Artamano
2007-05-28 19:13:50 UTC
brano tratto dal libro STUDI REVISIONISTICI di Franco Deana edizioni Graphos
,reperibile a http://www.libreriaar.it
Si dice che, quando comincia una guerra, la prima vittima è la verità e che,
quando la guerra finisce, mentre le bugie dei vinti sono smascherate, quelle
dei vincitori diventano storia. Ebbene, i vincitori della seconda guerra
mondiale hanno imposto come verità storica, e gli storici di regime l'hanno
accettata, che la Germania nel corso stesso della guerra si sia macchiata di
tutte le infamie possibili e, in particolare, dello sterminio degli ebrei
mediante le camere a gas.
Tuttavia questa verità ufficiale, che salda la Shoah alle camere a gas, si è
imposta con difficoltà fra le notizie di altri metodi di sterminio. Ad
esempio, all'inizio del 1943 l'ambasciatore italiano a Berlino, Dino
Alfieri, in una lettera del 3 febbraio, scoperta da Renzo De Felice (cfr.
"Panorama", 29 aprile 1988), aveva riferito la voce che gli ebrei venissero
eliminati in massa mitragliandoli, gettandoli vivi tra le fiamme e
sfracellando i bambini contro un muro.
Contemporaneamente circolavano altre notizie di stermini su scala
industriale, e ne ricorderemo alcune, riprendendole da un libro - Il mito
dello sterminio ebraico - dello storico revisionista Carlo Mattogno
(Monfalcone, 1985).
Sterminio con il vapor acqueo o con il CO (ossido di carbonio)
Il 15 novembre del '42 l'organizzazione clandestina del ghetto di Varsavia
aveva inviato al governo polacco in esilio a Londra un rapporto in cui si
sosteneva che, secondo testimonianze oculari, le vittime nel lager di
Treblinka venivano chiuse in locali attraversati da tubi forati, dai quali
usciva vapore acqueo che li asfissiava in 15 minuti.
Questa accusa è stata accreditata al processo di Norimberga, sollevando
dubbi anche fra i disponibili e malleabili giudici, e le camere a vapore
sono state trasformate in camere ad ossido di carbonio, prodotto da motori
Diesel (pp. 63-65).
Il "testimone oculare" Yankel Wiemik ha affermato che "in meno di 14 metri
quadrati venivano stipate 1000-1200 persone (da 71 a 86 per metro
quadrato)", ma non ci si deve sorprendere di queste evidenti assurdità
perché, secondo lo storico sterminazionista Gerald Reitlinger, i numeri non
sono che elementi retorici.
Dopo la gasazione il pavimento si apriva e i cadaveri cadevano nelle
sottostanti cantine, entro vagoncini che li trasportavano automaticamente
all'esterno, dove venivano cosparsi di benzina e bruciati, oppure venivano
scaricati in vagoni ferroviari che li trasportavano ai forni crematori (p.
65).
L'ossido di carbonio sarebbe stato prodotto da motori Diesel, ma,
considerando che questi motori sviluppano poco ossido di carbonio, nel 1947
la Conuffissione centrale di inchiesta sui crimini tedeschi in Polonia
ripiegò molto genericamente sui "gas di combustione prodotti da un motore
situato nella stessa costruzione" (p. 65-66).
Stermini col martello pneumatico o per folgorazione
La fantasia umana non ha limiti. Il tamburo di fantalager ha accreditato
anche lo sterminio col martello pneumatico.
Si trattava di camere speciali nelle quali dal tetto scendeva un martello
pneumatico e le vittime venivano uccise per mezzo di un congegno speciale
sotto un'alta pressione d'aria (p. 75).
Altri testimoni hanno affermato che a Belzec le vittime venivano radunate in
un locale che
aveva per pavimento una lastra metallica attraverso la quale veniva fatta
passare la corrente elettrica che folgorava gli ebrei.
Secondo il "New York Times" del 12 febbraio 1944, testimoni oculari
"sfuggiti all'esecuzione" avevano dichiarato che:
gli ebrei erano spinti nudi su una piattafonna metallica che funzionava come
elevatore idraulico che li calava in un'enorme vasca piena d'acqua fino al
collo delle vittime... Essi venivano folgorati con la corrente per mezzo
dell'acqua. L'elevatore poi sollevava i corpi ad un crematorio che si
trovava al di sopra.
Stefan Szende ha testimoniato che i trasporti di ebrei
entravano attraverso un tunnel nei locali sotterranei del luogo di
esecuzione... Gli ebrei nudi venivano condotti in sale gigantesche. Queste
sale potevano contenere parecchie migliaia di uomini alla volta. Esse non
avevano finestre, erano di metallo, col pavimento che si poteva abbassare. E
pavimento di queste sale con migliaia di ebrei veniva calato in una cisterna
piena d'acqua che si trovava sotto, però soltanto in modo tale che gli
uomini sulla lastra metallica non fossero immersi completamente. Quando
tutti gli ebrei sulla lastra metallica stavano già nell'acqua fino ai
fianchi, si faceva passare nell'acqua la corrente ad alta tensione. Dopo
pochi istanti tutti gli ebrei, migliaia alla volta, erano morti. Poi il
pavimento di metallo si sollevava fuori dall'acqua. Su di esso giacevano i
cadaveri dei giustiziati. Si inseriva un'altra linea elettrica e la lastra
metallica si trasformava in una cassa da morto crematoria (Krematoriumssarg)
incandescente, finché tutti i cadaveri erano inceneriti. Potenti gru
sollevavano allora la gigantesca cassa da morto crematoria ed evacuavano le
ceneri. Grosse ciminiere da fabbrica evacuavano il fumo. La procedura era
compiuta (pp. 68-69).
Un'altra variante del mito menziona un "forno elettrico" (!) come strumento
di "sterminio":
Poi essi entrano in una terza baracca che contiene un forno elettrico (einen
elektrischen Ofen). In questa baracca hanno luogo le esecuzioni (ibidem).
Nel 1945 la prima versione del mito assurse a verità ufficiale sul "campo di
sterminio di Belzec". Essa fu accolta nel rapporto del governo polacco e
venne letta da L.N. Smirnov, rappresentante sovietico dell'accusa al
processo di Norimberga, nella seduta del 19 febbraio 1946:
Nello stesso rapporto, nell'ultimo capitolo, a pag. 130 del libro dei
documenti, troviamo una dichiarazione sul fatto che il campo di Beldjitze fu
costruito nel 1940; però gli impianti elettrici speciali per lo sterminio in
massa di uomini furono installati nel 1942. Col pretesto di portarle a fare
il bagno, le persone venivano costrette a spogliarsi completamente e spinte
nella casa il cui pavimento era elettrificato ... ; lì venivano uccise (p.
70).
Nonostante la sua evidente inattendibilità, questo mezzo di sterminio era
stato accreditato dalla "Pravda" il 2 febbraio 1945, ossia qualche giorno
dopo l'occupazione del campo di Auschwitz e 5-6 mesi dopo la liberazione dei
campi di Treblinka, Sobibor, Maidanek e Belzec, e quindi quando c'era stato
tutto il tempo di ispezionare i lager e di raccogliere le testimonianze sui
vari mezzi impiegati per uno sterminio di massa, posto che questo si fosse
effettivamente verificato.
Non è possibile che i membri dei comitati clandestini dei lager, i
cosiddetti prominenti, e i vari testimoni sopravvissuti, come Primo Levi, o
le bande di partigiani e i civili polacchi che avevano lavorato nei campi,
non avessero informato le truppe russe degli eventuali stermini e dei mezzi
impiegati. La notizia sarebbe subito diventata di pubblico dominio, a meno
che le stesse autorità sovietiche non avessero avuto interesse ad
occultarla, e certo non sarebbe sfuggita alla "Pravda", organo ufficiale del
partito comunista dell'URSS.
L'unica spiegazione logica è che la "Pravda" nulla sapesse perché nulla di
vero c'era da sapere; si continuavano a diffondere le solite storie da
fantalager, continuava la propaganda di guerta.
Sterminio con l'acido cianidrico
Il metodo di sterminio da accreditare ufficialmente doveva apparire almeno
verosimile; lo spunto è stato offerto dalla presenza nei lager di un
prodotto tossico impiegato nella disinfestazione degli indumenti ed effetti
personali, un prodotto chiamato Zyklon B e che sviluppa acido cianidrico.
Bastava ampliare a piacere i locali, affermare che il prodotto era stato
impiegato nello sterminio degli uomini oltre che in quello degli insetti, e
trovare gli opportuni testimoni oculari, pronti a deporre spontaneamente
qualsiasi cosa, anche la più inverosimile.
Per rendere tutto più credibile sono state esibite le confessioni delle SS,
estorte con le torture (cfr. Richard Harwood, Ne sono morti davvero sei
milioni?, Genova, 2000, pp. 47-49), e di qualche altro esponente nazista: in
particolare quelle del famoso Rudolf Hoess, comandante del lager di
Auschwitz dal 1940 al novembre 1943, impiccato dai polacchi come criminale
di guerra il 14 aprile del 1947.
Tralasciamo di contestare le contraddizioni storiche e tecniche contenute
nel memoriale Hoess: le ha dettagliatamente illustrate Carlo Mattogno
(Auschwitz: le confessioni di Hoess, Parma, 1987).
Ricordiamo inoltre che il senatore americano Joseph Mc Carthy il 20 maggio
1949 aveva dichiarato alla stampa che "nelle carceri di Schwábisch-Hall
ufficiali delle SS... furono percossi a sangue, e una volta a terra,
incapaci di ogni reazione, furono loro spappolati gli organi genitali", e
che per il processo di Malmedy "semplici soldati furono appesi al soffitto e
quindi battuti finché sottoscrissero le confessioni che venivano pretese"
(in R. Harwood, op. cit., loc. cit.). Il generale delle SS Oswald Pohl fu
imbrattato con i propri escrementi e quindi percosso, fino a che non
riconobbe ciò che gli si chiedeva.
Più autorevolmente del senatore Mc Carthy, che di li a poco si sarebbe
scatenato nella caccia alle streghe, il giudice americano Edward L. van
Roden, uno dei tre membri della Simpson Armee Kommission, appositamente
costituita per esaminare la procedura del processo di Dachau, ha svelato,
nel "Daily News" del 9 gennaio 1949, i metodi con i quali venivano estorte
le confessioni. Il servizio è stato pubblicato anche dal giornale inglese
"Sunday Pictorial" il 23 gennaio 1949. Scriveva il giudice :
Gli americani si travestivano da sacerdoti per ascoltare gli accusati nella
confessione e impartire loro l'assoluzione; conficcavano loro fiammiferi
accesi sotto le unghie, spezzavano loro denti e mascelle, li segregavano per
lungo tempo in celle buie e li mantenevano con razioni da fame.
E aggiungeva:
Le "confessioni", presentate come prove a carico, furono estorte a uomini
che avevano vissuto per 3, 4 o 5 mesi segregati e al buio... Gli inquisitori
coprivano la testa degli imputati con sacchi neri, e quindi li colpivano al
volto con sbarre di ottone, li calpestavano, li percuotevano con
manganelli... A tutti i 139 tedeschi sottoposti a processo, meno che a due,
i testicoli erano stati a tal punto percossi, che non poterono più guarire.
Questo era il normale trattamento usato dai nostri inquirenti americani. Gli
inquirenti "americani" responsabili di tali atrocità sono: il tenente Burton
E. Ellis (capo del Comitato per i Crimini di Guerra) e il suo assistente,
capitano Raphael Shumaker, il tenente Robert E. Byrne, i sottotenenù William
R. Perl, Morris Ellowitz, Harry Thon e Kirschbaum. Il consulente legale
della corte era il colonnello A.H. Rosenfeld. E lettore capirà subito, dai
loro nomi, che la maggioranza di questi individui era, per usare le parole
del giudice Wernersturm, "prevenuta per motivi razziali": erano, cioè ebrei,
e pertanto mai avrebbero dovuto condurre una simile indagine (ibidem).
Con queste testimonianze è stato stabilito che gli stermini nei lager sono
stati eseguiti mediante gasazione, ma i falsari hanno compiuto ancora
qualche errore che consentirà di sostenere che le gasazioni, così come sono
state descritte, non sono tecnicamente ipotizzabili.
La formula di Haber
Esponiamo dunque qualche nozione sull'impiego dei gas asfissianti, ed in
particolare su quello dell'acido cianidrico e dell'ossido di carbonio.
I gas asfissianti erano stati impiegati durante la Grande Guerra e i loro
effetti erano ben conosciuti, soprattutto a seguito degli studi del premio
Nobel per la chimica Fritz Haber, morto nel 1934.
Il Dizionario di Chimica di Michele Giua (Torino, 1947, 2a ed., p. 311),
alla voce "aggressivi chimici di guerra" si rifa alla classificazione di
H.E. Cax del 1939 e definisce azione tossica Z il rapporto fra la quantità
di gas g necessaria all'avvelenamento ed il peso P dell'individuo; quindi Z
= g / P e g = ZP. Se il gas contiene c mg / m3 di gas e l'azione tossica
dura t minuti, durante i quali vengono respirati A M3 di aria al minuto,
l'organismo riceve la quantità di sostanza tossica g = ctA.
Risulta ctA = ZP e quindi ct = Z x P / A = W.
Questa espressione è la formula di Haber; il prodotto di tossicità viene
definito ct, ed è un valore abbastanza costante per la maggior parte degli
aggressivi chimici, fuorché per l'acido cianidrico e per l'ossido di
carbonio, i quali in parte vengono espirati prima di fare effetto
sull'organismo.
In questi casi la formula diventa (c-e) t = W, dove e rappresenta la
quantità di veleno espirata. "Per questi tossici non si ha avvelenamento al
disotto di una certa concentrazione e".
In effetti, all'aperto "non si riuscì a produrre delle nebbie di gas, la cui
concentrazione di ac. cianidrico fosse per lungo tempo maggiore del fattore
di resistenza all'azione del tossico".
W, calcolato sperimentalmente, è risultato il seguente per i vari gas
conosciuti all'epoca:
Fosgene 450
Difosgene 500
Yprite 1.500
Iodoacetato di etile 1.500
Clorosolfonato di etile 2.000
Cloropicrina 2.000
Cloroacetone 2.000
Perclorometilmercaptano 3.000
Bromoacetato di etile 3.000
Acido cianidrico 1.000-4.000
Bromoacetone 4.000
Bromuro di xilile 6.000
Cloro 7.500
Ossido di carbonio 70.000
Conosciuto W si può stabilire la quantità di gas da impiegare per ogni metro
cubo del locale per conseguire l'effetto asfissiante in tempo t.
HCN - Acido cianidrico o acido prussico
L'HCN è un liquido incolore con odore di mandorle amare. Bolle e diventa
vapore a circa 26 gradi C, assorbendo calore; a 31 gradi C la densità di
vapore è 0,969 (aria = l ), cioè leggermente inferiore a quello dell'aria.
La sua tensione di vapore a 17gradi C è di 360 mm ed a 21,9 gradi C è di
658,7 mm, esso cioè evapora lentamente alle basse temperature. Solidifica
a -15 gradi C. E' molto solubile nell'acqua che ne favorisce la
decomposizione in acido cloridrico e anidride carbonica. E' velenoso perché
causa l'arresto della respirazione con un effetto simile a quello
asfissiante, ma anche per contatto cutaneo e per ingestione. L'HCN brucia a
537 gradi C.
La tabella della tossicità dell'HCN è la seguente secondo S. Fumasoni e M.
Rafanelli (Lavorazioni che espongono all'azione dell'acido cianidrico e
composti del cianogeno, Milano, 1960, p. 8):
Massima concentrazione tollerabile
per un'esposizione di 8 ore gioranliere.
0,01 1 mg/litro
Nocivo dopo parecchie ore di esposizione 0,02-0,04
mg/ litro
Sopportabile per 30-60 minuti
0,05-0,06 mg/litro
Mortale in 30-50 minuti
0,12-0,15 mg /litro
Rapidamente mortale
0,3 mg / litro
Secondo la formula di Haber, ct = W = 1000, impiegando HCN alla
concentrazione di 1000 mg/ metro cubo si ha la morte in un minuto;
analogamente con 500 mg/m3 si ha la morte dopo due minuti di esposizione e
con la concentrazione di 300 mg/m3 in 3 minuti e 20 secondi. Nei tre casi,
poiché l'uomo a riposo respira 8 litri di aria al minuto, la quantità di gas
assorbita è sempre 8 mg.
Se invece si impiega HCN alla concentrazione di 100 mg/m3, poiché alle basse
concentrazioni W = 4000, risulta ct = 100 x 40 = 4000, occorrono almeno 40
minuti e il gas assorbito diventa 32 mg.
Analogamente, impiegando CO con 70.000 mg/m3, si ha l'effetto mortale in un
minuto, e con concentrazioni di almeno 500 mg/m3, occorrono esposizioni di
2-3 ore. Cioè con il CO occorrono o esposizioni molto prolungate o
concentrazioni molto alte.
L'HCN, come risulta dalla precedente tabella, è tollerabile a basse
concentrazioni anche nei luoghi di lavoro per otto ore, anzi "in minime dosi
ha trovato uso in medicina come sedativo" (Enciclopedia UTET, vol. III,
Torino, 1955, voce "cianidrico acido", p. 506).
L'HCN è esplosivo nell'aria in percentuali comprese fra 5,4 e 46,6% in
volume (secondo altri autori fra 6 e 46%), cioè se è presente nella quantità
di almeno 70-73 g per metro cubo di aria. I limiti "di infiammabilità in
aria sono i limiti estremi di concentrazione in aria di una sostanza,
determinati alla pressione di 760 mm ed alla temperatura di 15gradi
centigradi, al di sotto (limite inferiore) e al di sopra (limite superiore)
dei quali la miscela non è infiammabile".
Per raggiungere il limite inferiore di esplosività è perciò necessaria una
quantità di gas almeno 70 volte maggiore di quella necessaria ad ottenere la
morte in un minuto. Quindi in una camera a gas non si corre il pericolo di
esplosione o incendio. Tuttavia, nella zona presso il punto di sviluppo del
gas, prima della sua diffusione nel locale possono raggiungersi
concentrazioni esplosive in piccole zone poco ventilate.
Come si ottiene lo sviluppo dell'HCN
La produzione del gas può essere ottenuta in tre modi:
a) Il gas può essere trasportato allo stato liquido, in bombole collaudate
ad alta pressione; in questo caso basta aprire una valvola per ottenere la
vaporizzazione del gas. Tuttavia le bombole contenenti l'HCN devono essere
vuotate ogni anno perché l'acido polimerizza e può diventare difficile
scaricarlo dalle bombole.
b) Si versa una miscela di acqua e acido solforico in una bacinella
smaltata; quando si vuole sviluppare il gas si versano nella bacinella dei
granuli di cianuri alcalini (normalmente cianuro di sodio) nella quantità
necessaria a ottenere la percentuale di acido richiesta allo scopo. E'
questo il metodo adottato per le esecuzioni nelle camere a gas americane.
Il Giua precisa:
Alcuni derivati del cianogeno e lo stesso HCN appartengono alle sostanze più
tossiche finora conosciute; l'impiego di queste sostanze come aggressivi di
guerra destò all'inizio molto interesse, ma all'atto pratico si ebbero
risultati assai scarsi, inferiori a quelli ottenuti col fosgene, difosgene e
col gruppo delle arsine organiche. A scopo di guerra sembra più pratico far
sviluppare l'HCN dall'acido solforico e cianuro di sodio, perché il gas che
si sviluppa lentamente ha un'azione più persistente.
c) L'acido cianidrico è impastato con sostanze inerti e chiuso in recipienti
a piccola pressione. Aprendo le confezioni il gas evapora gradualmente. Uno
di questi prodotti denominato Zyklon B o Cyklon B è stato usato nei lager
per la disinfestazione dei locali e degli abiti dai parassiti, nonché,
secondo gli storici ufficiali, per sterminare gli ebrei. E' da rilevare che
lo Zyklon B, generalmente considerato come una innovazione introdotta dai
tedeschi durante la seconda guerra mondiale, non era una novità perché il
prodotto era stato commercializzato già nel 1922. In Italia il suo impiego
tecnico era stato regolamentato col R.D. 9 gennaio 1927, n. 147, alla voce
l/C della tabella delle sostanze tossiche (acido cianidrico "allo stato
liquido, mescolato con sostanze stabilizzanti, con sostanze comunque
irritanti, impastato con sostanze inerti, contenuto in recipienti a piccola
pressione").
Tecnica di gasazione
Come si desume dalle relative caratteristiche, e come il Giua conferma,
l'impiego dell'HCN risultava meno pratico del fosgene. Quando lo Zyklon B
veniva impiegato nella disinfestazione dai parassiti, era sufficiente aprire
i contenitori all'interno dei locali, chiudere le porte o gli spioncini e
attendere che il gas si sviluppasse e facesse effetto, senza limiti di
tempo. Usandolo, invece, nello sterminio di uomini sarebbe stato preferibile
ottenere la rapida evaporazione del gas. Sono stati prodotti dei discutibili
documenti dai quali risulta che, a tal fine, nel 1942-1943 la ditta Topf,
costruttrice dei forni crematori, aveva progettato il riscaldainento e la
ventilazione delle camere a gas per renderle accessibili più rapidamente
(cfr. C. Mattogno, Auschwitz, fine di una leggenda, Padova, 1994, pp.
48-64).
Volendo usare l'HCN si sarebbe potuto ricorrere alla reazione chimica prima
accennata in b), come nelle camere a gas americane. Tuttavia nei campi lo
Zyklon B era d'uso corrente e si poteva mascherarne l'impiego omicida, ma in
questa ipotesi ci si deve chiedere perché sembrasse necessario mascherarlo,
visto che tutti i testimoni dovevano essere sterminati e che non sarebbe
stato possibile nascondere lo sterminio di 6 milioni di ebrei, compresi
quasi tutti gli ebrei polacchi. Se i tedeschi avessero vinto la guerra si
sarebbe saputo quello che essi avessero voluto divulgare, se la avessero
perduta non sarebbe stato possibile occultare lo sterminio.
Il lager di Mauthausen
Lo stesso Simon Wiesenthal ha ammesso che le camere a gas sono esistite solo
in Polonia, ma nel lager di Mauthausen ai turisti, sino agli anni Ottanta,
venivano mostrati locali doccia, che sarebbero stati usati alternativamente
come tali e come camere a gas.
Come riportato in precedenza, l'HCN si mescola con l'acqua in tutte le
percentuali e, quindi, se viene immesso in tubazioni bagnate, in parte si
scioglie nell'acqua. Usando il locale come doccia, la prima acqua satura di
gas avrebbe sviluppato HCN e anche acido cloridrico [L'acqua potabile usata
nelle abitazioni è normalmente trattata con il cloro. Gli atomi di cloro che
vengono a contatto con l'HCN sostituiscono quelli del CN sviluppando acido
cloridrico HCI, in quanto acido forte, mentre l'HCN è un acido debole.
Quindi le acque contenenti HCN e CI tendono a sviluppare acido cloridrico].
Si noti che nel locale non ci sono due reti di tubazioni. In base alle
testimonianze, ora riconosciute false dallo stesso Wiesenthal, sull'uso
omicida del locale doccia, il comandante del lager è stato condannato a
morte, ma, diversamente dalle vittime delle repressioni stalianiane
nell'Unione Sovietica, non è stato neanche riabilitato.
Evaporazione dell'HCN
Per far evaporare rapidamente l'HCN dallo Zyklon B era necessario scaldarlo
ad oltre 26 gradi C, mentre in un primo tempo i locali destinati alla
gasazione erano previsti senza impianti di riscaldamento: quindi il tempo
necessario per la gasazione sarebbe stato lungo. Senonché il ricercatore
francese Jean-Claude Pressac (antirevisionista, ma ora, per la sua
inclinazione a ridurre fortemente il numero dei morti di Auschwitz, non più
in favore presso coloro che anni fa si avvalsero della sua compiacenza per
fare di lui la testa di ariete che avrebbe dovuto sbaragliare le tesi
antiolocaustiche) ha giustamente fatto osservare che il calore sviluppato
dai morituri era sufficiente a far evaporare il gas.
Infatti, le pretese camere a gas (in realtà camere mortuarie) dei crematori
Il e III di Auschwitz-Birkenau, le più grandi, erano ampie 30 x 7 m, alte
2,41 m circa ed avevano un volume di 506 metri cubi. Sottraendo il volume
di aria occupato dalle 2000 vittime, valutando un volume inedio di 50 litri
= 0,05 metri cubi, risultava un volume di aria netta: 506 - 2000 x 0,05 =
406 metri cubi.
Per riscaldare da 0 gradi C a 28 gradi C questo volume d'aria e far
vaporizzare 7-8 kg di HCN erano necessarie 5000 kcal (grandi calorie).
Duemila persone potevano sviluppare circa 2000 kcal /minuto e quindi la
temperatura di ebollizione dell'HCN poteva essere raggiunta in 2,5 minuti,
un po'di più tenendo conto delle dispersioni di calore attraverso le pareti,
anche meno con temperatura ambiente elevata.
Quindi, un tecnico competente avrebbe fatto attendere qualche minuto, e il
conseguente aumento della temperatura, prima di far versare lo Zyklon B nel
locale, e non avrebbe fatto spendere denaro e materiale per costruire
impianti di riscaldamento.
Tenendo presente la necessità di far evaporare e diffondere il gas, i soliti
testimoni oculari hanno affermato che nel Leichenkeller 1 del crematorio Il
di Birkenau delle condotte in lamiera forata salivano verticalmente dal
pavimento e attraversavano il soffitto entro fori circolari del diametro di
50 cm, che venivano chiusi con sportelli a tenuta. Lo Zyklon B sarebbe stato
versato dal tetto all'interno delle condotte in lamiera forata aprendo lo
sportello, e avrebbe potuto diffondersi liberamente nel locale, senza essere
ostacolato dai corpi dei condannati.
Quanto sopra appare tecnicamente corretto e, in effetti, sulla volta
crollata dei ruderi dei locale si notano fori circolari che, visti a
distanza, confermano la descrizione; senonché, con un esame un po'più
attento, si vede chiaramente che i fori sul tetto sono stati praticati dopo
il crollo della volta, tant'è vero che i tondini dell'armatura metallica
sono ancora sul posto, piegati verso l'esterno e l'interno.
Ora, questi tondini sono incompatibili con la presenza dei tubi forati
descritti dai testimoni. Perché, se i fori fossero stati aperti dopo la
costruzione della volta, per evitare che l'interruzione dell'armatura
metallica compromettesse la stabilità di quest'ultima i tondini sarebbero
stati recisi e saldati a un anello metallico intemo al foro di 50 cm
praticato nella volta.
Ciò è stato rilevato dallo scrivente durante un sopralluogo eseguito nel
giugno 1989 con Carlo Mattogno e l'ing. H.N., che aveva fotografato i fori e
i tondini.
Questo non è che un esempio dell'attendibilità delle testimonianze sui
lager.
fine prima parte-continua-
,reperibile a http://www.libreriaar.it
Si dice che, quando comincia una guerra, la prima vittima è la verità e che,
quando la guerra finisce, mentre le bugie dei vinti sono smascherate, quelle
dei vincitori diventano storia. Ebbene, i vincitori della seconda guerra
mondiale hanno imposto come verità storica, e gli storici di regime l'hanno
accettata, che la Germania nel corso stesso della guerra si sia macchiata di
tutte le infamie possibili e, in particolare, dello sterminio degli ebrei
mediante le camere a gas.
Tuttavia questa verità ufficiale, che salda la Shoah alle camere a gas, si è
imposta con difficoltà fra le notizie di altri metodi di sterminio. Ad
esempio, all'inizio del 1943 l'ambasciatore italiano a Berlino, Dino
Alfieri, in una lettera del 3 febbraio, scoperta da Renzo De Felice (cfr.
"Panorama", 29 aprile 1988), aveva riferito la voce che gli ebrei venissero
eliminati in massa mitragliandoli, gettandoli vivi tra le fiamme e
sfracellando i bambini contro un muro.
Contemporaneamente circolavano altre notizie di stermini su scala
industriale, e ne ricorderemo alcune, riprendendole da un libro - Il mito
dello sterminio ebraico - dello storico revisionista Carlo Mattogno
(Monfalcone, 1985).
Sterminio con il vapor acqueo o con il CO (ossido di carbonio)
Il 15 novembre del '42 l'organizzazione clandestina del ghetto di Varsavia
aveva inviato al governo polacco in esilio a Londra un rapporto in cui si
sosteneva che, secondo testimonianze oculari, le vittime nel lager di
Treblinka venivano chiuse in locali attraversati da tubi forati, dai quali
usciva vapore acqueo che li asfissiava in 15 minuti.
Questa accusa è stata accreditata al processo di Norimberga, sollevando
dubbi anche fra i disponibili e malleabili giudici, e le camere a vapore
sono state trasformate in camere ad ossido di carbonio, prodotto da motori
Diesel (pp. 63-65).
Il "testimone oculare" Yankel Wiemik ha affermato che "in meno di 14 metri
quadrati venivano stipate 1000-1200 persone (da 71 a 86 per metro
quadrato)", ma non ci si deve sorprendere di queste evidenti assurdità
perché, secondo lo storico sterminazionista Gerald Reitlinger, i numeri non
sono che elementi retorici.
Dopo la gasazione il pavimento si apriva e i cadaveri cadevano nelle
sottostanti cantine, entro vagoncini che li trasportavano automaticamente
all'esterno, dove venivano cosparsi di benzina e bruciati, oppure venivano
scaricati in vagoni ferroviari che li trasportavano ai forni crematori (p.
65).
L'ossido di carbonio sarebbe stato prodotto da motori Diesel, ma,
considerando che questi motori sviluppano poco ossido di carbonio, nel 1947
la Conuffissione centrale di inchiesta sui crimini tedeschi in Polonia
ripiegò molto genericamente sui "gas di combustione prodotti da un motore
situato nella stessa costruzione" (p. 65-66).
Stermini col martello pneumatico o per folgorazione
La fantasia umana non ha limiti. Il tamburo di fantalager ha accreditato
anche lo sterminio col martello pneumatico.
Si trattava di camere speciali nelle quali dal tetto scendeva un martello
pneumatico e le vittime venivano uccise per mezzo di un congegno speciale
sotto un'alta pressione d'aria (p. 75).
Altri testimoni hanno affermato che a Belzec le vittime venivano radunate in
un locale che
aveva per pavimento una lastra metallica attraverso la quale veniva fatta
passare la corrente elettrica che folgorava gli ebrei.
Secondo il "New York Times" del 12 febbraio 1944, testimoni oculari
"sfuggiti all'esecuzione" avevano dichiarato che:
gli ebrei erano spinti nudi su una piattafonna metallica che funzionava come
elevatore idraulico che li calava in un'enorme vasca piena d'acqua fino al
collo delle vittime... Essi venivano folgorati con la corrente per mezzo
dell'acqua. L'elevatore poi sollevava i corpi ad un crematorio che si
trovava al di sopra.
Stefan Szende ha testimoniato che i trasporti di ebrei
entravano attraverso un tunnel nei locali sotterranei del luogo di
esecuzione... Gli ebrei nudi venivano condotti in sale gigantesche. Queste
sale potevano contenere parecchie migliaia di uomini alla volta. Esse non
avevano finestre, erano di metallo, col pavimento che si poteva abbassare. E
pavimento di queste sale con migliaia di ebrei veniva calato in una cisterna
piena d'acqua che si trovava sotto, però soltanto in modo tale che gli
uomini sulla lastra metallica non fossero immersi completamente. Quando
tutti gli ebrei sulla lastra metallica stavano già nell'acqua fino ai
fianchi, si faceva passare nell'acqua la corrente ad alta tensione. Dopo
pochi istanti tutti gli ebrei, migliaia alla volta, erano morti. Poi il
pavimento di metallo si sollevava fuori dall'acqua. Su di esso giacevano i
cadaveri dei giustiziati. Si inseriva un'altra linea elettrica e la lastra
metallica si trasformava in una cassa da morto crematoria (Krematoriumssarg)
incandescente, finché tutti i cadaveri erano inceneriti. Potenti gru
sollevavano allora la gigantesca cassa da morto crematoria ed evacuavano le
ceneri. Grosse ciminiere da fabbrica evacuavano il fumo. La procedura era
compiuta (pp. 68-69).
Un'altra variante del mito menziona un "forno elettrico" (!) come strumento
di "sterminio":
Poi essi entrano in una terza baracca che contiene un forno elettrico (einen
elektrischen Ofen). In questa baracca hanno luogo le esecuzioni (ibidem).
Nel 1945 la prima versione del mito assurse a verità ufficiale sul "campo di
sterminio di Belzec". Essa fu accolta nel rapporto del governo polacco e
venne letta da L.N. Smirnov, rappresentante sovietico dell'accusa al
processo di Norimberga, nella seduta del 19 febbraio 1946:
Nello stesso rapporto, nell'ultimo capitolo, a pag. 130 del libro dei
documenti, troviamo una dichiarazione sul fatto che il campo di Beldjitze fu
costruito nel 1940; però gli impianti elettrici speciali per lo sterminio in
massa di uomini furono installati nel 1942. Col pretesto di portarle a fare
il bagno, le persone venivano costrette a spogliarsi completamente e spinte
nella casa il cui pavimento era elettrificato ... ; lì venivano uccise (p.
70).
Nonostante la sua evidente inattendibilità, questo mezzo di sterminio era
stato accreditato dalla "Pravda" il 2 febbraio 1945, ossia qualche giorno
dopo l'occupazione del campo di Auschwitz e 5-6 mesi dopo la liberazione dei
campi di Treblinka, Sobibor, Maidanek e Belzec, e quindi quando c'era stato
tutto il tempo di ispezionare i lager e di raccogliere le testimonianze sui
vari mezzi impiegati per uno sterminio di massa, posto che questo si fosse
effettivamente verificato.
Non è possibile che i membri dei comitati clandestini dei lager, i
cosiddetti prominenti, e i vari testimoni sopravvissuti, come Primo Levi, o
le bande di partigiani e i civili polacchi che avevano lavorato nei campi,
non avessero informato le truppe russe degli eventuali stermini e dei mezzi
impiegati. La notizia sarebbe subito diventata di pubblico dominio, a meno
che le stesse autorità sovietiche non avessero avuto interesse ad
occultarla, e certo non sarebbe sfuggita alla "Pravda", organo ufficiale del
partito comunista dell'URSS.
L'unica spiegazione logica è che la "Pravda" nulla sapesse perché nulla di
vero c'era da sapere; si continuavano a diffondere le solite storie da
fantalager, continuava la propaganda di guerta.
Sterminio con l'acido cianidrico
Il metodo di sterminio da accreditare ufficialmente doveva apparire almeno
verosimile; lo spunto è stato offerto dalla presenza nei lager di un
prodotto tossico impiegato nella disinfestazione degli indumenti ed effetti
personali, un prodotto chiamato Zyklon B e che sviluppa acido cianidrico.
Bastava ampliare a piacere i locali, affermare che il prodotto era stato
impiegato nello sterminio degli uomini oltre che in quello degli insetti, e
trovare gli opportuni testimoni oculari, pronti a deporre spontaneamente
qualsiasi cosa, anche la più inverosimile.
Per rendere tutto più credibile sono state esibite le confessioni delle SS,
estorte con le torture (cfr. Richard Harwood, Ne sono morti davvero sei
milioni?, Genova, 2000, pp. 47-49), e di qualche altro esponente nazista: in
particolare quelle del famoso Rudolf Hoess, comandante del lager di
Auschwitz dal 1940 al novembre 1943, impiccato dai polacchi come criminale
di guerra il 14 aprile del 1947.
Tralasciamo di contestare le contraddizioni storiche e tecniche contenute
nel memoriale Hoess: le ha dettagliatamente illustrate Carlo Mattogno
(Auschwitz: le confessioni di Hoess, Parma, 1987).
Ricordiamo inoltre che il senatore americano Joseph Mc Carthy il 20 maggio
1949 aveva dichiarato alla stampa che "nelle carceri di Schwábisch-Hall
ufficiali delle SS... furono percossi a sangue, e una volta a terra,
incapaci di ogni reazione, furono loro spappolati gli organi genitali", e
che per il processo di Malmedy "semplici soldati furono appesi al soffitto e
quindi battuti finché sottoscrissero le confessioni che venivano pretese"
(in R. Harwood, op. cit., loc. cit.). Il generale delle SS Oswald Pohl fu
imbrattato con i propri escrementi e quindi percosso, fino a che non
riconobbe ciò che gli si chiedeva.
Più autorevolmente del senatore Mc Carthy, che di li a poco si sarebbe
scatenato nella caccia alle streghe, il giudice americano Edward L. van
Roden, uno dei tre membri della Simpson Armee Kommission, appositamente
costituita per esaminare la procedura del processo di Dachau, ha svelato,
nel "Daily News" del 9 gennaio 1949, i metodi con i quali venivano estorte
le confessioni. Il servizio è stato pubblicato anche dal giornale inglese
"Sunday Pictorial" il 23 gennaio 1949. Scriveva il giudice :
Gli americani si travestivano da sacerdoti per ascoltare gli accusati nella
confessione e impartire loro l'assoluzione; conficcavano loro fiammiferi
accesi sotto le unghie, spezzavano loro denti e mascelle, li segregavano per
lungo tempo in celle buie e li mantenevano con razioni da fame.
E aggiungeva:
Le "confessioni", presentate come prove a carico, furono estorte a uomini
che avevano vissuto per 3, 4 o 5 mesi segregati e al buio... Gli inquisitori
coprivano la testa degli imputati con sacchi neri, e quindi li colpivano al
volto con sbarre di ottone, li calpestavano, li percuotevano con
manganelli... A tutti i 139 tedeschi sottoposti a processo, meno che a due,
i testicoli erano stati a tal punto percossi, che non poterono più guarire.
Questo era il normale trattamento usato dai nostri inquirenti americani. Gli
inquirenti "americani" responsabili di tali atrocità sono: il tenente Burton
E. Ellis (capo del Comitato per i Crimini di Guerra) e il suo assistente,
capitano Raphael Shumaker, il tenente Robert E. Byrne, i sottotenenù William
R. Perl, Morris Ellowitz, Harry Thon e Kirschbaum. Il consulente legale
della corte era il colonnello A.H. Rosenfeld. E lettore capirà subito, dai
loro nomi, che la maggioranza di questi individui era, per usare le parole
del giudice Wernersturm, "prevenuta per motivi razziali": erano, cioè ebrei,
e pertanto mai avrebbero dovuto condurre una simile indagine (ibidem).
Con queste testimonianze è stato stabilito che gli stermini nei lager sono
stati eseguiti mediante gasazione, ma i falsari hanno compiuto ancora
qualche errore che consentirà di sostenere che le gasazioni, così come sono
state descritte, non sono tecnicamente ipotizzabili.
La formula di Haber
Esponiamo dunque qualche nozione sull'impiego dei gas asfissianti, ed in
particolare su quello dell'acido cianidrico e dell'ossido di carbonio.
I gas asfissianti erano stati impiegati durante la Grande Guerra e i loro
effetti erano ben conosciuti, soprattutto a seguito degli studi del premio
Nobel per la chimica Fritz Haber, morto nel 1934.
Il Dizionario di Chimica di Michele Giua (Torino, 1947, 2a ed., p. 311),
alla voce "aggressivi chimici di guerra" si rifa alla classificazione di
H.E. Cax del 1939 e definisce azione tossica Z il rapporto fra la quantità
di gas g necessaria all'avvelenamento ed il peso P dell'individuo; quindi Z
= g / P e g = ZP. Se il gas contiene c mg / m3 di gas e l'azione tossica
dura t minuti, durante i quali vengono respirati A M3 di aria al minuto,
l'organismo riceve la quantità di sostanza tossica g = ctA.
Risulta ctA = ZP e quindi ct = Z x P / A = W.
Questa espressione è la formula di Haber; il prodotto di tossicità viene
definito ct, ed è un valore abbastanza costante per la maggior parte degli
aggressivi chimici, fuorché per l'acido cianidrico e per l'ossido di
carbonio, i quali in parte vengono espirati prima di fare effetto
sull'organismo.
In questi casi la formula diventa (c-e) t = W, dove e rappresenta la
quantità di veleno espirata. "Per questi tossici non si ha avvelenamento al
disotto di una certa concentrazione e".
In effetti, all'aperto "non si riuscì a produrre delle nebbie di gas, la cui
concentrazione di ac. cianidrico fosse per lungo tempo maggiore del fattore
di resistenza all'azione del tossico".
W, calcolato sperimentalmente, è risultato il seguente per i vari gas
conosciuti all'epoca:
Fosgene 450
Difosgene 500
Yprite 1.500
Iodoacetato di etile 1.500
Clorosolfonato di etile 2.000
Cloropicrina 2.000
Cloroacetone 2.000
Perclorometilmercaptano 3.000
Bromoacetato di etile 3.000
Acido cianidrico 1.000-4.000
Bromoacetone 4.000
Bromuro di xilile 6.000
Cloro 7.500
Ossido di carbonio 70.000
Conosciuto W si può stabilire la quantità di gas da impiegare per ogni metro
cubo del locale per conseguire l'effetto asfissiante in tempo t.
HCN - Acido cianidrico o acido prussico
L'HCN è un liquido incolore con odore di mandorle amare. Bolle e diventa
vapore a circa 26 gradi C, assorbendo calore; a 31 gradi C la densità di
vapore è 0,969 (aria = l ), cioè leggermente inferiore a quello dell'aria.
La sua tensione di vapore a 17gradi C è di 360 mm ed a 21,9 gradi C è di
658,7 mm, esso cioè evapora lentamente alle basse temperature. Solidifica
a -15 gradi C. E' molto solubile nell'acqua che ne favorisce la
decomposizione in acido cloridrico e anidride carbonica. E' velenoso perché
causa l'arresto della respirazione con un effetto simile a quello
asfissiante, ma anche per contatto cutaneo e per ingestione. L'HCN brucia a
537 gradi C.
La tabella della tossicità dell'HCN è la seguente secondo S. Fumasoni e M.
Rafanelli (Lavorazioni che espongono all'azione dell'acido cianidrico e
composti del cianogeno, Milano, 1960, p. 8):
Massima concentrazione tollerabile
per un'esposizione di 8 ore gioranliere.
0,01 1 mg/litro
Nocivo dopo parecchie ore di esposizione 0,02-0,04
mg/ litro
Sopportabile per 30-60 minuti
0,05-0,06 mg/litro
Mortale in 30-50 minuti
0,12-0,15 mg /litro
Rapidamente mortale
0,3 mg / litro
Secondo la formula di Haber, ct = W = 1000, impiegando HCN alla
concentrazione di 1000 mg/ metro cubo si ha la morte in un minuto;
analogamente con 500 mg/m3 si ha la morte dopo due minuti di esposizione e
con la concentrazione di 300 mg/m3 in 3 minuti e 20 secondi. Nei tre casi,
poiché l'uomo a riposo respira 8 litri di aria al minuto, la quantità di gas
assorbita è sempre 8 mg.
Se invece si impiega HCN alla concentrazione di 100 mg/m3, poiché alle basse
concentrazioni W = 4000, risulta ct = 100 x 40 = 4000, occorrono almeno 40
minuti e il gas assorbito diventa 32 mg.
Analogamente, impiegando CO con 70.000 mg/m3, si ha l'effetto mortale in un
minuto, e con concentrazioni di almeno 500 mg/m3, occorrono esposizioni di
2-3 ore. Cioè con il CO occorrono o esposizioni molto prolungate o
concentrazioni molto alte.
L'HCN, come risulta dalla precedente tabella, è tollerabile a basse
concentrazioni anche nei luoghi di lavoro per otto ore, anzi "in minime dosi
ha trovato uso in medicina come sedativo" (Enciclopedia UTET, vol. III,
Torino, 1955, voce "cianidrico acido", p. 506).
L'HCN è esplosivo nell'aria in percentuali comprese fra 5,4 e 46,6% in
volume (secondo altri autori fra 6 e 46%), cioè se è presente nella quantità
di almeno 70-73 g per metro cubo di aria. I limiti "di infiammabilità in
aria sono i limiti estremi di concentrazione in aria di una sostanza,
determinati alla pressione di 760 mm ed alla temperatura di 15gradi
centigradi, al di sotto (limite inferiore) e al di sopra (limite superiore)
dei quali la miscela non è infiammabile".
Per raggiungere il limite inferiore di esplosività è perciò necessaria una
quantità di gas almeno 70 volte maggiore di quella necessaria ad ottenere la
morte in un minuto. Quindi in una camera a gas non si corre il pericolo di
esplosione o incendio. Tuttavia, nella zona presso il punto di sviluppo del
gas, prima della sua diffusione nel locale possono raggiungersi
concentrazioni esplosive in piccole zone poco ventilate.
Come si ottiene lo sviluppo dell'HCN
La produzione del gas può essere ottenuta in tre modi:
a) Il gas può essere trasportato allo stato liquido, in bombole collaudate
ad alta pressione; in questo caso basta aprire una valvola per ottenere la
vaporizzazione del gas. Tuttavia le bombole contenenti l'HCN devono essere
vuotate ogni anno perché l'acido polimerizza e può diventare difficile
scaricarlo dalle bombole.
b) Si versa una miscela di acqua e acido solforico in una bacinella
smaltata; quando si vuole sviluppare il gas si versano nella bacinella dei
granuli di cianuri alcalini (normalmente cianuro di sodio) nella quantità
necessaria a ottenere la percentuale di acido richiesta allo scopo. E'
questo il metodo adottato per le esecuzioni nelle camere a gas americane.
Il Giua precisa:
Alcuni derivati del cianogeno e lo stesso HCN appartengono alle sostanze più
tossiche finora conosciute; l'impiego di queste sostanze come aggressivi di
guerra destò all'inizio molto interesse, ma all'atto pratico si ebbero
risultati assai scarsi, inferiori a quelli ottenuti col fosgene, difosgene e
col gruppo delle arsine organiche. A scopo di guerra sembra più pratico far
sviluppare l'HCN dall'acido solforico e cianuro di sodio, perché il gas che
si sviluppa lentamente ha un'azione più persistente.
c) L'acido cianidrico è impastato con sostanze inerti e chiuso in recipienti
a piccola pressione. Aprendo le confezioni il gas evapora gradualmente. Uno
di questi prodotti denominato Zyklon B o Cyklon B è stato usato nei lager
per la disinfestazione dei locali e degli abiti dai parassiti, nonché,
secondo gli storici ufficiali, per sterminare gli ebrei. E' da rilevare che
lo Zyklon B, generalmente considerato come una innovazione introdotta dai
tedeschi durante la seconda guerra mondiale, non era una novità perché il
prodotto era stato commercializzato già nel 1922. In Italia il suo impiego
tecnico era stato regolamentato col R.D. 9 gennaio 1927, n. 147, alla voce
l/C della tabella delle sostanze tossiche (acido cianidrico "allo stato
liquido, mescolato con sostanze stabilizzanti, con sostanze comunque
irritanti, impastato con sostanze inerti, contenuto in recipienti a piccola
pressione").
Tecnica di gasazione
Come si desume dalle relative caratteristiche, e come il Giua conferma,
l'impiego dell'HCN risultava meno pratico del fosgene. Quando lo Zyklon B
veniva impiegato nella disinfestazione dai parassiti, era sufficiente aprire
i contenitori all'interno dei locali, chiudere le porte o gli spioncini e
attendere che il gas si sviluppasse e facesse effetto, senza limiti di
tempo. Usandolo, invece, nello sterminio di uomini sarebbe stato preferibile
ottenere la rapida evaporazione del gas. Sono stati prodotti dei discutibili
documenti dai quali risulta che, a tal fine, nel 1942-1943 la ditta Topf,
costruttrice dei forni crematori, aveva progettato il riscaldainento e la
ventilazione delle camere a gas per renderle accessibili più rapidamente
(cfr. C. Mattogno, Auschwitz, fine di una leggenda, Padova, 1994, pp.
48-64).
Volendo usare l'HCN si sarebbe potuto ricorrere alla reazione chimica prima
accennata in b), come nelle camere a gas americane. Tuttavia nei campi lo
Zyklon B era d'uso corrente e si poteva mascherarne l'impiego omicida, ma in
questa ipotesi ci si deve chiedere perché sembrasse necessario mascherarlo,
visto che tutti i testimoni dovevano essere sterminati e che non sarebbe
stato possibile nascondere lo sterminio di 6 milioni di ebrei, compresi
quasi tutti gli ebrei polacchi. Se i tedeschi avessero vinto la guerra si
sarebbe saputo quello che essi avessero voluto divulgare, se la avessero
perduta non sarebbe stato possibile occultare lo sterminio.
Il lager di Mauthausen
Lo stesso Simon Wiesenthal ha ammesso che le camere a gas sono esistite solo
in Polonia, ma nel lager di Mauthausen ai turisti, sino agli anni Ottanta,
venivano mostrati locali doccia, che sarebbero stati usati alternativamente
come tali e come camere a gas.
Come riportato in precedenza, l'HCN si mescola con l'acqua in tutte le
percentuali e, quindi, se viene immesso in tubazioni bagnate, in parte si
scioglie nell'acqua. Usando il locale come doccia, la prima acqua satura di
gas avrebbe sviluppato HCN e anche acido cloridrico [L'acqua potabile usata
nelle abitazioni è normalmente trattata con il cloro. Gli atomi di cloro che
vengono a contatto con l'HCN sostituiscono quelli del CN sviluppando acido
cloridrico HCI, in quanto acido forte, mentre l'HCN è un acido debole.
Quindi le acque contenenti HCN e CI tendono a sviluppare acido cloridrico].
Si noti che nel locale non ci sono due reti di tubazioni. In base alle
testimonianze, ora riconosciute false dallo stesso Wiesenthal, sull'uso
omicida del locale doccia, il comandante del lager è stato condannato a
morte, ma, diversamente dalle vittime delle repressioni stalianiane
nell'Unione Sovietica, non è stato neanche riabilitato.
Evaporazione dell'HCN
Per far evaporare rapidamente l'HCN dallo Zyklon B era necessario scaldarlo
ad oltre 26 gradi C, mentre in un primo tempo i locali destinati alla
gasazione erano previsti senza impianti di riscaldamento: quindi il tempo
necessario per la gasazione sarebbe stato lungo. Senonché il ricercatore
francese Jean-Claude Pressac (antirevisionista, ma ora, per la sua
inclinazione a ridurre fortemente il numero dei morti di Auschwitz, non più
in favore presso coloro che anni fa si avvalsero della sua compiacenza per
fare di lui la testa di ariete che avrebbe dovuto sbaragliare le tesi
antiolocaustiche) ha giustamente fatto osservare che il calore sviluppato
dai morituri era sufficiente a far evaporare il gas.
Infatti, le pretese camere a gas (in realtà camere mortuarie) dei crematori
Il e III di Auschwitz-Birkenau, le più grandi, erano ampie 30 x 7 m, alte
2,41 m circa ed avevano un volume di 506 metri cubi. Sottraendo il volume
di aria occupato dalle 2000 vittime, valutando un volume inedio di 50 litri
= 0,05 metri cubi, risultava un volume di aria netta: 506 - 2000 x 0,05 =
406 metri cubi.
Per riscaldare da 0 gradi C a 28 gradi C questo volume d'aria e far
vaporizzare 7-8 kg di HCN erano necessarie 5000 kcal (grandi calorie).
Duemila persone potevano sviluppare circa 2000 kcal /minuto e quindi la
temperatura di ebollizione dell'HCN poteva essere raggiunta in 2,5 minuti,
un po'di più tenendo conto delle dispersioni di calore attraverso le pareti,
anche meno con temperatura ambiente elevata.
Quindi, un tecnico competente avrebbe fatto attendere qualche minuto, e il
conseguente aumento della temperatura, prima di far versare lo Zyklon B nel
locale, e non avrebbe fatto spendere denaro e materiale per costruire
impianti di riscaldamento.
Tenendo presente la necessità di far evaporare e diffondere il gas, i soliti
testimoni oculari hanno affermato che nel Leichenkeller 1 del crematorio Il
di Birkenau delle condotte in lamiera forata salivano verticalmente dal
pavimento e attraversavano il soffitto entro fori circolari del diametro di
50 cm, che venivano chiusi con sportelli a tenuta. Lo Zyklon B sarebbe stato
versato dal tetto all'interno delle condotte in lamiera forata aprendo lo
sportello, e avrebbe potuto diffondersi liberamente nel locale, senza essere
ostacolato dai corpi dei condannati.
Quanto sopra appare tecnicamente corretto e, in effetti, sulla volta
crollata dei ruderi dei locale si notano fori circolari che, visti a
distanza, confermano la descrizione; senonché, con un esame un po'più
attento, si vede chiaramente che i fori sul tetto sono stati praticati dopo
il crollo della volta, tant'è vero che i tondini dell'armatura metallica
sono ancora sul posto, piegati verso l'esterno e l'interno.
Ora, questi tondini sono incompatibili con la presenza dei tubi forati
descritti dai testimoni. Perché, se i fori fossero stati aperti dopo la
costruzione della volta, per evitare che l'interruzione dell'armatura
metallica compromettesse la stabilità di quest'ultima i tondini sarebbero
stati recisi e saldati a un anello metallico intemo al foro di 50 cm
praticato nella volta.
Ciò è stato rilevato dallo scrivente durante un sopralluogo eseguito nel
giugno 1989 con Carlo Mattogno e l'ing. H.N., che aveva fotografato i fori e
i tondini.
Questo non è che un esempio dell'attendibilità delle testimonianze sui
lager.
fine prima parte-continua-