo neolitico che permane fino allepoca classica a
simboleggiare lanima (
psyche) e la sua capacità di rinascere. Una dualità che ella vede
rispecchiata anche nelle due ali del palazzo di Knosso: in quella
orientale la dea veniva venerata nel suo aspetto di elargitrice della
vita, luminosa,gaia, dai colori sgargianti, mentre quella occidentale
con un'atmosfera buia, uterina, era consona ai riti rigenerativi ed
oltretombali.
===================
[1]
Clitennestra uccide Cassandra, coppa attica a figure rosse
https://goo.gl/5hNR2q
Da notare che la doppia ascia è un attributo piuttosto ricorrente di
Clitennestra, anche per l'omicidio di Agamennone.
Secondo alcuni autori, l'uso della doppia ascia starebbe a denotare
l'usurpazione del potere politico da parte di una donna.
Mi domando quanto arcaici ricordi di sacerdotesse, ginecocrazia
eccetera possano essere confluiti in questo aspetto della
caratterizzazione di una donna "mostro" tipica dell'antichità.
[2]
Il fascio littorio, naturalmente. Al di là delle varie raffigurazioni
successive, il fascio littorio etrusco rinvenuto a Vetulonia (VII° sec.
a.C.) che molti autori antichi attestano essere il precursore di quello
dei re e poi dei magistrati romani, come simbolo della potestà di far
battere con le verghe ed uccidere un libero cittadino, è un'ascia
doppia circondata da verghe:
https://goo.gl/Xs2hu8
Che la scure del fascio non fosse un mero simbolo, perlomeno in età
arcaica, ce lo attesta Livio (vado a memoria sull'episodio).
Durante una delle innumerevoli guerre in Lazio, un comandante alleato
ha fatto entrare in linea i suoi soldati in ritardo rispetto
all'ordine del console romano. Dopo la battaglia, il console convoca il
comnandante e quando ce l'ha davanti ordina a un littore di estrarre la
scure dal fascio. L'alleato impallidisce, ma il console, sogghignando,
ordina al littore di tagliare una radice ai suoi piedi, altrimenti
qualcuno potrebbe inciamparci.
In generale vedi:
C. Miconi, La doppia ascia cretese
https://goo.gl/Rf9XDB