<***@gmail.com> ha scritto nel messaggio news:17c7d0d0-f279-4d86-a95f-***@k13g2000hse.googlegroups.com...
Le attività in cui fu coinvolto Schuster durante tutto il periodo
fascista e soprattutto durante la guerra furono moltissime e
multiformi. Si è già parlato delle diverse cerimonie a cui dovette
partecipare per moltissimi motivi e che finora sono state indicate
come prova indiscutibile del suo filofascismo. Idea tra l'altro
smentita dalle dichiarazioni degli stessi gerarchi (Pavolini Ciano e
Mussolini nello specifico) che più di una volta criticarono
apertamente l'operato del cardinale e lo indicarono come uno dei più
feroci nemici del regime. Negli anni del consenso assoluto qualche
parolina di appoggio non mancò, anche se essenzialmente questo si
spiega molto semplicemente sia con il concetto evangelico di
“obbedienza all'autorità”, sia con l'idea che aveva formato l'intera
sua pastorale, esposta più volte dallo Schuster, che compito del
prelato sia di badare alle anime non alla politica.
A parte queste dichiarazioni, tra l'altro molto discutibili per il
loro valore, molte altre andavano invece in direzione opposta, e
colpivano direttamente l'establishment fascista. Molto più importante
però, secondo me, è giudicare l'opera svolta più che le parole
pronunciate e proprio per questo ho creato un elenco che dimostra
inequivocabilmente come lo Schuster possa essere definito
antifascista. Le posto in maniera un po' casuale, a volte
approfondendo il discorso, a volte lasciandolo in termini generici,
per non annoiare, e per non complicare troppo la lettura.
1) Schuster fu considerato come referente a Milano per
l'organizzazione DELASEM, organizzazione che operò in Italia tra 1939
e 1947 per l'aiuto ai perseguitati ebrei. Egli la finanziò e mise a
disposizione la rete delle parrocchie e dei parroci per la
distribuzione degli aiuti e il coordinamento delle varie iniziative.
2) Il 10 agosto 1944 quando a piazzale Loreto vennero appesi i
cadaveri dei partigiani fucilati, chi non conosce questa storia?, fu
proprio il cardinale a obbligare i tedeschi a tirar giù i poveri resti
e dargli sepoltura. Dopo giorni di esposizione egli scrisse una
lettera al comandante di piazza tedesco minacciando, se ciò non fosse
stato fatto “nel giro di poche ore”, di recarvisi di persona a tirar
giù i cadaveri. Nella stessa lettera invitò il comandante tedesco a
ordinare ai suoi uomini di sparare nel caso volesse mantenere la
situazione, perchè null'altro lo avrebbe potuto fermare dal dare degna
sepoltura ai suoi “figli”. (per la cronaca fece la stessa identica
cosa nell'aprile 1945 per i cadaveri di mussolini e della petacci).
3)Subito dopo il settembre 1943, nel momento della scelta, egli chiarì
da subito la sua posizione circa l'R.S.I. con una dichiarazione
pubblica poi ripresa e pubblicata dai vari giornali cattolici: “Milano
ha perduta , almeno per mezzo secolo, la gloria della sua ricchezza e
splendore; ma gli autori di questa guerra, i fascisti di Mussolini,
verranno bollati in eterno nella storia col marchio dell'infamia e del
tradimento della Patria. E' duro, ma purtroppo è la nemesi della
storia, la quale da a ciascuna secondo le sue opere.”
Molte figure religiose che operarono all'interno della resistenza e
dei circoli antifascisti riconobbero in Schuster un protettore, un
ispiratore, un amico, e una guida sicura. Senza l'appoggio del
cardinale, non taciuto ma molto spesso dichiarato a chiare lettere in
discorsi pubblici e lettere alle autorità fasciste, nessuno di questi
personaggi avrebbe potuto svolgere le attività che invece essi
svolsero con amore e devozione. Vediamone qualcuno.
4) Monsignor Girolomo Bortignon: lui cercava di assistere i suoi
parrocchiani rastrellati nel Bellunese, portava le loro lettere
incollate sulla schiena per farle uscire dal campo di concentramento
di Bolzano: fin quando una guardia gli dette una pacca sulla spalla,
perché era simpatico, scoprì le lettere e lo spedì a Mauthausen. Non
ritornò. Anche lui faceva parte di quella rete cui partecipava anche
il cardinale Ildefonso Schuster . Il cardinale sponsorizzava e
proteggeva preti che facevano arrivare aiuti agli internati.
Bortignon era amministratore apostolico delle diocesi di Belluno e
Feltre pertanto non era sotto la diretta autorità del cardinale di
Milano. Schuster quindi era punto di riferimento anche per persone al
di fuori della propria diocesi, segno evidente di come la sua
disponibilità a questo tipo di iniziative fosse cosa risaputa e non
nascosta.
5)Vi siete mai chiesti chi tenne le omelie domenicali in Duomo durante
tutta la guerra e i primi anni del dopoguerra? E' importante saperlo
perchè certamente la messa nella cattedrale rimase l'appuntamento
religioso più importante per il nord d'Italia e Milano fu un po' il
centro spirituale cattolico della R.S.I. Ebbene il cardinal Schuster
già nel 1940 affidò questo prestigiosissimo incarico a una persona un
po' secondaria, che aveva appena preso i voti e che si era appena
trasferito presso il convento di Santa Maria dei Servi. Sto parlando
di David Maria Turoldo, acceso antifascista, resistente, che proprio
nel convento milanese passava il tempo a pubblicare il giornale
clandestino “L'uomo”. Come mai tra più di 2000 preti, Schuster scelse
proprio questo pretino appena arrivato per un appuntamento così
importante? Si vede che era in consonanza con quest' uomo che il
martirologio romano definisce: “Uomo di grande sensibilità, combatté
con sdegno le ingiustizie, rifiutando ogni compromesso con il potere;
gli aggettivi che meglio lo qualificarono furono, ribelle (nel senso
nobile del termine), impetuoso (nelle sue reazioni ed atteggiamenti),
drammatico (per le sue vicissitudini), fedele (a Dio, alla sua
vocazione, alla sua origine).” Tanto per la cronaca la Chiesa
riconobbe alla sua morte di essersi comportata molto male nei
confronti di Turoldo e il cardinal Carlo Maria Martini ammise che
molti non avevano compreso la profondità di spirito e la capacità del
religioso. Schuster fu uno dei pochi quindi che, a differenza di molti
altri, non solo non perseguitò ma ebbe fiducia in lui e gli diede la
possibilità di avere una tribuna prestigiosa dalla quale esporre il
suo pensiero. (In centinaia di occasioni le autorità fasciste
richiesero l'allontanamento del Turoldo ed il suo arresto in base alle
leggi italiane sul disfattismo e sulla predicazione in tempo di
guerra, leggi non fasciste, ma esistenti già dai tempi della 1ww. Ogni
volta, e parliamo di decine di occasioni, fu l'intervento dello
Schuster stesso, in toni accesi e quasi violenti, a impedire una
qualsiasi di queste soluzioni).
Adoro la definizione che Turoldo diede di Schuster, che mi dà torto a
livello terminologico, anche se la sostanza è poi quello che sto
andando dicendo dall'inizio di questa discussione (e anche da parte di
Marco): «Sbagliano - ha affermato - coloro che lo pensano coinvolto
nel fascismo o altro. Schuster non era né fascista, né antifascista: e
non era neppure neutrale. Schuster era un monaco e basta. Monaco è uno
che ha solo Dio in testa. Un "monaco in battaglia" dopo essere stato
"soldato nel monastero"». So già che qualcuno si appellerà a questo
per criticarmi e sostenere il contrario del significato intrinseco
della frase, d'altronde non posso impedire alla gente stupida di
dimostrare agli occhi del mondo di essere incapace di capire ciò che
si legge, fatto che in termini medici si dice “dislessia”. (prevengo
qua una critica che giungerà sicuramente da una persona che tutti,
purtroppo, conosciamo. In questo modo posso evitare di doverla
leggere).
6)Altro personaggio, il beato don Luigi Monza. Nato in zona Varese nel
1898 fu prete dell'arcidiocesi di Milano fino alla morte nel 1954. La
sua parrocchia a Lecco e l'istituto da lui fondato delle Piccole
Apostole della Carità durante la guerra nascosero e diedero protezione
a partigiani feriti o in fuga, principalmente durante i
rastrellamenti, quindi quando il pericolo era maggiore. Il card.
Schuster ebbe così tanta stima di quest'uomo che giunse a definirlo
come l'esempio del “pastor bonus evangelico”. E' indubbio che la sua
attività a favore dei partigiani fu coperta e protetta
dall'arcivescovo che non poteva di certo essere all'oscuro della
cosa.
Passiamo ora a trattare alcuni esempi tra i molti di persone salvate
dall'arcivescovo dalla condanna a morte con suo intervento diretto
presso tedeschi e fascisti. Mi chiedo se qualcuno ha molti esempi di
prelati o cardinali che si siano messi in gioco personalmente,
rischiando la propria vita e quella dei propri segretari, per la
salvezza di pochi.
7)Chiusi, Erba e Somaschini erano operai dipendenti delle Officine
Egidio Brugola, Carlo Parravicini di professione era sarto. Accusati
dell’azione, in Via Milano ora via Matteotti, davanti allo
stabilimento dell’Incisa, contro una guardia giurata ed un milite
della Guardia Nazionale Repubblicana, in forza al distaccamento
cittadino della Legione Muti, che in quel periodo stava terrorizzando
diverse famiglie di lissonesi, furono arrestati il 15 Giugno 1944.
Chiusi e Somaschini furono portati alla Villa Reale di Monza dove
vennero interrogati e torturati. Erba e Parravicini subirono le stesse
atrocità presso la Casa del Fascio di Lissone (l’attuale Palazzo
Terragni).
Mentre gli sventurati erano sottoposti a torture, il loro “sciur
padron” della fabbrica in cui lavoravano, Egidio Brugola, forse per un
tragico equivoco, venne scambiato per il mandante dell’azione. Subito
dei repubblichini arrivarono nella villa per arrestarlo. Sotto lo
sguardo atterrito della moglie e del figlio Giannantonio, piangente in
braccio alla madre, lo strattonano, lo trascinano fuori e lo portano
in carcere a Monza. Sembra ormai che anche il destino di Egidio sia
segnato. In paese si diffonde rapidamente la voce del suo arresto. Il
parroco, Don Angelo Gaffuri, tenta inutilmente di intervenire per
chiedere la liberazione dell’ imprenditore lissonese, che non è
iscritto al partito nazionale fascista. La notizia del suo arresto
arriva alla curia di Milano dove il cardinale Ildefonso Schuster si
prodiga a perorare la sua liberazione presso il comando tedesco,
presso la Milizia fascista e le Brigate Nere. Insperabilmente
(!!!)Egidio Brugola viene graziato, ma viene costretto ad assistere in
prima fila all’esecuzione dei due partigiani lissonesi, Pierino Erba e
Carlo Parravicini.
8)Esistono centinaia, se non migliaia di lettere indirizzate ai
responsabili del carcere di San Vittore e alle varie autorità fasciste
riguardo determinati prigionieri. In quasi il 90% dei casi
l'intervento dello Schuster era così convincente e la sua autorità
spirituale e carismatica così indiscussa che le suddette autorità
rilasciavano immantinente i prigionieri di cui si chiedeva la grazia,
a volte anche a fronte di accuse pesantissime. Ad esempio il poeta
Plinio Mariani venne all'ultimo momento tirato giù da un treno diretto
ai lager, in una scena simile a quella di Schindler's List. Tra i
moltissimi salvati esistono anche nomi noti della cultura italiana,
come Indro Montanelli, che fuori dal carcere ebbe il piacere di
conoscere una persona appartenente all'O.S.C.A.R. (di cui parleremo
poi), mandata (chissà da chi...) a prenderlo per condurlo alla
salvezza in Svizzera. Tanto per parlare delle qualità dell'uomo, solo
dopo molti anni questi “salvati” seppero di dover ringraziare
l'arcivescovado per la loro improvvisa fortuna. Schuster non solo non
si vantò mai di questi risultati nemmeno in privato, ma non volle mai
pubblicizzarli perchè temeva che qualcuno, nel dopoguerra, avrebbe
potuto sfruttarli per motivi politici.
9)Chi di voi conosce la celeberrima banda Koch? Penso tutti. Ma chi di
voi sa che l'unico a presentare formale protesta a Mussolini stesso
minacciando di presentarsi nella villa degli orrori a meno che non
fosse ordinato lo scioglimento della suddeta banda fu proprio il card.
Schuster? E chi di voi sa che Mussolini rispose con una lettera nella
quale riconosceva la sua totale impotenza a decidere nel merito e
ammetteva il suo disgusto per questi comportamenti, e invitava il
card. a non dare seguito alle minacce, e che avrebbe fatto “quanto mi
è possibile” per convincere i tedeschi a chiudere la villa? E chi di
voi sa che da allora la banda Koch ricevette un ordine di diminuire le
azioni di rappresaglia?
10)Come mai, secondo voi, a Milano non vi furono rappresaglie per gli
attentati sul modello delle fosse ardeatine? Ecco, in ognuno delle
occasioni in cui si minacciarono queste ritorsioni schuster in persona
decise di rischiare la vita per convincere tedeschi e brigate nere a
desistere dal turpe proposito.
Ed ora il punto più succoso:
11)Schuster promosse, fondò, benedisse, finanziò, aiutò anche a
livello personale l'organizzazione delle aquile randagie, gli scout
antifascisti. La loro prima uscita ai corni di Canzo fu proprio quasi
in contemporanea alla nomina di Schuster. In una delle fotografie di
quella giornata troviamo scritto: “"È l'inizio Scout della Resistenza
contro il fascismo". Dopo l'armistizio essi fondarono l'Opera Scout
Cattolica Aiuto ai Rifugiati, abbreviata in O.S.C.A.R. Chi conosce le
attività dell'opera si rende perfettamente conto del fondamentale
contributo svolto da Schuster per i due sodalizi e le attività da loro
promosse.
Veniamo ora alla stampa, visto che le accuse a Schuster finora si sono
basate unicamente su un discorso da lui fatto, vediamo ora come,
durante tutto il suo apostolato, i giornali che rispondevano a lui
quale opera di propaganda e consenso al regime svolgevano, nonostante
le durissime leggi sulla censura e le possibili ripercussioni a
livello personale che tutti noi possiamo immaginare. Ricordiamo che, a
differenza dei giornali clandestini, questi direttori facevano opera
di critica allo scoperto, tutti sapevano riconoscerli e sapevano dove
poterli trovare. Nonostante questo essi non fecero mancare al regime
pesantissime preoccupazioni.
12)il giornale principale, “L'Italia”.
Di Don Busti, direttore del giornale e del Vescovo di Cremona, mons.
Cazzani, Farinacci disse: <<quel manigoldo vestito da prete che è il
direttore del giornale cattolico "L'Italia", il quale, insediatosi qui
nella nostra sede, con la benedizione vescovile che doveva sanare
l'indegno atto di violenza sulla proprietà altrui, ogni giorno
inventava sul mio conto nuove calunnie sapendo di mentire>>.
<< Porco, arciporco poi quel lurido prete che dirigeva il giornale
"L'Italia", benedetto dal nostro vescovo che più di tutti guazzava
nella melma. Naturalmente in nome della buona stampa!>>
Su pressione di Farinacci, don Mario Busti fu deferito al Tribunale
Provinciale di Cremona e condannato, per i suoi articoli nei 45
giorni, a quindici anni di carcere. Per simili motivi fu condannato
anche il direttore del settimanale diocesano cremonese "La Vita
Cattolica", don Genesio Ferrari.
Il giornale "L'Italia" si trasferì nuovamente a Milano, dove fu vicino
al cardinale Schuster e non allineato alla Repubblica Sociale
Italiana. Si trasformò, agli inizi del 1944, da quotidiano a
settimanale, pare per problemi di carta.
Ebbe vita sempre più difficile a causa soprattutto di Farinacci e
Mezzasoma che intentarono un vero processo ai direttori dei giornali
cattolici ("L'Italia", "L'Avvenire d'Italia", "L'Eco di Bergamo") in
occasione della riunione dei direttori di giornali, convocata dal
Ministero della Cultura Popolare il 20 febbraio 1944.
13)Conoscete il “Luce!” di Varese? Ebbene il suo direttore don
Sonzini, dopo vent'anni di editoriali contro il regime, e dopo
vent'anni di elusione delle leggi circa la censura, nello specifico
prima distribuiva i giornali poi richiedeva l'ok della prefettura,
quindi i giornali venivano requisiti, con gravi pesi finanziari, ma
nel frattempo si dava la possibilità di leggerli. Alcuni pezzi:
“Basta, basta per carità con tante aberrazioni!Torniamo uomini,
torniamo cristiani”. “E fino a quando vorrete abusare delle
soverchianti vostre forze per accumulare disastri su d'un popolo che
altra colpa non ha se non quella... della sventura? di che volete
punirci? di una guerra che noi non abbiamo voluto e dovremmo pagare e
subire sol sangue dei nostri figli, coi sudori delle nostre fatiche,
coi risparmi di tanti anni di paziente lavoro?” .Sonzini inoltre nella
casa delle ancelle di San Giuseppe nascondeva ebrei e prigionieri
fuggite dal carcere, in attesa che l'O.S.C.A.R. li prelevasse per
condurli alla vicinissima Svizzera. Tra l'altro pubblicava in molti
casi sul giornale le loro storie, e di come oggi fossero salvi grazie
all'impegno di “tanti buoni cristiani”. Il 12 febbraio 1944 scoppia il
finimondo. Il tribunale provinciale straordinario di Varese ingiunge a
Sonzini e alcuni suoi collaboratori di presentarsi, li interroga, li
spreme fino al midollo, le accuse sono dirette, esatte, provate. A
questo punto interviene Schuster che ottiene il rilascio di tutti gli
accusati in cambio del ritiro del Sonzini dalla direzione del
giornale. Egli inoltre ingiunge a don Carlo di recarsi a Cesano
Boscone e di non badare più alle vicende politiche. Una settimana dopo
il trasferimento incarica della direzione del giornale il più giovane
del gruppo e gli impone di non scrivere. Contemporaneamente ordina
(notare, non “chiedo”, ma “ordino”) a Sonzini di continuare la sua
opera di direttore, salvo di lasciare la sola firma degli editoriali
al nuovo direttore per evitare altre noie che avrebbero solamente
rallentato il compito.
14)Guardiamo ora il lato oscuro. Analizziamo l'opera di un celeberrimo
prete vicino al fascismo, che fin dalla prima ora, parliamo ancora
dell'interventismo anni 15-18, fu vicino ai diversi esponenti del
movimento mussoliniano e collaborò attivamente soprattutto con la
stesura di opuscoli, libri, omelie ecc alla diffusione del consenso
negli anni del regime e della guerra. Pur essendo morto, per evidenti
motivi, soprattutto il fatto che è assai conosciuto per meritorie
opere assistenziali nel dopoguerra, lo chiameremo don B. Naturalmente
egli ebbe fino al 1945 problemi seri con la gerarchia ecclesiastica,
che lo deferì e lo rinviò a giudizio moltissime volte per intemperanza
e intromissione nella politica. Egli richiese a gran voce l'aiuto del
cardinale Schuster per ottenere una definitiva riabilitazione da
accuse che riteneva infondate. Il cardinale non intervenne mai. Nel
1943 una lettera di Emilio O. lo richiama al dovere ricordandogli che
“rappresaglie e uccisioni feroci sono state recentemente deplorate dal
card. Schuster. Oggi l'odio della tirannide ha fatto perdere perfino
la carità di patria, la cui salvezza sta nell'unità e nello spirito
settario”. Alla fine del gennaio 44 il parroco diventa cappellano
militare presso S. Vittore. il 15 aprile si ribella, sotto ordine del
cardinale, contro la deportazione in Germania di 14 operai e 45
operaie di una zona del saronnese. Il provvedimento di deportazione
viene cancellato. Questo e altri gli salveranno la vita nel dopoguerra
quando il CLN ordinò il suo arresto. L'intervento dell'avv. De M.,
membro di spicco del partito d'azione che doveva al B. la vita, ai
tempi della sua prigionia a S. Vittore, permise di risparmiargli la
fucilazione. Nel 1946 il card. si fece carico di indagare se
esistessero veramente dei motivi per cui processare e condannare il
suddetto prete.
Ma come si era comportato il card. nei confronti di questo prete
fascista? Richiami, lettere di ammonimenti, trasferimenti continui, e
perenni inviti a “essere pastore d'anime e non politico”. Come “non
politico”? E allora perchè gli stessi inviti non erano rivolti agli
antifascisti?
15)Milano, Aprile 1945, non dico altro perchè o lo sapete, o dovete
approfondire bene il discorso: l'importanza è fondamentale per chi
vuole conoscere la storia. Schuster salvò Milano, appoggiò i
partigiani e tutto il nord italia è debitore a lui ad aeternum.
Mille e mille altri ancora sono gli episodi che si possono narrare. Ne
ho scelto uno per tipologia e ve l'ho presentato. Molto altro si
potrebbe dire, ma non penso possa aggiungere altro a quanto già
detto.
E' evidente che di fronte a tante e tali opere le accuse in merito al
discorso sull'Etiopia (le uniche serie portate dai sostenitori del
filofascismo di schuster- quelle in merito ai soldi delle SS sono vili
e ignobili, se non altro perchè parlano di documentazione rinvenuta a
Washington, quando tutti sanno bene che la documentazione del card. è
interamente conservata in Italia, e perchè non spiegano da nessuna
parte quale aiuto o impedimento potesse fornire il card. circa
spostamenti di soldi appartenenti alle SS), interpretabili unicamente
come appoggio e desiderio d'evangelizzazione e rispetto evangelico
dell'autorità costituita, non certo come adesione al fascismo, vengono
decisamente a cadere. Anche il fatto che il discorso venne tenuto in
occasione dell'anniversario sulla marcia di Roma è insensato, per
chiunque conosca il periodo e sa che per legge non ci si poteva
esimere dal farlo.
Tra l'altro si tace una cosa: Quando nel primo discorso pubblico dopo
la guerra Pertini da piazza del Duomo inneggiò alla pace e alla
disfatta del nazifascismo, cosa successe? A sorpresa, all'insaputa
perfino di Pertini stesso, le campane del Duomo iniziarono a suonare a
festa (chi di voi è di Milano sa quanto sia raro sentire le campane
del Duomo...) seguite a ruota da tutte le campane dell'arcidiocesi e
dei vescovati suffraganei, proprio su ordine dello Schuster. Non mi
pare che le campane del Duomo abbiano mai suonato per inneggiare
nessuna delle vittorie o degli anniversari o delle cerimonie del
fascismo.
Ora, per concludere, si è anche detto che gli storici, nell'elenco
compariva (e a volte scompariva) anche De Felice. Niente di più falso,
lo storico romano riporta solamente l'episodio già più volte
presentato e smentito del discorso sull'etiopia, precisando però, lo
fa lui stesso, che riguardava solo l'evangelizzazione e non l'adesione
al movimento fascista. Cosa evidentissima dai toni del discorso, che
ritrovate facilmente nella monumentale biografia del mussolini, le
pagine sono citate e ricitate in molti posts. Chiunque l'abbia letto
per intero non può che concordare che non è dimostrativa di alcunchè,
semmai dimostra solo che Schuster, come uomo di chiesa, applaudiva per
la possibilità di evangelizzazione di un popolo che, nonostante la
precoce cristianizzazione, aveva al suo interno solo il 30% di
cattolici. Ora nel resto del libro compaiono altre cinque citazioni
circa l'”antifascismo” (virgolette dovute a turoldo) dello Schuster.
Inutile dire che finora nessuno degli accusatori del card. le ha prese
in considerazione o smentite. Siccome mi pare che siano un po'
sfuggite, forse a causa dei mille threads aperti, le riposto a
dimostrare il fatto che nessuno storico ha finora rivolto accuse di
questo tipo al card., anzi tutti hanno sempre detto il contrario. Per
franzinelli e del boca, gli altri storici citati, non posso dire
niente, siccome ancora non sono apparse citazioni (chissà perchè...)
dei loro libri in cui si sostenga il filofascimo di Schuster.
A proposito della politica razziale prendiamo ad esempio il numero
dell' "Angriff" del 22 novembre del 1938 che parla a proposito di una
celebre omelia del cardinale riportata da "L'Italia" il 15 novembre,
che recitava:
« È nata all'estero e serpeggia un po' dovunque una specie di eresia,
che non solamente attenta alla fondamenta soprannaturali della
cattolica Chiesa, ma materializza nel sangue umano i concetti
spirituali di individuo, di Nazione e di Patria, rinnega all'umanità
ogni altro valore spirituale, e costituisce così un pericolo
internazionale non minore di quello dello stesso bolscevismo. È il
cosiddetto razzismo.»
Nel numero si parla di una cricca clericale nella quale il primate
milanese sarebbe l'esponente di spicco, tesa a spezzare l'asse roma-
berlino, tant'è che il giornalista si chiedeva: "Sino a quando questo
sabotaggio politico, che si svolge tra il gaudio delle democrazie,
avrà ancora mano libera?"
De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, p. 378-382.
Potremmo poi parlare della sfuriata del Duce su Parenti, federale di
Milano, "accusandolo di aver avuto la dabbenaggine di credere che il
cardinale Schuster fosse diventato un fascista".
ACS Segreteria particolare del Duce, Carteggio riservato (1922-1943),
242/R, fasc. "Parenti Rino", 29 novembre 1938.
Parliamo poi della formale protesta avanzata da Schuster (unico
cardinale...)nel gennaio del 1930 contro la prassi di controllo
censorio sui bollettini parrocchiali.
ACS Segreteria particolare del Duce, Carteggio riservato (1922-1943),
fasc. W/R, "Ravasio Carlo".
O vogliamo parlare della lettera inviata a Schuster da Pio XI, che il
cardinale fece pubblicare sull'osservatore romano in risposta alle
accuse del segretario del PNF, G. Giuriati, pronunciate in data 21
aprile 1931, che diceva che il fascismo corrompeva la gioventù
esponendola "ad ispirazioni d'odio e di irriverenza, rendendo
difficile e quasi impossibile la pratica dei doveri religiosi con la
contemporaneità di tutt'altri esercizi, permettendo pubblici concorsi
di atletismo femminile, dei quali anche il paganesimo mostrò di
sentire le sconvenienze ed i pericoli"?
De Felice, Mussolini eccecc, Vol. I gli anni del consenso, p. 256.
Arriviamo al giugno 1943, quando il federale di Parma, Mario Macola
mandò a Scorza, che trasmise poi al Duce, un appunto su un complotto
monarchico- militare per spodestarlo (mancava un mese solo), tra
tutte
le principesse, intellettuali e generali, spuntano due nomi di
spicco:
la principessa di Piemonte, e il card. Ildefonso Schuster.
Archivio Suardo.
Pavolini disse di Schuster: "quello che ha rotto le corna a tutti i
federali e si è messo contro il governo".
Mussolini l'alleato, Vol.II la guerra civile, Torino, Einaudi,1997,
p.
403.
Spero di essere stato esaustivo e se qualcuno, tranne sergio (a meno
che non voglio cominciare a smetterla di insultare e iniziare a
mettere un po' di carne al fuoco), ha qualche dubbio può
tranquillamente postarlo e sarò felice di illustrarlo. Nel narrare ho
evitato di indicare le fonti a proposito, in quanto citarle avrebbe
prodotto troppo scritto, appesantito il discorso e per lo più, data la
maniera con la quale è organizzato l'archivio contenente i documenti
del card. (a mio giudizio uno dei migliori al mondo), sarebbe stato
perfettamente inutile. Per lo più basta andarci chiedere
autorizzazione e procedere alla consultazione, le segnature sono un
po' un optional in quell'archivio. In un caso, quello del prete
fascista, non posso perchè il titolo contiene il nome del suddetto.
Nel caso posso fornirlo via mail. A presto! Grazie dell'attenzione!
In altri come don Sonzini, son biografie facilmente rintracciabili,
anche se hanno avuto una diffusione alquanto limitata. Nel caso i
rimandi ve li do più che volentieri, tempo di riprocedere alla
consultazione, quindi girare la sedia, prendere libro, leggere, 30 sec
max....
intervento di RBG
Sono contento che il tuo ritratto confermi che Schuster era il classico
pastore di anime che opera sempre con la Bibbia in mano, mettendo la
religione al di sopra di tutto. Ma non mi sento di condividere il giudizio
secondo cui era un vero antifascista. Perché? Il fatto é che negli ultimi
anni del regime e quindi durante la RSI l'intento manifesto di molte
autorità, anche fasciste e naziste, era quello di mitigare la disgraziata
condizione del popolo italiano martellato dall'occupante nazista e dal
fronte di guerra. E in molti casi riuscirono realmente a mitigare le
sofferenze della gente perseguitata o più sfortunata e di fatto
contribuirono a preparare la fine del regime e l'avvento della libertà.
Ricordiamo, ad es., che fu il colonnello delle SS Dolmann a stroncare le
attività criminose del magggiore Carità a Firenze, dedito alla repressione
della resistenza con metodi disumani di tortura. Il capo delle SS Wolff,
protagonista delle trattative segrete per la resa dei tedeschi in Italia,
fece liberare il vicecomandante del CVL Parri e il capitano Usmiani dei
servizi segreti del Sud, la cui sorte, secondo le disposizioni di
Kaltenbrunner, sarebbe stata l'eliminazione. Prima ancora aveva ottenuto la
liberazione di due partigiani romani, tra cui il futuro ministro Visentini.
Fu per il boicottaggio dell'ordine di Hitler di effettuare una rappresaglia
di 50 a 1, messo in atto dalle autorità tedesche forse con l'intervento del
duce, che i morti delle Fosse Ardeatine furono non più di 335. Perfino
l'inventore dei furgoni-camera a gas, il responsabile milanese della Gestapo
Walter Rauff, era in contatto con gli Alleati e preparava la fine di tutto.
Gerarchi come Buffarini Guidi in certi momenti rallentarono le procedure
antiebraiche. Mussolini disse che era a Salò come schermo di protezione
interposto tra gli italiani e i tedeschi e che la sua vita era solo un
sacrificio senza ritorno. Tutti costoro erano forse degli antifascisti e
antinazisti? Direi di no. Antifascismo vero avrebbe implicato mettersi da
una sola parte, quella della resistenza (con o senza armi, con il pensiero o
con l'azione) non semplicemente mitigare sofferenze, simpatizzare con chi
lotta, mediare tra le parti e trovare una via d'uscita con gli alleati.
Certo, era un rischio che difficilmente un'autorità poteva correre - vedi la
fine del commissario di polizia fiumano Palatucci spedito a morire in un
lager perché organicamente inserito in un'attività di boicottaggio della
deportazione degli ebrei. Se Schuster apriva la porta agli antiregime,
manteneva però ancora una presa, o diremmo, una sollecitudine
politico-pastorale sul regime stesso, impensabile in un antifascista. In una
lettera scritta al duce il 30-10-1944 Schuster arriva a chiedere per Milano
una polizia finalmente più efficiente mediante procedura di accorpamento dei
vari comandi. Beninteso, più efficienza poliziesca avrebbe significato anche
più capacità di contrasto nei confronti della resistenza armata e non
armata. Nella lettera
"Egli attirava l'attenzione sui dodici comandi di polizia autonomi che
esistevano nella città. Ogni ufficiale aveva la sua banda di circa cinquanta
agenti:
<<Sentiste le popolazioni!!...Il governo abbia la sua unità di comando e di
responsabilità, oggi frazionata in una dozzina di compagnie di squadre
autonome, ciascuna delle quali agisce di propria iniziativa.
...Nella storia dell'Impero Romano c'é un periodo di anarchia che s'intitola
dei Trenta Tiranni. Fate che non ritorni ed aboliteli>>."
(Da "La brutale amicizia" di F.W. Deakin, Einaudi, Torino 1990, pag. 985.)
A parte la confusione dei Trenta Tiranni, che riguardano la storia di Sparta
e non di Roma, e a parte il pericolo costituito da squadracce autonome
prepotenti verso la popolazione, quale vero antifascista avrebbe segnalato
al duce questo elemento di decadenza, anarchia e disorganizzazione del
regime, al fine di far felice la gente per il buon governo della città?
In realtà probabilmente né Schuster né tanti altri come lui ci tenevano ad
essere considerati antifascisti, perché chi cerca di operare per amore di
Dio e del prossimo vuol essere al di sopra di tutti gli "ismi". Un motivo in
più per non sprecare inutilmente delle attribuzioni onorifiche
resistenziali.
Grazie.
Remo Gualerzi Barazzoni