Franco Luraghi
2005-03-09 15:24:39 UTC
Dal quotidiano triestino Il Piccolo del 5 novembre 2001, la
testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo, classe 1924.
«Nel luglio del 1940, ottenuta la licenza scientifica, dopo neanche un
mese, sono stato chiamato al lavoro "coatto", in quanto ebreo, e sono
stato destinato alle cave di bauxite, la cui sede principale era a S.
Domenica d'Albona.
Quello che ho veduto in quel periodo, sino al 1941 - poi sono stato
trasferito a Verteneglio - ha dell'incredibile. La crudeltà dei
fascisti italiani contro chi parlava il croato, invece che l'italiano,
o chi si opponeva a cambiare il proprio cognome croato o sloveno, con
altro italiano, era tale che di notte prendevano di forza dalle loro
abitazioni gli uomini, giovani e vecchi, e con sistemi incredibili li
trascinavano sino a Vignes, Chersano e altre località limitrofe, ove
c'erano delle foibe, e lì, dopo un colpo di pistola alla nuca, li
gettavano nel baratro. Quando queste cavità erano riempite, ho veduto
diversi camion, di giorno e di sera, con del calcestruzzo prelevato da
un deposito di materiali da costruzione sito alla base di Albona, che
si dirigevano verso quei siti e dopo poco tempo ritornavano vuoti.
Allora, io abitavo in una casa sita nella piazza di Santa Domenica
d'Albona, adiacente alla chiesa, e attraverso le tapparelle della
finestra della stanza ho veduto più volte, di notte, quelle scene che
non dimenticherò finchè vivrò (...). Mi chiedo sempre, pur dopo 60
anni, come un uomo può avere tanta crudeltà nel proprio animo. Sono
stati gli italiani, fascisti, i primi che hanno scoperto le foibe ove
far sparire i loro avversari. Logicamente, i partigiani di Tito,
successivamente, si sono vendicati usando lo stesso sistema. E che
dire dei fascisti italiani che il 26 luglio 1943 hanno fatto dirottare
la corriera di linea - che da Trieste era diretta a Pisino e Pola - in
un burrone con tutto il carico di passeggeri, con esito letale per
tutti. (. . .) Ho lavorato fra Santa Domenica d'Albona, Cherso,
Verteneglio sino all'agosto del `43 e mai ho veduto un litigio fra
sloveni, croati e italiani (quelli non fascisti). L'accordo e
l'amicizia era grande e l'aiuto, in quel difficile periodo, era
reciproco. Un tanto per la verità, che io posso testimoniare».
testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo, classe 1924.
«Nel luglio del 1940, ottenuta la licenza scientifica, dopo neanche un
mese, sono stato chiamato al lavoro "coatto", in quanto ebreo, e sono
stato destinato alle cave di bauxite, la cui sede principale era a S.
Domenica d'Albona.
Quello che ho veduto in quel periodo, sino al 1941 - poi sono stato
trasferito a Verteneglio - ha dell'incredibile. La crudeltà dei
fascisti italiani contro chi parlava il croato, invece che l'italiano,
o chi si opponeva a cambiare il proprio cognome croato o sloveno, con
altro italiano, era tale che di notte prendevano di forza dalle loro
abitazioni gli uomini, giovani e vecchi, e con sistemi incredibili li
trascinavano sino a Vignes, Chersano e altre località limitrofe, ove
c'erano delle foibe, e lì, dopo un colpo di pistola alla nuca, li
gettavano nel baratro. Quando queste cavità erano riempite, ho veduto
diversi camion, di giorno e di sera, con del calcestruzzo prelevato da
un deposito di materiali da costruzione sito alla base di Albona, che
si dirigevano verso quei siti e dopo poco tempo ritornavano vuoti.
Allora, io abitavo in una casa sita nella piazza di Santa Domenica
d'Albona, adiacente alla chiesa, e attraverso le tapparelle della
finestra della stanza ho veduto più volte, di notte, quelle scene che
non dimenticherò finchè vivrò (...). Mi chiedo sempre, pur dopo 60
anni, come un uomo può avere tanta crudeltà nel proprio animo. Sono
stati gli italiani, fascisti, i primi che hanno scoperto le foibe ove
far sparire i loro avversari. Logicamente, i partigiani di Tito,
successivamente, si sono vendicati usando lo stesso sistema. E che
dire dei fascisti italiani che il 26 luglio 1943 hanno fatto dirottare
la corriera di linea - che da Trieste era diretta a Pisino e Pola - in
un burrone con tutto il carico di passeggeri, con esito letale per
tutti. (. . .) Ho lavorato fra Santa Domenica d'Albona, Cherso,
Verteneglio sino all'agosto del `43 e mai ho veduto un litigio fra
sloveni, croati e italiani (quelli non fascisti). L'accordo e
l'amicizia era grande e l'aiuto, in quel difficile periodo, era
reciproco. Un tanto per la verità, che io posso testimoniare».